I Comuni, le Signorie e il Principato

L'Italia del Trecento

Nella prima metà del XIV sec. cominciò l'espansionismo della Signoria viscontea. Dopo la lotta contro Mastino della Scala i Visconti ottennero Brescia che si aggiunse ai domini su Como, Vercelli, Pavia, Lodi, Piacenza, Cremona, Crema e Bergamo. Giovanni Visconti (1349-1354) si impadronì di Parma, Alessandria, Tortona, Bologna e Genova. I suoi nipoti Galeazzo, Bernabò e Matteo persero Genova e Bologna. Nel corso del XIV sec. Firenze fu invece percorsa da lotte intestine tra famiglie rivali, ordinate negli schieramenti guelfo e ghibellino. Dopo transitori periodi di regime signorile (Roberto e Carlo d'Angiò e Gualtiero di Brienne) Firenze entrò in conflitto con lo Stato Pontificio per non aver aderito alla Lega antiviscontea, conflitto che ebbe ripercussione sulla vita civile, portando al cosiddetto tumulto dei ciompi (dal nome dei cardatori di lana detti ciompi) nel 1378. I ciompi (scardassatori e lavoratori dell'industria laniera) si sollevarono contro la borghesia e nominarono un loro gonfaloniere, Michele di Lando. La classe dirigente dovette costituire nuove arti (tintori, farsettai, ciompi) e ammettere al governo i loro rappresentanti. Indeboliti internamente dalla defezione dei tintori e dei farsettai e abbandonati da Michele di Lando, i ciompi furono estromessi dal potere che passò nelle mani di poche famiglie di grandi commercianti e banchieri, come gli Albizzi e gli Strozzi, per passare nella seconda metà del XV sec. in quelle della famiglia de' Medici.