Sindrome da burnout: cause e sintomi dell’esaurimento da lavoro

burnout

Sensazione di stress e affaticamento, disagio psicologico, ansia o irritabilità potrebbero essere alcuni dei sintomi provocati dalla sindrome da burnout che colpisce sempre più lavoratori.

La traduzione italiana del termine burnout è “bruciato”, “esaurito”, “scoppiato”. Si tratta, infatti, di una forma di esaurimento professionale dovuta a stress o eccessiva dipendenza dal lavoro. Tale patologia può svilupparsi soprattutto nei casi in cui la personalità dell’individuo sia oltremodo distante dal tipo di professione svolta.

Anche un sovraccarico di lavoro può essere la causa scatenante della sindrome da burnout. Infatti, recenti studi effettuati dall’Università di Saragozza, hanno messo in luce come il rischio di esaurimento professionale aumenti qualora l’individuo lavori più di 40 ore alla settimana. Si tratta di un disagio psicofisico che può manifestarsi in diversi modi. A parte i sintomi fisici che vanno dal mal di testa al mal di schiena ai problemi intestinali, i disagi psicologici sono sicuramente i più seri e che richiedono, molto spesso, l’intervento di uno specialista.

Questi disagi portano alla comparsa di: esaurimento, depersonalizzazione e insoddisfazione.

Il primo, crea un forte senso di svuotamento che induce a una diminuzione d’interesse nei confronti dell’attività svolta. Con la seconda sintomatologia s’intende la comparsa di atteggiamenti impersonali: l’individuo diventa freddo, cinico e distaccato con i colleghi. Infine, l’insoddisfazione provoca insicurezza, perdita d’interesse e mancanza di stimoli nei confronti del proprio lavoro. Tutto questo è causa di un inevitabile calo della produttività.

La sindrome da burnout può colpire chiunque anche se i soggetti più esposti sono quelli che svolgono una professione nell’ambito del sociale o che li porta a relazionarsi con altri individui. Un esempio è rappresentato dagli infermieri, dai medici, dagli insegnanti o dagli avvocati tutti impegnati in attività che contemplano l’instaurarsi di relazioni interpersonali. Non solo. La patologia, sempre più spesso, colpisce anche chi svolge un lavoro monotono oppure chi ha un contratto a tempo determinato e dunque è soggetto a un perenne stato di ansia che genera il cosiddetto “burnout da frenesia”.

L’importante è, se si pensa di essere affetti da tale disturbo, rivolgersi a uno psicologo che interverrà con una terapia specifica. Mettersi in malattia è indispensabile per prendere le distanze dal lavoro e concedersi un po' di riposo. Anche i datori di lavoro possono fare la loro parte facendo in modo che in azienda non vengano a crearsi situazioni tali da scatenare stress o esaurimento. Il contesto ambientale è, infatti, estremamente importante al fine di svolgere serenamente la propria attività.

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