(Republic of Zimbabwe). Stato dell'Africa meridionale (390.757 km²). Capitale: Harare. Divisione amministrativa: province (10). Popolazione: 12.170.000 ab. (stima 2008). Lingua: inglese (ufficiale), ndebele, shona. Religione: animisti/credenze tradizionali 40,5%, protestanti 34,6%, cattolici 7%, altri 17,9%. Unità monetaria: dollaro dello Zimbabwe (100 centesimi). Confini: Zambia (N), Namibia (NW), Mozambico (E), Sudafrica (S), Botswana (W). Membro di: ONU, SADC, UA e WTO, associato UE.

Generalità

Il suo vecchio nome di Rhodesia derivava da Cecil J. Rhodes, uno dei principali artefici dell'espansionismo imperialistico britannico nell'Africa meridionale, mentre quello nuovo, sancito con l'acquisizione dell'indipendenza, ricorda un antico e potente regno africano, di cui rimangono come testimonianza le grandiose costruzioni granitiche note appunto come rovine di Zimbabwe. Grazie all'appoggio della vicina Repubblica Sudafricana, lo stato razzista per eccellenza, la logica della supremazia della razza bianca che guidava alla fine del secolo scorso l'azione di colonialisti come Cecil J. Rhodes, riuscì a perpetuarsi sino al 1980 (anno della proclamazione della repubblica), peraltro con sempre minore credibilità e sostegno internazionali. A partire dal 1965, anno dell'indipendenza, lo Zimbabwe è divenuto un Paese modello di dinamismo economico per l'intera Africa. A partire dagli ultimi anni del sec. XX, però, il Paese attraversa una pesante crisi umanitaria: i più elementari servizi sociali sono in crescente degrado, il tasso di abbandono scolastico si è impennato, il Governo non finanzia più le vaccinazioni, la malnutrizione cronica è ormai diffusissima, la malaria è fuori controllo. Le origini di questa crisi odierna sono da ritrovarsi in un ventaglio di cause concomitanti: l'epidemia di AIDS, il declino economico, una successione di catastrofi naturali (siccità e inondazioni) e non ultimo il regime autocratico che regge il Paese, in cui alcune improvvide riforme sociali hanno acuito le tensioni interne e allontanato gli investitori stranieri.

Lo Stato

Lo Zimbabwe è una Repubblica. La Costituzione del 1979, più volte modificata, conferisce ampi poteri al presidente della Repubblica, che è anche capo del governo, eletto a suffragio diretto con mandato di 6 anni. Il Parlamento è bicamerale: alla Camera dei rappresentanti, i cui membri sono eletti con mandato di 5 anni, si è aggiunto nel 2005 il Senato. L'ordinamento giudiziario si basa sul diritto olandese e sulla Common Law britannica. L'ultimo grado di giudizio è rappresentato dalla Corte suprema, che esamina i casi provenienti dall'Alta corte, che funge da Corte d'appello. Al di sotto di questa si trovano i tribunali regionali e le Corti dei magistrati. Importanti sono i tribunali locali, presieduti dai capi tradizionali, che hanno però giurisdizione limitata. È in vigore la pena di morte. La difesa del Paese è affidata alle forze armate, divise fra esercito e aviazione, e alle forze di polizia. Il sistema scolastico ha a lungo sofferto della separazione in atto nella società fra bianchi e neri. Solo con l'indipendenza la scuola non ha più compiuto discriminazioni razziali. L'istruzione primaria, è gratuita e, dal 1987, obbligatoria, mentre quella secondaria è a pagamento. Vi è inoltre un alto numero di scuole private (primarie e secondarie), tutte riconosciute dal Ministero dell'educazione e della cultura. L'effetto combinato di queste misure ha portato a una notevole diminuzione del tasso di analfabetismo (8,8% nel 2007). L'istruzione superiore è impartita nell'Università di Zimbabwe, fondata ad Harare nel 1970, nell'Università per la scienza e la tecnologia a Bulawayo e nell'Università dell'Africa a Mutare.

