L'Europa nella seconda metà del Cinquecento

La Francia e le guerre di religione

In Francia dopo la morte del sovrano Enrico II (1559) e dell'erede Francesco II (1560) il potere passò nelle mani della moglie Caterina de' Medici, reggente per il secondo figlio Carlo IX. Durante la reggenza si formarono due partiti nobiliari antagonisti fra loro, quello dei cattolici capeggiato dalla famiglia dei Guisa e quello ugonotto, che aveva tra i maggiori rappresentanti il principe di Condé e de Coligny. Il Parlamento di Parigi, contrastando Caterina che aveva tentato una politica di conciliazione con gli ugonotti, dichiarò questi ultimi fuori legge provocando lo scoppio della guerra civile. L'Editto di Amboise (1563) concesse la libertà di coscienza a tutti i protestanti, ma di culto ai soli nobili. Il conflitto proseguì fino all'Editto di St. Germain (1570) che assegnava agli ugonotti alcune piazzeforti non controllate dal re. Con l'assenso della sovrana i duchi di Guisa organizzarono il massacro dei calvinisti nella Notte di San Bartolomeo (24 ago. 1572) quando nella sola Parigi circa 2-3.000 ugonotti furono passati a fil di spada. Morto Carlo IX (1574) l'influenza politica di Caterina non diminuì sotto il regno del terzo figlio, Enrico III. La lotta per il potere scatenò la “guerra dei tre Enrichi” (così detta perché tutti i contendenti: il re, il duca di Borbone, capo degli ugonotti, e quello di Guisa, esponente dei cattolici, si chiamavano Enrico) che vide l'assassinio di Enrico di Guisa (1588) ordinato dal re. Alla morte di Enrico III (1589), Enrico di Borbone (marito di Margherita di Valois, sorella del re), già re di Navarra, non fu riconosciuto come erede legittimo dai cattolici e ottenne il trono con la forza delle armi e la conversione al Cattolicesimo (1594). L'Editto di Nantes, promulgato da Enrico IV nel 1598, riconosceva a tutti i sudditi la libertà di coscienza e di culto, ponendo fine alle guerre di religione.