La Rivoluzione americana e la nascita degli Stati Uniti d'America

La prima opposizione organizzata

Con la Legge di dichiarazione (febb. 1766) il Parlamento inglese abrogò la tassazione indiretta, riaffermando tuttavia il proprio pieno diritto a imporre tasse e legiferare su ogni materia inerente le colonie. Subito dopo il cancelliere inglese Townshend, per recuperare le mancate entrate previste, inasprì sensibilmente i dazi sui beni importati dai coloni, che in risposta organizzarono un boicottaggio delle merci inglesi. Nel 1770 di fronte al decreto della Camera dei Rappresentanti del Massachusetts che affermava l'illegittimità delle disposizioni doganali, il governatore sciolse l'assemblea e occupò militarmente Boston. A seguito delle perdite provocate dal boicottaggio il governo inglese decise l'abolizione dei dazi. Nel 1773, nel tentativo di salvare dal fallimento la Compagnia delle Indie Orientali, il Parlamento inglese le garantì il monopolio del commercio in tutte le colonie inglesi in America. Ciò suscitò la protesta dei commercianti americani che sfociò nella distruzione di un grosso carico di tè all'ancora nel porto di Boston (Boston Tea Party, dic. 1773). Il governatore inglese stabilì allora lo stato d'assedio e la sospensione delle funzioni dell'assemblea rappresentativa (Leggi di coercizione, febb. 1774); seguirono violenti tumulti e venne creato un governo cittadino che non riconosceva l'autorità e le disposizioni regie come legittime, altre città americane imitarono Boston. Nel sett. 1774, 52 delegati di 12 colonie (tutte meno la Georgia) riuniti a Filadelfia nel primo Congresso continentale decisero la chiusura di ogni commercio da e per l'Inghilterra fino al riconoscimento dei diritti degli organi rappresentativi americani. La notizia dell'attacco delle truppe inglesi a Boston, epicentro della rivolta, portò al superamento di ogni remora e alla costituzione di un esercito continentale al comando del generale George Washington: si apriva la Guerra d'Indipendenza.