Territorio: morfologia

L'unità morfologica dominante del paesaggio dello Zimbabwe è l'altopiano. La regione fa infatti parte di un esteso nucleo cratonico formato prevalentemente da rocce cristalline precambriane, alcune delle quali sono tra le più antiche del globo, che occupa anche gran parte della vicina Zambia, allungandosi tra le depressioni costiere del Mozambico e la subsidenza continentale del Kalahari. Le formazioni precambriane affiorano soprattutto nella sezione centrale del Paese, in una larga fascia orientata da NE a SW lungo cui corre lo spartiacque tra i bacini fluviali tributari dell'Oceano Indiano e quelli del Kalahari (palude Makgadikgadi nel Botswana) o diretti allo Zambesi; numerosi sono i rilievi residuali granitici, indicati localmente come kopje, che sorgono isolati nella savana. Ai lati di questa sezione mediana l'antico basamento cristallino è coperto da estese formazioni sedimentarie depositatesi nell'arco di tempo compreso tra il Precambriano superiore e il Mesozoico inferiore, tra cui caratteristici sono i depositi conglomeratici e arenaceo-argillosi di ambiente continentale facenti parte dell'estesissima formazione del Karroo, di età da cambriana a giurassica; verso la depressione interna predominano invece i terreni cenozoici. Tanto il basamento cristallino quanto i depositi continentali sono riccamente e variamente mineralizzati: soprattutto notevoli concentrazioni di minerali utili, in specie di cromo, si incontrano lungo il Great Dyke, un affioramento di rocce effusive basiche in cui prevalgono le doleriti, che attraversa da N a S, quasi a metà, il Paese per ca. 480 km, con una larghezza variabile tra i 5 e i 10 km. In rapporto all'altitudine il territorio viene solitamente diviso in tre zone (o veld, termine di origine olandese che significa campo, pianura): l'alto Veld, oltre i 1400 m, che occupa gran parte dell'area centrale, sull'asse Harare-Bulawayo; il medio Veld, incluso tra i 700 e i 1400 m, esteso soprattutto a NW e a SE; e il basso Veld, che comprende le regioni vallive dello Zambesi a N e del Limpopo a S. Verso E, lungo l'orlo marginale dei tavolati continentali, si eleva la catena dei monti Inyanga, che culmina oltre i 2500 m (2592 m) e precipita con scoscese scarpate verso la regione collinare mozambicana, che digrada verso la baia di Sofala; l'origine di questa catena, che rappresenta il tratto più elevato del territorio, così come più a N quella dei monti Mavuradonha (1733 m) dominanti lo Zambesi, è legata tanto ai contraccolpi dell'intensa attività tettonica che interessò tra il Giurassico e il Cretaceo l'Africa australe, quanto all'influenza delle imponenti dislocazioni che successivamente colpirono l'Africa orientale. Varie cime superano i 1500 m nella fascia montuosa dell'alto Veld, come il Mtoro (1583 m), a SE di Harare, e il Mquilembegwe (1545 m), a SE di Bulawayo.

Territorio: idrografia

Quasi due terzi della superficie del Paese rientrano nel bacino idrografico dello Zambesi, il grande fiume che ne delimita il confine settentrionale; esso riceve numerosi affluenti dalla sezione centrale, orientati prevalentemente da SE a NW: i due più importanti sono il Gwayi e il Sanyati (già Umniati), che contribuiscono all'alimentazione idrica del grande lago artificiale di Kariba (ca. 5300 km²), sullo Zambesi, al confine tra Zimbabwe e Zambia. Sempre sulla linea confinaria al margine occidentale del Paese, lo Zambesi forma le celebri cascate Vittoria (Victoria Falls), con un salto di 122 m e uno spettacolare fronte di ca. 1600 metri. A W una limitata porzione del territorio è drenata dal fiume Nata/Manzamvyama, che si dirige verso la depressione interna del Kalahari, dove disperde le sue acque nella citata palude di Makgadikgadi. Come si vede, i grandi fiumi dell'Africa australe interessano pressoché marginalmente il Paese; essi inoltre non esplicano in genere una significativa funzione geografica, in quanto scorrono prevalentemente incassati nei tavolati e sono solo parzialmente navigabili durante la stagione piovosa.

Territorio: clima

Il clima dello Zimbabwe è tropicale, con due stagioni ben differenziate, quella piovosa (estate australe), da novembre a marzo, e quella secca (inverno australe). La stagione secca è nettamente influenzata dal predominio di masse d'aria anticicloniche che si instaurano sulla depressione del Kalahari, mentre quella piovosa è condizionata dall'ingresso di masse d'aria umida provenienti dall'Oceano Indiano. Ben irrorate risultano la sezione orientale dell'alto Veld, con precipitazioni annue superiori agli 800 mm, e soprattutto la stretta fascia di rilievi lungo il confine col Mozambico direttamente esposta all'Oceano Indiano, in cui si superano anche i 1600 mm annui. Gli altopiani occidentali, riparati appunto dai rilievi, ricevono scarse precipitazioni, inferiori ai 600 mm, che scendono a 500 o anche meno nella valle del Nata/Manzamvyama; in media non cadono mai sul Paese più di 1000 mm annui. Le temperature sono generalmente mitigate dall'altitudine: nell'alto Veld oscillano infatti tra i 22 ºC del mese più caldo (gennaio) e i 15 ºC di quello più freddo (luglio); fanno eccezione le valli dello Zambesi e del Limpopo, notevolmente calde e umide, e le zone aperte verso la depressione del Kalahari, dove la continentalità si accentua. Più sensibili sono invece le escursioni termiche giornaliere.

