Gérard de Nerval

La vita e le opere

Considerato "il romantico" per vita e opera vissute così intensamente e unicamente fino agli estremi, spinse l'esplorazione del ricordo a esperienze che conducono a Baudelaire e a Proust e introdusse l'indagine dell'inconscio a risultati che troveranno risonanza nella letteratura successiva, primi fra tutti i surrealisti.

Gérard de Nerval, pseudonimo di Gérard Labrunie (1808-1855), nato a Parigi da un medico militare, perse quasi subito la madre. Il padre tornò quando Gérard aveva sei anni. Iniziò così la tormentata storia di un rapporto fatto d'incomprensioni e celati rancori. Al momento di prendere la maturità (1829) era già noto come poeta e precocissimo pubblicista. Nel 1827 fece del Faust di Goethe una traduzione molto apprezzata dallo stesso autore e proseguì traducendo molto dal tedesco. Visse in seguito insieme a un gruppo di amici che diedero vita a cenacoli improntati alla più sregolata bohème.

Nel 1832 pubblicò sette poesie con il titolo Odelettes (Piccole odi) e visse, al fianco del padre, la terribile esperienza del colera scoppiato a Parigi. In seguito dilapidò il piccolo capitale, ereditato dal nonno, in viaggi e giornali falliti in breve tempo. Durante un viaggio in Belgio (1835) con l'amico Théophile Gautier, si manifestarono i primi disturbi psichici che lo tormentarono per tutta la vita. Gli anni '30 furono segnati da una frenetica attività come critico teatrale e giornalista e da qualche collaborazione di scarso successo con A. Dumas padre. Nel febbraio 1841 i segni del crescente squilibrio mentale si fecero più evidenti. Nel 1842 uscirono alcuni scritti importanti: Les vieilles ballades françaises (Vecchie ballate francesi), Un roman à faire (Un romanzo da fare), Jemmy. In dicembre partì per un lungo viaggio in Oriente.

La stagione dei capolavori

Di ritorno nel 1843, fece uscire i sonetti di Le Christ aux oliviers (Cristo degli ulivi), concepiti alla luce della malattia. Nel 1846 iniziò a pubblicare sulla prestigiosa "Revue des deux mondes" le singole parti di quello che più tardi (1850) intitolò Voyage en Orient (Viaggio in Oriente), summa dell'immaginario nervaliano, a metà fra la cronaca di esperienze personali e lo scavo nelle profondità dei grandi miti biblici e pagani in cui si rispecchia la sua febbrile inquietudine. Nel 1850 iniziò la pubblicazione di Les confidences de Nicolas (Le confidenze di Nicolas), uno studio su Réstif de la Bretonne. Nel 1853, in preda a una nuova crisi, venne ricoverato presso la Maison Dubois e l'internamento durerà, con qualche breve pausa, fino al maggio del 1854. Dopo un viaggio in Belgio e nei Paesi Bassi, in primavera uscirono due tra le sue opere più importanti, Les illuminés (Gli illuminati) e Loreley. Souvenirs d'Allemagne (Loreley. Ricordi tedeschi), e fra l'estate e l'inverno La Bohème galante (La Boemia galante), Les nuits d'octobre (Le notti d'ottobre), Contes et facéties (Racconti e facezie), Petits châteaux de Bohème (Piccoli castelli di Boemia). Nei momenti di lucidità lavorò con accanimento e una bravura mai raggiunta prima. È la stagione dei grandi capolavori: nel 1854, El desdichado (Il diseredato), Artémis, Les filles du feu (Le figlie del fuoco), Pandora e l'inizio di Promenades et souvenirs (Passeggiate e ricordi); nel gennaio 1855 l'inizio della sua opera più sconvolgente, Aurélia, quella che più delle altre si addentrava nel difficile confronto tra follia e letteratura. Alla fine del mese venne trovato impiccato in un vicolo.