Lessico

sf. [sec. XVII; da allucinare]. Fenomeno psicopatologico costituito da una falsa percezione che si manifesta in assenza di stimoli sensoriali, ma che soggettivamente viene vissuta come una vera percezione. Nell'accezione fig., abbaglio, illusione della mente o degli occhi: è impossibile, è una tua allucinazione.

Psicologia

Il termine venne introdotto nel 1556 da Fernel, ma il suo significato si precisò solo nella prima metà dell'Ottocento con Esquirol. L'allucinazione viene distinta dall'illusione, in cui esistono stimoli sensoriali ma non vengono percepiti come tali, bensì deformati per l'intervento di fattori propri del soggetto (per esempio, una macchia sul muro viene percepita come un volto minaccioso, ecc.). Oltre a illusioni e allucinazioni si distinguono in psicopatologia altre manifestazioni patologiche relativamente analoghe, e spesso difficilmente differenziabili; tra queste ricordiamo le allucinosi e le cosiddette allucinazioni psichiche o pseudo-allucinazioni, che si distinguono dalle vere allucinazioni in quanto il soggetto non le riferisce al mondo esterno (esempio tipico, le voci che molti psicotici dicono di udire nella mente). Le allucinazioni possono manifestarsi a carico di tutte le modalità sensoriali e vengono abitualmente distinte in tre gradi secondo la loro complessità e strutturazione. Così, nelle allucinazioni visive, si indicano come di primo grado i semplici fosfeni (o macchie luminose); di secondo, le immagini di oggetti o persone; di terzo, le scene strutturate che hanno un certo svolgimento anche temporale. Sempre per ciò che riguarda le allucinazioni visive, si parla di allucinazioni dismorfiche quando vengono percepiti oggetti di forma diversa da quella naturale; se gli oggetti appaiono ingranditi (macropsia) o rimpiccioliti (micropsia) le allucinazioni vengono dette dismegalopsiche. Ancora si parla di allucinazioni autoscopiche quando l'oggetto percepito è costituito dal corpo stesso del malato. Tra le allucinazioni uditive ricordiamo gli acoasmi, le allucinazioni parafasiche (parole deformate), quelle teleologiche (voci che danno dei consigli), quelle imperative (ordini). Queste ultime due, come del resto la cosiddetta eco del pensiero (il malato ode una voce che ripete ciò che sta pensando), sono a volte difficilmente distinguibili dalle pseudoallucinazioni. Un particolare interesse rivestono poi le allucinazioni cenestesiche e somestesiche, in cui il malato avverte strane sensazioni a carico dei propri visceri o del proprio corpo, che può apparire modificato di forma o dimensioni; nei suoi aspetti più semplici queste allucinazioni si manifestano come formicolii, dolori viscerali, ecc. A volte il paziente sente di subire delle ferite, delle mutilazioni, di essere violentato, ecc. Esistono poi anche le allucinazioni gustative e olfattive, che di frequente si manifestano sotto l'aspetto di odori o sapori sgradevoli. È comunque frequente che uno stesso fenomeno allucinatorio interessi più modalità sensoriali (cosiddette associazioni allucinatorie o allucinazioni combinate). Le allucinazioni sono un sintomo frequente delle psicosi; possono comunque susseguire anche a lesioni cerebrali, particolarmente della regione temporo-parietale.

Medicina: intossicazioni allucinogene

Le allucinazioni sono anche un sintomo di alcune intossicazioni, sia acute sia croniche. Tra le prime ricordiamo l'intossicazione da segale cornuta, tra le seconde soprattutto l'alcolismo cronico e in particolare il delirium tremens, in cui il paziente ha allucinazioni sia visive sia uditive. Di particolare interesse è lo studio delle allucinazioni indotte artificialmente. In particolare, è stata studiata soprattutto la possibilità di provocare allucinazioni con farmaci, detti allucinogeni, e attraverso particolari tecniche sperimentali quali la deprivazione sensoriale. I farmaci provocano allucinazioni soprattutto visive e, in minor misura, uditive (voci, eco del pensiero, ecc.). Si osservi però che, sperimentati su individui psicotici soggetti già ad allucinazioni, costoro riuscivano sempre a riconoscere le allucinazioni indotte dagli allucinogeni da quelle che erano provocate dalla malattia. Gli allucinogeni provocano, oltre alle allucinazioni, una complessa sindrome psichica con caratteristiche estremamente variabili da individuo a individuo, tanto che si parla di vere e proprie psicosi sperimentali. Il meccanismo d'azione di queste sostanze non è ancora noto, pur apparendo probabile che esse interferiscano con il metabolismo della serotonina. Gli studi in proposito appaiono di grande interesse in quanto possono offrire la chiave per comprendere i meccanismi attraverso cui si manifestano le psicosi naturali. Anche in deprivazione sensoriale, come detto, è frequente il manifestarsi di allucinazioni, ancora soprattutto visive, che possono giungere fino al terzo grado, con la percezione di vere e proprie scene strutturate. Pur non essendo un risultato costante della deprivazione, si può dire che esse sono in genere tanto più imponenti quanto più lungo è il tempo di deprivazione stesso. Vengono attribuite a un'integrazione degli stimoli casuali che giungono ai recettori (o dell'attività spontanea dei recettori stessi) con elementi di origine centrale.

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