Barbablù

(Barbe-Bleue), fiaba di C. Perrault (1697) con cui entra nel mondo letterario una storia attinta alla tradizione popolare: l'orco dalla barba azzurra uccide una dopo l'altra le sue mogli, finché l'ultima, che ha scoperto l'orribile segreto, riesce a salvarsi prima di essere uccisa a sua volta e Barbablù viene punito con la morte. Perrault riproduce nell'ambientazione e nella psicologia dei personaggi le caratteristiche della raffinata società del sec. XVII e la sua versione ha determinato la forma della fiaba come è conosciuta oggi e come è stata ripresa da Tieck (Der Blaubart, 1796), dai Grimm (1812-14), da Maeterlinck nel dramma musicale Arianne et Barbe-Bleue (1902), da A. France nel volume di racconti Les sept femmes de la Barbe-Bleue (1909). Fra i compositori che si ispirarono alla celebre favola (A. E. Grétry, P. Ducas, B. Bartók) spicca J. Offenbach, che musicò (1866) un'opera buffa in 3 atti e 4 quadri (Barbablù), scritta da H. Meilhac e L. Halévy. § Per antonomasia, marito feroce e truculento o molto geloso; anche persona che suscita terrore, usato spesso in tono scherzoso; orco, spauracchio.

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