Territorio: geografia umana

Quest'area dell'Africa australe è stata tra le prime che hanno visto la comparsa e lo stanziamento dell'uomo, come testimoniano anche i numerosi centri di arte rupestre paleolitica e mesolitica. Alcuni di questi si devono certamente ai boscimani, che costituiscono le più antiche genti aborigene conosciute, ma che sono stati ormai relegati nelle aree semidesertiche del Kalahari dai più evoluti bantu, discesi da N in successive ondate probabilmente a partire dal sec. V. Verso il sec. XI sarebbero giunti i mashona, o shona, i progenitori della maggior parte degli attuali abitanti, divisi in numerose tribù tra cui quella dei karanga, celebri metallurgisti; essi sarebbero gli artefici di grandiose costruzioni realizzate con blocchi di granito, note come zimbabwe, l'unico esempio di edifici a carattere duraturo scoperti nell'Africa nera all'arrivo degli europei; il complesso maggiore è quello noto come Grande Zimbabwe, a S di Masvingo (già Fort Victoria). Gli shona attraversarono un periodo di grande splendore e potenza durante il leggendario regno di Monomotapa, che controllava le miniere d'oro della regione e i traffici commerciali, come attestano documenti portoghesi del sec. XVI. Altre tribù bantu sopraggiunsero nella regione, come i venda o bevenda, che tra il sec. XV e il XVI introdussero l'allevamento bovino. Gli shona furono però sottomessi da genti di origine zulu, guerrieri e pastori (un loro fondamentale apporto è il kraal), che alla metà del secolo scorso invasero il Paese provenendo da S e si installarono prevalentemente nella parte occidentale (quella che successivamente sarebbe diventata Matabeleland): in particolare si distinsero gli ndebele o matabele, che successivamente hanno costituito il gruppo etnico più importante nell'area dell'alto Veld. Gli shona sono il gruppo più numeroso (71%) e occupano invece le zone orientali del Paese (Mashonaland). La popolazione inoltre è così composta: gli ndebele sono il 16%; i chewa il 4,9%. Le altre etnie sono il 7,1%. I bianchi si stanziarono nello Zimbabwe solo verso la fine del sec. XIX, all'origine attratti dall'oro, ma in breve, realizzate le possibilità agricole offerte dal Paese, ne presero il controllo impossessandosi delle terre più produttive e relegando la popolazione africana nelle zone peggiori. I bianchi, per lo più di origine britannica, all'inizio del Novecento erano già oltre 10.000 e 50.000 trent'anni dopo, per passare a 150.000 a metà del secolo; la popolazione africana, invece, stimata nel 1910 a oltre 700.000 unità, era salita a un milione verso il 1930 e a due milioni nel 1950. Dopo la seconda guerra mondiale massicce immigrazioni di europei incrementarono sensibilmente il numero dei bianchi: in soli sette anni, tra il 1946 e il 1953, entrarono nello Zimbabwe centomila bianchi. In seguito il numero ha cominciato a scendere, soprattutto dopo l'acquisizione dell'indipendenza. All'inizio del sec. XXI i bianchi sono l'1%, ma la cifra è sicuramente destinata a scendere, viste le recenti e violente vicende politiche che hanno segnato il Paese, proprio nel 2000, quasi come contrappasso della politica di segregazione razziale adottata fino a 20 anni prima, nel periodo coloniale e durante il regime segregazionista. La densità della popolazione (31 ab./km²) è piuttosto scarsa, se rapportata alle possibilità offerte dal territorio; i valori più bassi si registrano nello Zimbabwe occidentale: sia per l'accentuarsi nella fascia meridionale degli influssi semidesertici del Kalahari, sia per la presenza, nel settore settentrionale, di fitte foreste spesso infestate dalla mosca tsè-tsè. Solo il 35,9% della popolazione era urbanizzata nel 2005. La città più importante è la capitale, Harare, nello Zimbabwe nordorientale, in ottima posizione a ca. 1470 m nell'alto Veld; città moderna, di impronta tipicamente inglese (fu fondata nel 1890 per conto di Cecil J. Rhodes), servita da una fitta rete di comunicazioni ferroviarie e stradali, è il polo accentratore delle attività principali: oltre che primario centro commerciale, dispone di numerosissime industrie ed è anche il maggior centro culturale dello Zimbabwe. Segue Bulawayo, nel SW del Paese, a oltre 1450 m d'altezza presso i Matopo Hills; è un attivo nodo ferroviario e sede anch'essa di numerose industrie. Tutti gli altri centri hanno rilievo assai inferiore. Sempre nell'alto Veld, è Gweru (già Gwelo), vivace mercato di una regione ricca per attività sia agricole e di allevamento, sia minerarie; a N di Gweru, sulla ferrovia per Harare, si trova un altro notevole centro industriale, Kwekwe (già Que Que). Quasi al confine col Mozambico, sulla ferrovia che collega Harare con Beira (Mozambico), è situata infine Mutare (già Umtali), mercato agricolo con numerose industrie. Sull'altopiano centromeridionale Masvingo è soprattutto nota per la vicinanza con le grandiose rovine di Zimbabwe.

Territorio: ambiente

La maggior parte del territorio è coperta da una foresta rada, il cosiddetto tree-veld, o da una savana arborata, con predominio di acacie e di baobab nelle aree meno piovose e di specie arboree a foglie caduche; le specie xerofile sono in particolare diffuse nella sezione occidentale, mentre ai lati dei principali corsi d'acqua si sviluppa la foresta a galleria. Le praterie compaiono nelle zone più umide. Il paesaggio naturale è stato profondamente modificato sul versante sudorientale dall'intervento dei bianchi con la creazione di piantagioni; l'arrivo degli europei ha avuto gravi ripercussioni anche per la fauna, che ha subito una sensibile riduzione per opera della caccia indiscriminata. Solo in tempi abbastanza recenti è stata introdotta una legislazione adeguata per proteggere la fauna (pressoché scomparso è per esempio il leone) e si sono destinate vaste zone a parchi nazionali, riserve botaniche e naturali ( il 15,8% del territorio è protetto); il più grande è il Parco Nazionale di Hwange (già Wankie; 13.595 km²), al confine con il Botswana. Tra gli animali che vivono nel Paese vi sono elefanti, bufali, leoni, ghepardi, iene, sciacalli, scimmie e antilopi. Nello Zimbabwe vivono ancora piccole mandrie di rinoceronti bianchi e neri, ormai rari in tutto il continente africano. L'incremento demografico e l'eccessivo sfruttamento delle terre sono la causa della deforestazione e dell'impoverimento del suolo. Inoltre il bracconaggio sta mettendo in serio pericolo alcune specie di animali selvatici. L'UNESCO ha dichiarato patrimonio mondiale dell'umanità due zone: il Parco nazionale di Mana Pools, Sapi e aree Safari di Chewore (1984) e il Mosi-oa-Tunya/Cascate Vittoria (1989).

