antifibrinolìtico

agg. e sm. (pl. m. -ci) [anti-2+fibrinolitico]. Farmaco capace di inibire o di influenzare favorevolmente le situazioni, talora gravi, caratterizzate da un aumento dell'attività fibrinolitica nel sangue. Tali situazioni sono tipiche di numerose malattie, quali leucemie, malattie neoplastiche, cirrosi, necrosi pancreatiche, stress, complicazioni ostetriche; possono verificarsi, inoltre, in seguito all'impiego errato di farmaci trombolitici e fibrinolitici (tripsina, chimotripsina, streptochinasi) oppure in casi di ipersensibilità individuale a tali sostanze. I farmaci antifibrinolitici intervengono in senso inibitorio a livelli differenti del processo della fibrinolisi. Alcuni, infatti, inibiscono direttamente la fibrinolisina, fattore responsabile della lisi dei coaguli sanguigni nell'interno dei vasi; altri invece hanno effetti inibenti su vari precursori della fibrinolisina, quali il plasminogeno e il fattore di Hagemann. Tra gli antifibrinolitici di maggiore interesse clinico si ricordano l'acido ε-amminocaproico, l'acido p-amminometilbenzoico (PAMBA), i cortisonici e l'inibitore pancreatico di Kunitz.

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