Lessico

sm. (f. -a) [sec. XIII; latino agnellus].

1) Il nato della pecora sino a un anno di età. Anche la pelle conciata che se ne ricava, usata per pellicce e guarnizioni. Fig., persona innocente e mansueta. § In gastronomia, la carne dell'agnello è variamente apprezzata secondo i luoghi e le usanze. In genere l'animale giovane (vedi abbacchio) è utilizzato quasi ovunque: le parti più pregiate sono la sella, il cosiddetto barone, le costolette, il cosciotto e la rognonata. Le interiora sono apprezzate in alcune regioni italiane (gnumirelli pugliesi), così come la testa (testicciola romanesca). L'agnello si cucina generalmente arrostito, spesso allo spiedo.

2) In numismatica, moneta d'oro di g 4,2 coniata in Francia da Filippo il Bello e dai successori fino a Carlo IV (1322-28). Porta al diritto l'agnello pasquale e la legenda agn(us) D(e)i; al rovescio una croce fiorita. A partire da Giovanni il Buono (1350-64) si chiamò Mouton d'or.

Religione

Nell'Antico Testamento l'agnello costituiva la vittima abituale dei sacrifici (nell'olocausto del mattino e della sera, del sabato, di tutte le feste). Immolato per la prima volta alla partenza degli Ebrei dall'Egitto (Esodo, 12, 2-11), l'agnello (detto agnello pasquale) con il suo sangue cosparso sulle porte delle case ebree aveva significato la salvezza per i primogeniti di ogni famiglia ebraica. Il rito si ripeteva ogni anno al 14 del mese di Nīsān. Nel Nuovo Testamento il termine è riferito a Gesù (I Pietro 1, 9) e ne diventa un appellativo caratteristico (in Giovanni 1, 19 e 36: “Agnello di Dio”, e in numerosi passi dell'Apocalisse), che esprime il significato espiatorio della sua morte. In tal senso, il titolo va messo in relazione con la profezia del Deuteroisaia relativa al “Servo di Yahwèh” (Isaia, 53), come è attestato, fra l'altro, dall'esplicito riferimento a questo passo contenuto nel racconto neotestamentario della conversione dell'etiope (Atti 8, 26-39).

Iconografia

La rappresentazione dell'agnello come simbolo di Cristo o degli apostoli è assai frequente nell'arte cristiana, specialmente dei primi secoli, nei dipinti delle catacombe, su sarcofagi, nei mosaici ravennati. L'agnello col nimbo che regge con una zampa lo stendardo rosso-crociato è simbolo del Cristo (“Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo”, secondo il Vangelo di S. Giovanni), mentre senza attributi rappresenta gli apostoli (nel sarcofago 111 dei Musei Lateranensi Cristo è raffigurato come pastore e gli apostoli come agnelli) o il fedele (“la pecorella smarrita” nelle figurazioni del Buon Pastore). Frequente anche l'iconografia dell'agnello dell'Apocalisse, in trono col rotolo dei sette sigilli. La raffigurazione più celebre dell'arte occidentale è il polittico dell'Agnello mistico di J. e H. van Eyck (Gand, S. Bavone). Come simbolo di mansuetudine e purezza, l'agnello è attributo di Sant'Agnese.

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