Economia: generalità

È fuori di dubbio che la proclamazione della Repubblica nello Zimbabwe (1980) e di conseguenza l'accesso al governo e al Parlamento dei rappresentanti della popolazione africana segnarono una svolta decisiva nell'assetto dell'Africa australe; tuttavia, per l'ex Rhodesia, la cessazione delle discriminazioni e della segregazione razziale non significò certo la fine delle enormi disuguaglianze tra bianchi e neri, derivate da una struttura economica e sociale marcata dal colonialismo in modo così netto e globale da trovare ben pochi confronti in tutto il mondo. Qui, infatti, la comunità bianca era riuscita a inserirsi in ogni moderno assetto produttivo e ad assicurarsi le totali leve del comando, mentre la popolazione africana era stata segregata in aree appositamente assegnate. Il Paese, che dispone potenzialmente di grandi ricchezze (risorse minerarie, piantagioni, industrie diversificate e patrimonio ambientale), attraversò negli anni Ottanta del Novecento un breve periodo di sviluppo, grazie a una certa liberalizzazione economica e sociale e all'afflusso dei capitali esteri, fondamentali per un Paese uscito da una logorante guerra civile. Il governo di Mugabe si fece garante della continuità degli indirizzi economici: quindi, evitando un cambiamento repentino dei quadri di origine europea nell'amministrazione, intraprese una ristrutturazione del settore agrario e una ridistribuzione delle terre coloniali. Tuttavia gli esiti della riforma disattesero le aspettative della popolazione, soprattutto di quella più povera. In tutti gli anni Novanta del Novecento sono state varate riforme nell'ottica di creare le condizioni per lo sviluppo economico. Tuttavia nel 2002 a una disastrosa stagione agricola, si sono aggiunte le sanzioni dell'Unione Europea, seguite al mancato rispetto dell'accordo di Abuja (prevedeva la cessazione dell'occupazione illegale delle terre), il blocco degli aiuti da parte della Banca Mondiale e l'uscita dal Commonwealth. Il Paese è precipitato così in una crisi profonda: il PIL ha cominciato a diminuire di anno in anno (è sceso del 35% tra il 2003 e il 2007) e nel 2007 registrava un calo del 6% attestandosi a 11.977 ml $ USA; quello pro capite era di 54,6 $ USA. Nel 2006 il governo introduceva il settimo ambizioso programma di risanamento economico in dieci anni, ma l'anno successivo la disoccupazione rimaneva su valori altissimi (80%) e l'inflazione, era pari al 10.452,6%. Queste condizioni, unite alle ricorrenti siccità e alla diffusione epidemica dell'AIDS, non hanno fatto altro che aggravare la cronica carenza di prodotti alimentari ed energetici, portando alla rovina un Paese che era considerato la seconda potenza economica dell'Africa australe dopo il Sudafrica.

Economia: agricoltura, foreste, allevamento e pesca

Il 15,4% della popolazione attiva è occupato nell'agricoltura. Il settore continua ad avere un peso rilevante, partecipava per il 19% alla formazione del reddito nazionale nel 2006, ma è in fase decrescente; la sua importanza poggia soprattutto su mais (le sue colture occupano quasi i due quinti delle terre), frumento, manioca, miglio e sorgo; svariati prodotti offre la frutticoltura, rappresentata soprattutto dagli agrumi e dalle banane, quindi da mele, pere e pesche. I principali prodotti da esportazione sono le colture di piantagione, principalmente il tabacco, il cotone, la canna da zucchero, la soia, il tè, il caffè e le arachidi. Il tabacco, di qualità molto pregiata, aveva trovato un'ampia collocazione sui mercati internazionali; il Paese si trovava al quinto posto nella produzione mondiale con ca. 200.000 t nel 2004, ma già nel 2005 la produzione era scesa a 65.000 t. § Per quanto concerne le attività forestali, tra i legni duri da ebanisteria hanno importanza il teak e il mogano rhodesiano; come legni da cellulosa sono utilizzati conifere ed eucalipti. Le zone più produttive si trovano verso il confine orientale. A Mutare sono ubicati i principali impianti per la lavorazione della cellulosa. § Per l'abbondanza dei pascoli e la temperatura mite l'ambiente dell'alto Veld è molto adatto all'allevamento, che risulta un'attività fiorente soprattutto per quanto riguarda la selezione delle razze grazie anche all'apporto di tecnologie moderne; il patrimonio zootecnico è stato però decimato, in più o meno grave misura, nel corso della guerra civile e da ripetute siccità ed epidemie. Prevalgono i bovini, i caprini e gli ovini. § La creazione del lago di Kariba ha consentito di dare l'avvio all'attività peschereccia, per il vero ancora poco sviluppata e scarsamente remunerativa.

