Pomponazzi, Piètro

filosofo italiano (Mantova 1462-Bologna 1525). Uno dei massimi filosofi del Rinascimento italiano, fu professore di filosofia e di medicina nelle università di Padova, Ferrara e Bologna. Morì suicida. Pensatore d'ispirazione aristotelica, Pomponazzi è celebre soprattutto per il suo trattato sull'immortalità dell'anima (De immortalitate animae, 1516). D'accordo con Tommaso d'Aquino nella confutazione della dottrina averroistica dell'unità dell'intelletto, Pomponazzi, contro Tommaso e sulla linea di Alessandro d'Afrodisia, ritiene che nei termini della filosofia aristotelica vada esclusa la separabilità dell'anima dal corpo, in qualunque condizione o momento, poiché l'operazione propria dell'anima, l'intellezione, non può esercitarsi senza il concorso della “fantasia”, e pertanto del senso, del corpo. L'anima dell'uomo è legata indissolubilmente al corpo, è materiale e pertanto mortale. D'altra parte il premio e il castigo dell'operare umano non possono consistere in una retribuzione ultraterrena; premio essenziale della virtù è la virtù medesima che rende l'uomo felice nel conquistato ordine interiore. L'operetta suscitò vasta reazione: a Venezia l'autorità ecclesiastica fece ardere pubblicamente il libro: a Roma Leone X incaricò Agostino Nifo di scriverne una confutazione, ma il Bembo riuscì a indurre il papa a lasciare tranquillo il filosofo. Nel 1520 Pomponazzi aveva terminato le altre due sue opere maggiori: il De incantationibus e il De fato. Nel De incantationibus faceva proprie alcune tesi astrologiche affermando che agli influssi degli astri si deve la capacità dell'uomo di compiere talvolta miracoli e altre opere straordinarie. Assertore della dignità e della grandezza dell'uomo, Pomponazzi fu strenuo difensore della libertà umana contro ogni forma di determinismo e di fatalismo: nel libro De fato espose le proprie tesi a favore del libero arbitrio umano. Alcune tesi del pensiero di Pomponazzi e soprattutto la sua negazione dell'immortalità apparvero in contrasto con la dottrina cattolica; ma Pomponazzi si ritenne figlio fedele della sua Chiesa e, riesumando la dottrina della “doppia verità”, sostenne che è possibile giustificare per fede ciò che non è ammissibile secondo ragione.

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