Il Piano Marshall spiegato in breve: cos'è e in cosa consiste

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Il Piano Marshall fu senza dubbio uno dei momenti più importanti della storia della politica internazionale nell'immediato secondo dopoguerra: oltre a risollevare le economie europee, infatti, contribuì a ridisegnare il volto politico dell’Europa e a costruire le fondamenta della futura Unione Europea.

Il Piano Marshall fu un programma economico di portata straordinaria, ideato dagli Stati Uniti per aiutare i Paesi europei a risollevarsi dopo le devastazioni della Seconda Guerra Mondiale. Proposto nell’anno 1947 e attivato nel 1948, il Piano Marshall rappresentò uno degli atti fondanti della ripresa europea e del rafforzamento delle relazioni transatlantiche. L’iniziativa prese il nome dal segretario di Stato americano George C. Marshall, che ne annunciò i contenuti in un celebre discorso all’Università di Harvard il 5 giugno 1947. Ma capiamo meglio di che si tratta, scoprendo gli obiettivi del programma e gli effetti che ha portato in Europa.

Cos'è il Piano Marshall?

Il Piano Marshall, ufficialmente chiamato “European Recovery Program" – “Piano per la Ripresa Europea” (sigla ERP), è stato un vasto piano di aiuti finanziari, materiali e tecnici forniti dagli Stati Uniti a 16 Paesi europei devastati dalla seconda guerra mondiale.

Il suo scopo era triplice: risollevare le economie europee, impedire il tracollo sociale e politico in un continente provato dalla guerra, rafforzandone le democrazie, e contrastare l’avanzata del comunismo sovietico. Il piano si basava sul principio che la stabilità economica avrebbe garantito la pace e la democrazia. Gli Stati Uniti misero a disposizione circa 14 miliardi di dollari (pari a più di 150 miliardi attuali, tenendo conto dell’inflazione) tra il 1948 e il 1952.

L’anno di partenza del piano Marshall fu il 1948, anche se il discorso fondativo fu pronunciato il 5 giugno 1947. George Marshall affermò in quell'occasione che l'Europa avrebbe avuto bisogno, almeno per altri 3-4 anni, di ingenti aiuti da parte statunitense e che, senza di essi, la gran parte del Vecchio Continente avrebbe conosciuto un gravissimo deterioramento delle condizioni politiche, economiche e sociali. Il segretario di Stato si augurò che da esso sarebbe potuta scaturire non solo una nuova e più proficua epoca nella collaborazione tra le due sponde dell'Atlantico, ma anche una prima realizzazione di quei progetti europeisti fino a quel momento caratterizzati da una certa vaghezza utopica. 

Con l'obiettivo di favorire una prima integrazione economica nel Continente, nacque contestualmente all’ERP anche l’OECE (Organizzazione Europea per la Cooperazione Economica), poi divenuta OCSE, formalizzata con la firma del trattato di Cooperazione Economica Europea a Parigi nell'aprile del 1948, dove nacque con lo scopo di gestire i fondi e coordinare i piani nazionali di ricostruzione. La sigla a Parigi fu un evento storico che segnò l’inizio di una nuova era di collaborazione internazionale.

Ma in cosa consiste il piano Marshall, concretamente? Non si trattava solo di inviare denaro, ma di mettere in atto una strategia strutturata per stimolare la produzione, modernizzare l’industria, promuovere il commercio e migliorare la qualità della vita nei Paesi europei. I fondi venivano erogati in parte come prestiti, in parte come donazioni. I Paesi riceventi dovevano impegnarsi a collaborare tra loro, a stabilire politiche economiche comuni e a rendere più trasparenti i meccanismi di spesa. In cambio, ottenevano macchinari, attrezzature agricole, beni alimentari e materie prime, fondamentali per la ricostruzione.

Piano Marshall per l’Italia

Il piano Marshall ebbe un ruolo decisivo in Italia per la sua ripresa. Il Paese ricevette circa 1,5 miliardi di dollari, diventando il terzo beneficiario dopo Regno Unito e Francia. Gli aiuti contribuirono alla ripresa dell’industria (soprattutto nel Nord), alla ricostruzione delle infrastrutture danneggiate (strade, ferrovie, ponti), alla stabilizzazione della lira e alla lotta contro la disoccupazione.

Importante anche l’introduzione di nuove tecnologie e modelli organizzativi ispirati al sistema americano: in pratica l’Italia ha potuto beneficiare di macchinari e materie prime dalla grande industria americana, il cui governo finanziò le esportazioni degli imprenditori del proprio Paese verso l’Italia (e verso gli altri Paesi europei che avevano accettato il Piano Marshall), ottenendo da un lato da un lato di contenere i problemi di sovrapproduzione della grande industria americana, e dall’altro di affermarne il predominio mondiale. 

Piano Marshall: effetti e conseguenze

Ma quali furono gli effetti e le conseguenze del Piano Marshall? Per qualche tempo molti economisti statunitensi giudicarono negativamente l'impatto del Piano Marshall sull'economia europea dato che, nella loro opinione, esso aveva prodotto effettivamente una crescita sostenuta, ma grazie al basso costo del lavoro, cosa che, non avendo indotto una contemporanea crescita dei redditi, aveva portato ad un certo ristagno nella spesa e nei consumi.

In realtà, il piano Marshall stimolò una crescita economica senza precedenti: in molti Paesi europei, la produzione tornò ai livelli prebellici già nei primi anni Cinquanta. Si gettarono le basi per l’integrazione economica europea, che sfocerà nella nascita della CEE (oggi Unione Europea).

Dal punto di vista geopolitico, si rafforzò il legame tra Europa occidentale e Stati Uniti, mentre l’Europa dell’est, sotto l’influenza sovietica, fu costretta a rifiutare gli aiuti, motivo per cui il piano fu anche una delle prime manifestazioni concrete della Guerra Fredda.

Tra le conseguenze culturali e simboliche, si diffuse anche un modello di vita americano (l’“american way of life”), che influenzò abitudini, consumi e valori, anche a livello imprenditoriale.

Tutto ciò pose una base quanto mai solida anche all'estensione dell'influenza politica degli USA: la tendenza all’integrazione europea sfociò nel Patto Atlantico e nella costituzione della NATO, con la quale l’occidente europeo trovava un’unità militare.

Il piano Marshall oggi continua a essere citato come esempio di intervento lungimirante, solidale ed efficace ed il modello resta un punto di riferimento per la cooperazione internazionale.

Paola Greco

Foto di apertura: Bundesarchiv, Bild 183-20671-0014 / CC-BY-SA 3.0, CC BY-SA 3.0 DE, via Wikimedia Commons