Zèri, Federico

storico e critico dell'arte italiano (Roma 1921-1998). Si mette in luce quando è ancora studente per l'ottimo senso critico e le capacità di intuizione, tanto da impressionare l'illustre storico e critico d'arte R. Longhi, che lo chiama a collaborare alla rivista Paragone. Subito dopo aver conseguito la laurea, entra a lavorare nell'amministrazione delle Belle arti (esperienza che si interrompe con le dimissioni, nel 1952, rassegnate in forma di protesta contro le lentezze della macchina burocratica) e per qualche tempo dirige la Galleria Spada di Roma, della quale realizza un Catalogo (1954) che ancora oggi viene ricordato come una delle sue opere migliori e come un esempio magistrale di quel genere di documenti. Nel 1957 pubblica il saggio Pittura e Controriforma. L’arte senza tempo di Scipione di Gaeta, un'opera che risente della frequentazione dello storico dell'arte ungherese F. Antal, che Zeri aveva incontrato a Londra. Il saggio provoca un autentico terremoto nel mondo accademico e R. Longhi è fra i primi a disapprovare l'approccio scelto da Zeri. Zeri si occupa in seguito del riordinamento della Galleria Pallavicini, sempre a Roma, e anche in questo caso traduce il suo impegno nella redazione di un eccellente Catalogo scientifico (1959). L'anno successivo vede la luce un'altra delle sue opere più importanti, Due dipinti, la filologia e un uomo (1960), un saggio dedicato al cosiddetto Maestro delle Tavole Barberini che lo studioso identifica nel pittore Giovanni Angelo da Camerino. Forse meglio accettato all'estero che in Italia (soprattutto per via di una vena polemica che mal si accorda con l'abitudine, assai diffusa fra gli accademici, a non esprimersi mai in termini troppo schietti e critici), Zeri è visiting professor a Harvard e poi alla Columbia University e viene invitato a far parte del Board of Trustees del J. Paul Getty Museum di Malibu. Gli vengono inoltre affidati il catalogo delle opere di pittura italiana che fanno parte della collezione del Metropolitan Museum di New York, quello della Walters Art Gallery di Baltimora e la realizzazione del Census (1972) dei dipinti italiani custoditi negli Stati Uniti. Nel 1984, in occasione del ritrovamento delle presunte teste di A. Modigliani, Zeri è tra i primi a dichiararsi convinto della falsità delle opere e lo svolgersi della vicenda è la conferma della giustezza della sua intuizione. Anche negli anni più recenti la sua produzione letteraria è proseguita con regolarità e hanno visto la luce numerose opere di rilievo, tra cui Dietro l’immagine (1987), i volumi della serie Giorno per giorno nella pittura (1988, 1990, 1992), La Percezione visiva dell’Italia e degli Italiani (1987), Francobolli italiani. Grafica e ideologia dalle origini al 1948 (1993), Pinacoteca di Brera. Scuole lombarda e piemontese 1300-1535 (1995), Pinacoteca di Brera. Scuole lombarda, ligure e piemontese 1535-1796 (1995). A queste Zeri ha affiancato il volume autobiografico Confesso che ho sbagliato (1995) e il recente Mai con i quadri (1997), un giallo scritto a quattro mani con C. Iarrera. Nel 1993 A. Ronchey, all'epoca ministro per i beni culturali, lo aveva nominato vicepresidente del Consiglio nazionale dei beni culturali, massimo organo consultivo del responsabile del dicastero. Nel 1997 Zeri era stato chiamato a far parte della prestigiosa Académie des Beaux-Arts di Parigi, diventando l'unico italiano fra i 15 membri stranieri. Uno dei suoi ultimi exploit risale alla primavera del 1998, quando intervenne nel dibattito sull'interpretazione del grande affresco rinvenuto a Roma sul Colle Oppio: nell'occasione Zeri si disse convinto che la città rappresentata era l'antica Londinium (cioè Londra).

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