Chi ha inventato il fiammifero?

fiammiferi

Il fiammifero trova un suo antico antesignano in particolari bastoncini cinesi di pino che, inventati nel 557, venivano impregnati di zolfo al fine da produrre una fiamma.

Tuttavia, per come lo conosciamo oggi, il fiammifero trova il suo inventore nel chimico inglese John Walker che, nel 1827, mise a punto una particolare miscela formata da solfato di animonio, clorato di potassio, amido e gomma che, compattate tra loro e sfregate, riuscivano a produrre una fiamma.

Nel corso degli anni al fiammifero furono apportate numerose migliorie: nel 1831 Charles Sauria ebbe l'intuizione di aggiungere il fosforo bianco alla miscela di Walker, in modo da eliminare il cattivo odore sprigionato dalla fiamma; nel 1836, poi, Janos Irinyi sostituì con l'Ossido di piombo il clorato di potassio in modo da rendere l'accensione del fiammifero meno violenta.

Bisogna aspettare il 1906 per vedere proibito l'uso di fosforo bianco per la produzione dei fiammiferi. Tale sostanza, infatti, è tossica e causò non pochi problemi di salute agli operai addetti alla fabbricazione di fiammiferi.

Le tipologie sopra elencate appartengono all'insieme dei fiammiferi a sfregamento, cioè capaci di accendersi se sfregate su qualsiasi superficie.

Il salto di qualità si ebbe con Gustaf Erik Pasch che, nel 1844, mise a punto degli speciali fiammiferi di sicurezza (detti anche svedesi). In tale tipologia di fiammifero, la diverse parti che componevano la miscela combustibile erano state separate: una parte era situata nella 'capocchia del fiammifero' e un'altra parte su una superficie particolare sulla quale il fiammifero doveva, per l'appunto, essere sfegato per procedere alla formazione della fiamma.