La presenza femminile

Simone de Beauvoir

Simone de Beauvoir (1908-1986), parigina, studiò filosofia e quindi si dedicò all'insegnamento. Nel 1929 incontrò Sartre e ne divenne la compagna, condividendone le scelte e le battaglie. Nel 1943 lasciò la scuola per dedicarsi alla letteratura. In uno stile sobrio e preciso, il suo primo romanzo, L'invitée (L'invitata, 1943), affronta un'analisi complessa e articolata della condizione della donna del tempo. Seguirono Le sang des autres (Il sangue degli altri, 1945) e Les mandarins (I mandarini, 1954), forse la sua opera più significativa, in cui riflette sull'esistenza femminile e ricostruisce le esperienze di un gruppo di intellettuali di sinistra nel dopoguerra. Approfondì ancora la ricerca dell'identità femminile nei romanzi Les belles images (Le belle immagini, 1966) e Une femme rompue (Una donna spezzata, 1967); mentre nelle ultime opere è la dolente meditazione sulla vecchiaia e la morte: Une mort très douce (Una morte dolcissima, 1964), La cérémonie des adieux (La cerimonia degli addii, 1981). Simone de Beauvoir ha scritto anche alcuni saggi; si ricorda Le deuxième sexe (Il secondo sesso, 1949), in cui considera la femminilità come condizione non naturale, ma determinata dalla cultura e dalla civiltà. La celebre affermazione "Donne non si nasce: si diventa", poi uno slogan del movimento femminista, sintetizza il rifiuto di accettare il ruolo della donna come inevitabile destino biologico. Di grande interesse anche la lunga autobiografia. Simone de Beauvoir ha rappresentato una lucida figura di donna e intellettuale, attenta al rapporto fra letteratura e impegno politico e sociale.