neocriticismo

sm. [sec. XIX; neo-+criticismo]. Movimento di pensiero sviluppatosi in Germania a partire dalla seconda metà del sec. XIX che auspicava un ritorno a Kant come a colui che per primo aveva risolto la filosofia in teoria della conoscenza (fu perciò detto anche “neokantismo”). Spesso in polemica con il positivismo, di questo tuttavia accettò, anche se in un contesto assai differente, la tesi principale, che assumeva il metodo delle scienze naturali come l'unico dotato di validità. Nel neocriticismo prevalsero la Scuola di Marburgo (H. Cohen, P. Natorp, ecc.) e la Scuola del Baden, che del kantismo sviluppò soprattutto il concetto del “dover essere”, a cui commisurava quello dell'“essere”, accentuando il suo interesse per la storia e la metodologia. Suoi massimi rappresentanti furono: W. Windelband, H. Rickert e H. Munsterberg. Sviluppatosi anche in Francia e in Inghilterra, il neocriticismo influenzò il pensiero di Ch. Renouvier e di R. Adamson.

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