ciclàdico

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agg. (pl. m. -ci). Proprio delle Cicladi, relativo alle Cicladi.

Arte cicladica

L'arte cicladica raggiunse la sua maggiore espansione e caratterizzazione nel III millennio e sino al 1750 a. C. ca. (Cicladico antico), quando le isole ricche di risorse minerarie (ossidiana a Milo, marmo a Paro, rame a Paro e Sifno) furono sede di intensi commerci con l'Asia Minore e la Grecia. La più antica cittadella di Filacopi (Milo), di questo periodo, non ha fortificazioni, mentre quelle successive hanno massicce mura. Propri dell'arte cicladica sono gli idoli cicladici, statuette o statue marmoree, generalmente femminili, esportate anche a Creta e in Grecia. Dalle forme più semplici a sagoma di violino alle figure stanti, alle teste marcate solo dal rilievo del naso, alle complesse figure di “arpisti” di Thera (Santorino) e Amorgo, già tridimensionali, questi idoli presentano tutti una particolare stilizzazione curvilinea della figura umana. §La ceramica, per certe forme vicina a quella anatolica (pissidi, brocche, askoí), è decorata a motivi rettilinei e spiralici; propria delle Cicladi è la cosiddetta “padella”, disco con manico bipartito, forse piatto per offerta. Nel successivo periodo (medio Cicladico) la civiltà delle Cicladi è legata direttamente a quella cretese. Le Cicladi ebbero fabbriche di ceramiche di stile protogeometrico (sec. X-IX: Cicladi settentrionali) e di stile geometrico e orientalizzante (sec. VIII-VII: Thera, Paro, Nasso, Milo). Frequente l'anfora slanciata con collo cilindrico, corpo ovoide e alto piede, decorata talora sul collo con animali rampanti (anfore araldiche di Nasso) e con scene figurate anche mitologiche (anfore di Milo del sec. VII a. C., Museo di Atene, con Apollo e Artemide ed Ercole e Deianira).

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