Economia: industria e risorse minerarie

Varie sono le industrie di base ormai affermate; alla siderurgia, che produce acciaio, ghisa e ferroleghe, si affiancano la metallurgia del rame e dello stagno, la lavorazione dell'amianto, i processi per l'ottenimento del coke metallurgico, nonché la lavorazione dell'oro. Localizzata nei poli produttivi di Harare, Bulawayo e Mutare, l'industria meccanica conta fabbriche di montaggio di autoveicoli, stabilimenti per la produzione di elettrodomestici e altri macchinari ecc; non mancano, sempre tra le industrie di base, vari cementifici, raffinerie di petrolio (Mutare), che lavorano il greggio proveniente da Beira, nel Mozambico, complessi chimici (fertilizzanti, materie plastiche, farmaceutici), cartiere ecc. Abbastanza vario è altresì il panorama delle attività manifatturiere, legate essenzialmente alla trasformazione dei prodotti locali e che comprendono perciò complessi alimentari (zuccherifici, conservifici di carne, stabilimenti lattiero-caseari, oleifici, birrifici, complessi molitori), manifatture di tabacchi, cotonifici, calzaturifici, mobilifici ecc. Bulawayo e Harare concentrano la maggior parte delle attività industriali. § Varie e talune rilevanti sono le risorse del sottosuolo; lo sfruttamento minerario, in particolare la ricerca dell'oro, fu la prima attività che spinse i bianchi nel Paese e molti sono i prodotti minerari largamente esportati. È ancora importante l'oro, anche se il Paese non è più fra i primi produttori mondiali, affiancato da altri minerali rari e preziosi come diamanti, smeraldi, platino e argento e da amianto, cromite, nichel, rame; si estraggono inoltre carbone, minerali di ferro, argento, stagno, antimonio, magnesite, bauxite, tungsteno, fosfati ecc. La disponibilità energetica è cospicua e si basa tanto su centrali termiche quanto su impianti idroelettrici; tra questi ultimi emerge nettamente la centrale alimentata dalla colossale diga di Kariba, sullo Zambesi che, pur contribuendo ad alimentare diversi impianti, non basta a soddisfare i bisogni nazionali.

Economia: commercio, comunicazioni e turismo

Il principale e storico partner commerciale dello Zimbabwe è il Sudafrica seguito dalla Cina, dall'Unione Europea, dal Giappone e dagli Stati Uniti. Grazie alle riforme economiche seguite alla proclamazione della Repubblica, il Paese ha vissuto un periodo di ripresa degli scambi fino agli inizi del Duemila quando la bilancia commerciale ha cominciato progressivamente a deteriorarsi. La crisi economica e in particolare del settore agricolo ha portato alla contrazione delle esportazioni, all'aumento delle importazioni dei prodotti energetici e alimentari e di generi di prima necessità. Il Paese esporta principalmente prodotti dell'agricoltura, dell'allevamento e del comparto estrattivo; importa macchinari, petrolio e beni di consumo. Dopo il lungo embargo è ripresa l'esportazione controllata dell'avorio. § Privo di sbocchi al mare, lo Zimbabwe ha dovuto crearsi un sistema di comunicazioni, soprattutto ferroviarie, che lo collegasse rapidamente con i centri portuali esteri. I porti mozambicani di Beira e di Maputo (raccordati rispettivamente il primo con la linea che si diparte da Harare, il secondo con l'asse ferroviario che, in prossimità di Gweru, si distacca dalla Harare-Bulawayo) hanno tradizionalmente rappresentato i più rapidi accessi al mare; quando nel 1975 con l'indipendenza del Mozambico e lo stato di guerriglia con l'allora Rhodesia entrambe le linee furono interrotte (poi riattivate nel 1980), così come per analoghe ragioni era stata interrotta sin dal 1973 quella con la Zambia, che supera lo Zambesi presso le cascate Vittoria, assursero a particolare importanza le linee di raccordo con la rete del Sudafrica: quella che si diparte da Bulawayo, attraversando però il Botswana orientale, e l'altra, più diretta e aperta appositamente nel 1974, la Rutenga-Beitbridge che, superato il fiume Limpopo, entra subito nel Transvaal. La rete stradale si sviluppava (nel 2002) per ca. 97.000 km, di cui 18.000 asfaltati. Servizi aerei interni e internazionali collegano le maggiori città; lo Zimbabwe possiede tre aeroporti internazionali di Harare, di Bulawayo e quello delle Cascate Vittoria. § Il turismo, che risente della crisi politica, ha come mete principali le cascate Vittoria, i monti Inyangani, i grandi parchi nazionali, importante ricchezza del Paese, e i siti archeologici dell'antico regno dello Zimbabwe. Nel 2005 il Paese ha registrato 1.559.000 visitatori.

