vetrata

Indice

Definizione

Sf. [sec. XVII; da vetro]. Lastra o insieme di lastre di vetro sorrette da apposita intelaiatura, adibite a chiusura o parete divisoria: la vetrata del giardino, dell'ingresso.

Arte

La tecnica e la storia della vetrata sono strettamente connesse allo sviluppo della lavorazione del vetro e, specificamente, alla produzione di vetro in lastre. Per molti secoli tali lastre furono ottenute col metodo del cilindro, soffiato e tagliato longitudinalmente, oppure col sistema della “corona” che forniva dischi piatti. La realizzazione delle vetrate avveniva attraverso varie fasi. Dall'abbozzo si passava al disegno vero e proprio in grandezza naturale, realizzato su un cartone come nella tecnica dell'affresco; si procedeva quindi al taglio delle lastre in pezzi di non grandi dimensioni, secondo le esigenze compositive e cromatiche determinate dal disegno; il taglio veniva fatto con punte di ferro incandescente e, dal sec. XV, con punte di diamante, con le quali si ottenevano contorni netti. La policromia della vetrata era raggiunta sia utilizzando lastre colorate, sia col placcaggio, ossia con la sovrapposizione di due o più vetri di differente colore per ottenere colorazioni composite o, più frequentemente, per ridurre l'opacità di alcuni colori sovrapponendo un vetro bianco a uno colorato di minor spessore, e infine con la grisaille. Questa operazione, della massima importanza nella tecnica della vetrata, consiste in un intervento di vera e propria pittura sulla superficie del vetro, usando una particolare “tinta” di colore scuro, formata di polvere di vetro, ossidi metallici o altri coloranti diluiti in un liquido; essa veniva applicata sui vetri colorati, i quali erano poi sottoposti a un processo di cottura, ottenendo così una maggiore aderenza fra le componenti vetrose della grisaille e le lastre vitree. La funzione decorativa della grisaille era molteplice e serviva sia a modificare i colori dei vetri, sia a ridurre i passaggi troppo bruschi tra i vari tasselli, sia a diminuire l'intensità di alcune tinte (a vantaggio dell'insieme), sia, infine, a realizzare alcuni particolari, come barba, capelli ecc. Ultima operazione era il montaggio praticato su telaio di metallo o di legno; le parti vitree erano saldate con listelli di piombo a doppia scanalatura; questo metallo, duttile anche a freddo, serviva nel contempo a tracciare i contorni del disegno.

