Sātavahāna

nome della dinastia, i cui primi anni e le origini sono ancora oscure, che regnò sull'India centromeridionale fino al III sec. d. C., con una estensione fino a includere i territori compresi fra i fiumi Narmada e Krishna. La produzione artistica Satavahana, compresa fra la metà del I sec. a. C. e il IV sec. d. C., si estende oltre i limiti cronologici della dinastia e ha il naturale sbocco nella scuola di Nāgārjunakonda, continuazione diretta di quella di Amarāvatī. Nell'arte Satavahana, essenzialmente buddhistica, si distinguono due filoni: uno “occidentale”, caratterizzato da una produzione rupestre fiorita nel Deccan occidentale e nel Maharashtra (grotte di Bedsā, Karli, Junnar, Nasik, Kanheri), e uno “orientale”, diffuso soprattutto nell'Andhra Pradesh, con varie scuole scultoree, delle quali la più famosa, quella di Amarāvatī, deriva il nome dal sito in cui sorgeva il famosissimo stūpa. I sovrani realizzarono nel Deccan le basi di quella cultura artistica che svolse importante ruolo di tramite tra regioni settentrionali e meridionali, tra l'India e i Paesi dell'Asia occidentale e orientale, con influenze dirette sull'arte dell'India esteriore, in particolare sulle prime manifestazioni di quella di Ceylon.

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