Storia

Primi abitatori dell'alto Zambesi pare siano stati i boscimani, respinti poi verso SW dalle invasioni dei bantu. All'inizio dell'era cristiana le popolazioni appresero l'industria del ferro e crearono centri importanti nei sec. III e IV, specie nel Barotse e Mashona (o Shona), e intorno alla celebre Zimbabwe, capitale di un vasto regno, che attraverso varie vicende durò fino all'inizio del sec. XVIII e scomparve del tutto nel secolo successivo. Le popolazioni già costrette a subire le incursioni dei bantu da N e da S furono vittime, nel sec. XIX, delle sanguinose invasioni degli zulu, spinti, a loro volta, dall'estendersi dell'occupazione boera. I ndebele, loro affini, travolsero gli epigoni di Zimbabwe (1840), imponendo il proprio nome al territorio (Matabele) e soggiogando anche le popolazioni più a oriente, gli shona. Missionari e pionieri inglesi provenienti dalla Colonia del Capo cominciarono in quel tempo ad avventurarsi lungo lo Zambesi, il cui alto corso venne esplorato da Livingstone nel 1851. Pochi anni dopo fu scoperto l'oro del Matabele e, per iniziativa di sir Cecil J. Rhodes (dal quale lo Zimbabwe prese il nome di Rhodesia), gli inglesi ottennero in seguito dal re della regione trattati che assicurarono loro posizioni esclusive, politiche ed economiche: le parti mal definite in tali trattati provocarono una guerra durata 13 anni. L'avanzata dei bianchi verso le miniere d'oro era comunque inarrestabile. Nel 1890 venne occupato il Mashona e tre anni dopo il Matabele, che costituirono insieme, nel 1898, la Rhodesia Meridionale con capitale Salisbury, centro principale dei primi pionieri. Nel 1923, in seguito a un referendum, l'amministrazione della regione passò al governo britannico, che concesse ai coloni bianchi l'autonomia interna, facendone un semi-Dominion. Dopo l'istituzione del protettorato britannico sul Nyasaland, si pensò anche a una federazione di quel territorio con le due Rhodesie; tuttavia la Federazione dell'Africa Centrale poté attuarsi soltanto nel 1953 e durò solo 10 anni: nel 1964, il Nyasaland e la Rhodesia Settentrionale divennero due stati indipendenti, rispettivamente col nome di Malawi e di Zambia. La minoranza bianca della Rhodesia Meridionale andava intanto perseguendo una politica sempre più spiccatamente razzista che relegava ai margini della vita e delle responsabilità di governo la stragrande maggioranza africana. Dal 1960 Londra cominciò a fare pressioni per una riforma costituzionale favorevole agli africani, che si stavano organizzando in movimenti nazionalisti e chiedevano una partecipazione immediata alla gestione del Paese. Le loro istanze non trovarono però alcun ragionevole accoglimento da parte del governo di Salisbury. Una nuova Costituzione, adottata nel 1961, sancì la discriminazione razziale e le elezioni generali segnarono di lì a poco la vittoria del Rhodesian Front (RF), partito nazionalista e razzista guidato da I. Smith, eletto primo ministro nel 1964. A seguito della grave controversia insorta col governo di Londra, il governo rhodesiano presentò nel 1964 una richiesta ufficiale per l'indipendenza politica, che fu poi proclamata unilateralmente l'11 novembre 1965. Su pressanti sollecitazioni del governo inglese l'ONU adottò un insieme di sanzioni economiche contro la ex colonia, mentre in tutte le sedi internazionali si rinnovavano le condanne morali contro il governo rhodesiano. Tuttavia, neppure una nuova Costituzione (1969) valse a segnare un progresso per la soluzione del grave problema. Insieme all'African National Council (ANC), unico partito nazionalista africano autorizzato, si formarono nel frattempo altri movimenti di liberazione, la Zimbabwe African People's Union (ZAPU), costituita da J. Nkomo nel 1961, e la Zimbabwe African National Union (ZANU), nata nel 1963 dalla spaccatura del gruppo precedente, guidato da N. Sithole, con R. Mugabe come segretario generale (quest'ultimo ne avrebbe assunto la leadership nel 1975). Agli inizi degli anni Settanta si intensificò la lotta armata (e il Paese fu teatro di una guerra civile) da parte di questi gruppi, sostenuti dalla Tanzania e dalla Zambia e, dal 1975, dal Mozambico indipendente. Smith fu indotto al negoziato: nel settembre 1976 dichiarò di accettare un governo di maggioranza africana e nel marzo 1978 siglò un accordo coi leader moderati N. Sithole e A. Muzorewa per il trasferimento dei poteri alla maggioranza nera. L'accordo era però respinto dall'ala più intransigente del movimento di liberazione, quella di J. Nkomo e di R. Mugabe. Una conferenza convocata a Londra nel settembre 1979 portò alla firma di un accordo (17 dicembre 1979), in base al quale il Paese ritornava colonia britannica fino alle elezioni generali. Queste, svoltesi nel febbraio 1980, registrarono la schiacciante vittoria della ZANU e del suo leader R. Mugabe, eletto primo ministro. Nell'aprile 1980 venne ufficialmente proclamata l'indipendenza del Paese, che assunse l'antico nome di Zimbabwe. Il governo di Mugabe, inizialmente, sostenne una riconciliazione fra i gruppi politici e ambiziosi piani di sviluppo economico nell'ottica di risollevare il Paese dopo gli anni di guerra civile. I bianchi, anche per volere del governo che evitò di attuare cambiamenti troppo bruschi, continuarono a conservare il potere economico mantenendo la guida delle farms più efficienti, delle miniere, delle industrie e delle banche e potendo inoltre contare su un'adeguata rappresentanza nel Parlamento “nero” di Harare-Salisbury attraverso il Rhodesian Front (RF) dell'ex premier I. Smith. Nel settembre del 1987, attraverso riforme costituzionali, venne abolita l'assegnazione automatica di 30 seggi in parlamento a candidati bianchi e il potere esecutivo passò nelle mani del presidente. Negli anni successivi all'indipendenza la lotta politica si articolò, per quasi un decennio, sulla contrapposizione fra la ZANU del primo ministro R. Mugabe, rappresentante l'etnia shona, e la ZAPU di J. Nkomo (per un certo periodo costretto anche all'esilio), legata alle tribù ndebele. Dopo anni di contrasti e laboriose trattative, durante i quali il Matabeleland venne controllato a fatica dalle autorità governative, quando la formazione politica di Nkomo nel dicembre del 1987 confluì nella ZANU, che di fatto divenne un partito unico, Mugabe acquisì incontrastato la carica presidenziale (30 dicembre). In seguito egli ha mantenuto con spregiudicatezza il potere affermandosi in tutte le competizioni elettorali (1990, 1996, 2002, 2008) malgrado la costante diminuzione della sua popolarità, le continue accuse di brogli e le ripetute condanne internazionali. Il presidente, deciso a eliminare ogni serio rivale, fece arrestare nell'ottobre del 1996 Sithole, accusandolo di aver organizzato un complotto per assassinare il capo dello stato e rovesciare il governo. Le elezioni presidenziali che si tennero nel 2002 furono considerate irregolari: la denuncia di brogli provocò l'uscita dello Zimbabwe dal Commonwealth (ufficializzata nel 2003) con l'accusa di frode elettorale e persecuzione di oppositori. In seguito anche Morgan Tsvangirai, capo del Movimento per il cambiamento democratico (MDC), il nuovo principale partito di opposizione, venne ufficialmente accusato di alto tradimento per aver preso parte a un complotto per uccidere il presidente Mugabe. Nel 2003 la repressione contro l'opposizione si intensificava e diversi esponenti dell'MDC, tra cui anche M. Tsvangirai, venivano arrestati. Nel luglio del 2005, a Pechino, Mugabe firmava con Hu Jintao un accordo di cooperazione economica e tecnologica, nel tentativo di uscire dall'isolamento internazionale. Intanto però la situazione interna del Paese peggiorava e un rapporto delle Nazioni Unite del 2006 dichiarava che lo Zimbabwe si trovava in serie difficoltà economiche e sociali e che la sopravvivenza di molte persone dipendeva dagli aiuti alimentari. Le elezioni del 2008 si svolgevano in un clima di terrore, d'intimidazioni e persecuzioni: ufficialmente, al primo turno, davano un risultato alla pari tra il partito del presidente e quello dell'opposizione; in attesa di un ballottaggio tornava a presentarsi il problema delle violenze anche nei confronti dei bianchi da parte delle forze di polizia fedeli al presidente. In giugno M. Tsvangirai, arrestato più volte, decideva di ritirarsi dalla competizione elettorale e si rifugiava nell'ambasciata olandese. Al ballottaggio Mugabe veniva riconfermato nonostante le forti critiche dell'Unione Africana e di gran parte della comunità internazionale. In settembre Mugabe e Tsvangirai raggiungevano un accordo per la formazione di un governo di unità nazionale, in cui il capo dell'opposizione avrebbe assunto la carica di premier (carica assunta nel febbraio del 2009). Gli effetti di questa stabilità politica favorivano, nel 2010, una timida ripresa economica. Nel 2013 Mugabe veniva rieletto presidente con il 61% dei consensi, mentreil suo partito otteneva la maggioranza assoluta; opposizione e osservatori internazionali denunciavano brogli e irregolarità.

