Cosa sono i fuochi fatui?

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Le leggende sui fuochi fatui sono moltissime: nell’antichità si pensava che fossero manifestazioni delle anime dei defunti o delle “anime perse” vaganti, che avevano bisogno di preghiere per uscire dal purgatorio, o di bimbi morti prematuramente, senza avere potuto ricevere il battesimo, o anche spiriti malvagi che sviassero i malcapitati passanti in luoghi pericolosi come le paludi.

In altri casi le fiammelle ondulanti vennero associate ad anime pure e protettrici delle persone. In realtà i “fuochi fatui “sono pallide luci a forma di fiammella, che in rari ma ripetuti casi si possono osservare sospesi in aria a una altezza ridotta dal suolo o dall’acqua, visibili di notte o al crepuscolo intorno a paludi, acquitrini e soprattutto nei cimiteri.

Queste fiammelle appaiono di un colore pallido, azzurro-blu, a volte giallo o vermiglio, sotto forma di scintillii. La luce, più o meno diffusa, vibra velocemente e in alcune manifestazioni può persistere fino a 30 secondi, ed eccezionalmente diversi minuti. Secondo i testimoni del misterioso fenomeno i fuochi fatui vengono descritti a luce fredda, senza fumo, nè bruciature alle cose che attraversano e sembra che li si possa vedere meglio nelle fredde serate d’autunno.

Il fenomeno è raro e difficile da riprodurre in laboratorio, quindi scientificamente è stato scritto poco; una spiegazione possibile è che siano generati dal metano – uno dei gas prodotti dalla putrefazione di sostanze organiche (corpi umani o di animali sepolti) in presenza di anidride carbonica – mescolato a tracce di fosfina, un composto che prende fuoco spontaneamente appena entra in contatto con l’aria, e incendia il metano.

I chimici italiani Luigi Garlaschelli e Paolo Boschetti dell’Università di Pavia hanno provato a riprodurre il fenomeno, ottenendo delle “chemiluminescenze “ dalla decomposizione di composti organici in ambiente anaerobico e oggi i due studiosi stanno cercando di dimostrare la presenza della fosfina negli ambienti dove si osservano i fuochi fatui. Ma c’è una seconda teoria che sostiene che si tratti di emissioni di fosforescenze naturali dei sali di calcio presenti nelle ossa.