Approfondimenti

I limiti della scrittura: Platone

Platone comprese a fondo il conflitto tra oralità e scrittura e capì quanto e come fosse destinato a trasformare completamente il volto della civiltà greca. Probabilmente l'atteggiamento di Platone nei confronti della cultura orale fu influenzato anche dal fatto che Socrate, suo stimatissimo maestro, non lasciò nulla di scritto. Nel Fedro, dialogo platonico della maturità, Platone costruisce con sapiente abilità il personaggio di Socrate: questi, attraverso la narrazione del mito di Theuth, dio egiziano inventore della scrittura, sostiene la superiorità della parola parlata su quella scritta e afferma: “C'è un aspetto strano che in verità accomuna scrittura e pittura. Le immagini dipinte ti stanno davanti come se fossero vive, me se chiedi loro qualcosa, tacciono solennemente. Lo stesso vale anche per i discorsi scritti: potresti avere l'impressione che parlino, quasi abbiano la capacità di pensare, ma se chiedi loro qualcuno dei concetti che hanno espresso, con l'intenzione di comprenderlo, essi danno una sola risposta e sempre la stessa. Una volta che sia stato scritto poi, ogni discorso circola ovunque, allo stesso modo fra gli intenditori, come pure fra coloro con i quali non ha nulla a che fare, e non sa a chi deve parlare e a chi no. E se è maltrattato o offeso a torto, il discorso scritto ha sempre bisogno dell'aiuto del suo autore, perché non è capace di difendersi né di aiutarsi da solo.”