Cultura: generalità

Le abitazioni tradizionali, di forma rotonda, sono fatte con mattoni di argilla o fango e cotti al sole. Società patrilineari sono le etnie shona, ndebele, shangaan e venda, mentre i tonga sono matrilineari; in quest'ultimo caso, infatti, è il marito che va a vivere nella comunità della moglie. Il cereale base dell'alimentazione è il mais, che viene utilizzato sotto forma di porridge; altri cereali comuni sono il sorgo e il miglio, che accompagnano verdure o carne; queste ultime sono preparate con cipolla, pomodoro e talvolta anche con salsa di arachidi. I cibi consumati stagionalmente includono il latte, le arachidi bollite o arrostite, pannocchie di granturco arrostite, ragni e termiti. In passato alcuni cibi erano tabù: si credeva per esempio che le uova fossero causa di sterilità per la donna, così come era vietato consumare carne dell'animale totem della propria tribù; ancora oggi molti evitano di mangiare gli animali totem. Cibi della festa o delle occasioni speciali sono gli arrosti di bue o di capra, accompagnati da riso; le donne preparano anche una speciale birra con il miglio. Tre sono i festival particolarmente importanti: l'International Festival of Arts (aprile) di Harare, dove è possibile assistere a spettacoli di musica classica, jazz, soul, funk, danza e teatro; Il Music Festival (giugno) di Bulawayo e lo Zimbabwe International Film Festival, rassegna cinematografica che si tiene tra la fine di agosto e l'inizio di settembre.

