fitormóne

sm. [da fito-+ormone]. Composto chimico prodotto dagli organismi vegetali e attivo in quantità minime, che provoca e regola i processi di sviluppo, di fioritura, di fruttificazione, ecc., degli organismi stessi. I fitormoni sono in genere prodotti in organi della pianta diversi da quelli sui quali agiscono e verso cui sono poi trasportati dai liquidi linfatici della pianta stessa. I più importanti fitormoni conosciuti sono le auxine, acidi che stimolano e regolano moltissimi meccanismi biologici (dominanza apicale, attività del cambio, abscissione delle foglie, sviluppo dei frutti, ecc.); le gibberelline, acidi che stimolano la divisione e la distensione cellulare, la germinazione dei semi, la fioritura e altri meccanismi biologici; le citochinine, composti della fenilurea che stimolano la formazione dei germogli, ritardano la senescenza fogliare e favoriscono la divisione cellulare; l'etilene, gas idrocarburico che favorisce la maturazione dei frutti, la senescenza di foglie e fiori e l'abscissione di foglie e frutti; infine, l'acido abscissico, acido che induce la chiusura degli stomi, la sintesi delle proteine di riserva nei semi e il trasporto dei prodotti fotosintetici. Negli ultimi anni del Novecento sono stati scoperti altri regolatori della crescita quali i brassinolidi, steroidi che stimolano la divisione cellulare e l'allungamento dei fusti; l'acido salicilico, composto fenolico che attiva i geni di difesa dai patogeni; il giasmonato, derivato degli acidi grassi volatili che regolano la germinazione dei semi, la crescita radicale, l'accumulo di proteine di riserva e la sintesi di proteine di difesa; la sistemina, peptide che si produce nei tessuti in caso di ferita ed è in grado di attivare geni di difesa anche in tessuti lontani dal punto in cui vi è stata la lesione.

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