Tecnica

L'uso di schermare finestre con vetri policromi risale a tempi molto antichi (Egitto faraonico, Roma imperiale, alto Medioevo); tuttavia il grande sviluppo della vetrata ebbe luogo nel periodo romanico e soprattutto gotico, allorché la riduzione delle funzioni di sostegno del tessuto murario permise l'apertura di sempre più ampie finestre. Lungo il sec. XII lo sviluppo della vetrata fu soprattutto limitato all'area francese, con modeste diffusioni in quella tedesca. Fra le vetrate del centro-nord della Francia, grande importanza ebbero quelle del coro dell'abbazia di St.-Denis; caratteri più bizantineggianti ebbero quelle del centro e del sud della Francia, per i rapporti con la cultura italiana. La svolta in senso gotico avvenne alla fine del sec. XII, soprattutto con le vetrate di St.-Remi a Reims (1175-ca. 1200). A queste, nel sec. XIII, seguì il grande sviluppo della vetrata, che raggiunse il suo apogeo. Sono di questo secolo i grandi complessi di Chartres (ca. 1200-36), di Bourges, di Lione, di Reims, di Troyes ecc., per la Francia; di Colonia, Friburgo, Erfurt, Strasburgo ecc., per la Germania. Caratteri specifici delle vetrate del sec. XIII sono l'arricchirsi delle strutture narrative, l'unificazione dell'intero vano della finestra in un'unica apertura schermata dalla vetrata, un ampliarsi sempre maggiore delle vetrate stesse, fino a esempi come quello della Sainte-Chapelle di Parigi (1242-48), dove ormai è del tutto assente il tessuto murario, sostituito dallo sviluppo continuo delle vetrate, appena separate da sottili pilastri. Conseguente all'arricchimento delle strutture narrative fu il sempre più largo uso della grisaille, che comportò una svolta verso maggiori effetti di pittoricismo, compensando in tal modo la scarsità o assenza di decorazioni pittoriche. Nel sec. XIII si verificò inoltre la grande diffusione europea della vetrata: dalla Germania, oscillante fra tradizione romanica e cultura gotica, all'Inghilterra, in stretta relazione con la Francia (ne sono esempio le vetrate della cattedrale di Canterbury), fino all'Italia. Qui gli esemplari più antichi sembrano essere le vetrate della Basilica Superiore di S. Francesco ad Assisi (ca. 1240-50), direttamente legate alla tradizione tedesca. Ulteriore sviluppo in direzione del pittoricismo si ebbe nel sec. XIV, soprattutto per un intensificarsi dei particolari e delle volumetrie a grisaille e, sul piano della narrazione, per la sempre più accentuata definizione degli spazi architettonici e ambientali in cui sono inseriti i personaggi. La Francia intanto perse il suo ruolo preminente e si affermarono le scuole inglesi, spagnole e italiane; qui si ricordano ancora Assisi, S. Maria del Fiore e S. Croce a Firenze, l'abside del duomo di Orvieto con vetrata di Giovanni di Bonino su disegni di Lorenzo Maitani (1334). Oltre al Maitani, fornirono disegni per vetrate Niccolò di Pietro, Taddeo e Agnolo Gaddi e altri illustri artisti. Per l'Inghilterra si ricordano le vetrate della cattedrale di York (ca. 1310-40), di Gloucester (ca. 1350) ecc.; in Spagna quelle della cattedrale di León. L'indirizzo in senso pittorico venne accentuato nell'ultimo quarto del secolo dalla cultura del gotico internazionale. Si giunge così al sec. XV per assistere a una svolta ormai irreversibile della vetrata verso i caratteri di una “pittura su vetro” che sostituiscono quelli originari e specifici di “pittura di vetro”. In Italia fornirono disegni artisti come Paolo Uccello, Donatello, Andrea del Castagno per S. Maria del Fiore a Firenze, Filippino Lippi e Domenico Ghirlandaio per S. Maria Novella, Filippo Lippi per il duomo di Prato, il Foppa e Cristoforo de' Mottis per il duomo di Milano, il Bergognone per la Certosa di Pavia, G. Mocetto per S. Zanipolo di Venezia ecc. In Germania si distinse la figura di un grande maestro vetraio, Peter Hemmel, attivo fra l'altro anche a Strasburgo. In Inghilterra la maggiore personalità di cui si hanno esempi fu quella di John Pruddle, autore delle splendide vetrate della collegiata di Warwick. Con il sec. XVI le vicende culturali europee portano pressoché dovunque a una riduzione di interesse per le vetrate (salvo quelle a soggetto araldico, di destinazione profana e comunque di piccole dimensioni). In Italia furono tuttavia ancora presenti figure di rilievo come Guillaume de Marcillat (attivo a Roma, Cortona, Arezzo). In Germania grandi maestri della pittura e dell'incisione, quali Dürer, Baldung, Bruyn, ispirarono le ancora fiorenti botteghe di Colonia, Norimberga, Friburgo; maestri tedeschi e fiamminghi operarono in Inghilterra, a Cambridge e a Westminster; erano però le ultime realizzazioni figurate che la Riforma soppresse poi del tutto. Pur sopravvivendo nei sec. XVII e XVIII in alcune aree nordiche (particolarmente Inghilterra e Germania), la vetrata venne perdendo ormai le sue caratteristiche e le sue funzioni. Una ripresa si ebbe nel corso del sec. XIX con il neogotico e, soprattutto negli ultimi decenni, con l'affermarsi del simbolismo e dell'Art Nouveau, a cui ben si confacevano le campiture definite dei tasselli vitrei, sottolineate dai listelli di piombo che accentuavano le caratterizzazioni grafiche dell'immagine. Notevoli le vetrate eseguite da L. C. Tiffany su disegni di Toulouse-Lautrec, Bonnard, Vuillard, ecc., quelle disegnate da M. Denis, fino ad arrivare a quelle realizzate nel Novecento su disegni di Léger, Braque, Rouault, Matisse e altri.

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