Cultura: letteratura

Le due comunità di cui si compone lo Zimbabwe hanno dato diverse produzioni letterarie. La popolazione bianca ha una letteratura abbastanza recente, che, fino al 1965, è stata orientata verso la Gran Bretagna e, per la sua mentalità colonialista e la mancanza di sentimento nazionale, appartiene più alla letteratura inglese. Due personalità di rilievo spiccano per un atteggiamento più equanime nei confronti delle popolazioni locali: il missionario A. S. Cripps (1869-1952), che in racconti, novelle, studi e versi ha preso le difese delle tribù shona e ha descritto la vita e il paesaggio africani nella loro realtà, e la narratrice D. Lessing (1919), che nel romanzo The Grass Is Singing (1949; Canta l'erba) e in varie novelle ha trattato i problemi razziali e sociali della sua terra. Quanto alla letteratura africana, esiste un antichissimo patrimonio orale di opere narrative in prosa o in versi destinati al canto e di poemi encomiastici. Con la colonizzazione e la scolarizzazione sono apparse opere scritte in shona e in ndebele. A partire dalla novella storica Feso (1956) di S. M. Mutswairo (1924-2005), fanno la loro comparsa romanzi e novelle moraleggianti, i cui temi principali sono il contrasto fra due culture, la condanna della vita cittadina e l'esaltazione idillica della vita di villaggio (P. Chidyausiku, 1927; D. Ndola, 1925; J. W. Marangwanda, 1923) e ancora i temi dell'amore e del matrimonio (K. S. Bepswa, 1927; P. Chidyausiku), critica della stregoneria e della religione animista (X. S. Marimazhira ed E. M. Ndlovu) o analisi del valore di credenze tradizionali (E. F. Ribeiro, 1935; S. M. Mutswairo e P. S. Mahlangu). Fra i narratori più noti, in lingua shona, si citano ancora P. Chakaipa, L. W. Chaparadza, B. Chidewere, B. I. G. Chidezero e, in lingua ndebele, I. N. Mpofu, A. Mzilethi, L. Ndondo e N. S. Sigogo. Nel campo della lirica, molti poeti in lingue vernacolari seguono i modelli tradizionali dei poemi celebrativi: fra questi, il più importante è forse H. W. Chitepo, autore di un poema epico-lirico in lingua shona (Racconto senza testa, 1958). Negli anni Settanta e Ottanta la narrativa è abbondante ma di scarsa rilevanza. Più vivace la produzione poetica che si ispira a modelli europei, canta sentimenti individuali e esalta la lotta di liberazione. Il maggior autore teatrale è P. Chidyausiku. La letteratura dello Zimbabwe in lingua inglese inizia negli anni Cinquanta. Vi spiccano tre scrittori impegnati nella lotta politica, che hanno potentemente contribuito coi loro scritti al risveglio del nazionalismo africano: N. Sithole (1920), col celebre African Nationalism (1959-68), S. Samkange (1922), autore del romanzo storico On Trial for My Country (1966) e di Origins of Rhodesia (1969), e N. Shamuyarira, autore di Crisis in Rhodesia (1965). Dopo l'indipendenza la letteratura ha focalizzato i propri sforzi per costruire una nuova società; un importante autore in lingua inglese di questo periodo è S. Chinodya (n. 1957), con il romanzo epico Harvest of Thorns (1990). Chenjerai Hove (n.1956), poeta e romanziere, nelle sue opere Up in Arms (1982), Red Hills of Home (1985), Rainbows in the Dust (1998) e Blind Moon (2003), racconta il cammino personale delle sue idee dalla repressione del periodo coloniale, attraverso la scrupolosa osservazione degli effetti della guerra di liberazione sulle comunità rurali, fino alla disillusione e all'amarezza del fallimento delle promesse del nuovo governo.

Bibliografia

Per la geografia

B. G. Paver, Simbabwe, Stoccarda, 1959; D. Jouanneau, Le Zimbabwe, Parigi, 1983; C. Stoneman, Zimbabwe: Politics, Economics, Society, Londra, 1989; M. Amin, D. Willets, B. Tetley, Attraverso lo Zimbabwe, Milano, 1991.

Per la storia

R. Summers, Zimbabwe: a Rhodesian Mystery, Cambridge, 1964; J. D. Clark, The Prehistory of Africa, Londra, 1970; B. Stoker, Archaeology of Southern Rhodesia, Oxford, 1976; C. Stoneman (a cura di), Zimbabwe Inheritance, Londra, 1981; A. Verrier, The Road to Zimbabwe, Londra, 1986; L. Cliffe, C. Stoneman, Zimbabwe. Politics, Economy and Society, Londra, 1989.

Per la letteratura

A. C. Hodza, Shona Praise Poetry, Oxford, 1979; A. Gérard, African Language Literatures, Washington, 1981; T. O. McLonghlim, F. R. Nhonyera, Insights: Criticism of Zimbabwean and other poetry, Gweru, 1984; R. B. Gaidzanwa, Images of Women in Zimbabwean Literature, Harare, 1985; G. Kahari, The Rise of the Shona Novel, Gweru, 1990; F. Veit-Wild, Theachers, Preachers, Non-Believers: A Social History of Zimbabwean Literature, Oxford, 1992.

Per l'arte

J. Laude, Les arts de l'Afrique noire, Parigi, 1966; R. Mauny, Les siècles obscurs de l'Afrique noire, Parigi, 1970; E. Cossa, Arte africana, Firenze, 1989.

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