Prešeren, France

poeta sloveno (Vrba, Bled, 1800-Kranj 1849). Si laureò in giurisprudenza a Vienna, ma solo negli ultimi anni della sua vita riuscì a esercitare la professione d'avvocato, osteggiato dalle autorità austriache per il suo anticonformismo e spirito libertario. Primo, grande poeta sloveno e massimo esponente della scuola romantica, Prešeren ricalca nelle liriche giovanili motivi tradizionali della poesia popolare slovena. Per consiglio di Matija Čop, che lo guidò negli esordi letterari, Prešeren prese successivamente a modello della sua poesia la lirica italiana, soprattutto quella petrarchesca (Sonetti amorosi, 1831-32). L'opera più matura di questo periodo è la raccolta di Sonetti dell'infelicità (1832) nei quali Prešeren traccia, in maniera drammatica e con un linguaggio permeato di reminiscenze rinascimentali e barocche, il proprio profilo interiore, scisso tra un amaro pessimismo e la rassegnata accettazione della vita. L'amore per Julija Primic gli ispirò un ciclo di poesie, Le gazzelle (1833), legate sotto l'aspetto formale alla lirica persiana; in esse l'amore viene visto come forza redentrice che infonde fiducia all'uomo e sviluppa le sue capacità creative. Nel Serto di sonetti (1834) il sentimento erotico viene intrecciato a quello patriottico e alla meditazione sul ruolo della poesia nella vita nazionale. Nei dieci sonetti, scritti tra il 1834 e il 1837 si affievolisce progressivamente il mito romantico dell'amore; essi segnano infatti un inquieto epilogo all'alta confessione erotica, manifestata nel Serto. La tragica morte dell'amico fraterno Matija Čop, col quale Prešeren era unito nella lotta per l'affermazione della letteratura slovena, lo indirizzò verso altri temi: Prešeren cantò l'amico scomparso nell'Elegia in memoria di Matija Čop (scritta in tedesco) e gli dedicò il poema epico Il battesimo sulla Savica (1836), ispirato alla storia in parte leggendaria della cristianizzazione degli Sloveni. Un equilibrio interiore viene raggiunto da Prešeren nella lirica meditativa Al poeta (1838). In essa è affermata la convinzione che l'artista deve accettare tutto il peso della vita, deve saper accogliere in sé “l'inferno e il paradiso” dell'esistenza. Della produzione presereniana dell'ultimo periodo fanno parte opere formalmente e tematicamente assai divergenti con una prevalenza di motivi politico-sociali: nella poesia Brindisi (1844) Prešeren canta l'aspirazione libertaria degli Sloveni, nell'atmosfera oppressiva del regime metternichiano; nel Processo celeste (1845) lancia una severa requisitoria contro le ipocrite convenzioni dei ceti aristocratici e borghesi di Lubiana. Grazie alla ricchezza del suo pensiero, alla sovrana padronanza della forma, all'ampia cultura e conoscenza delle letterature europee, Prešeren fu il primo poeta sloveno a superare i limiti di una versificazione occasionale, di contenuto religioso o didascalico (che salvo poche eccezioni aveva predominato fino ad allora nella letteratura slovena) e a raggiungere nella propria opera alti vertici di poesia. Egli pose con l'autorità del suo esempio, con le sue novità estetico-formali, solide basi alla letteratura slovena che porta indelebile traccia della potenza del suo genio.

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