bucòlico

(ant. buccòlico), agg. (pl. m. -ci) [sec. XIV; dal latino bucolícus, che risale al greco bukolikós, da bukólos, bovaro]. Pastorale: poesia bucolica; quindi, proprio della poesia bucolica: genere bucolico, scrittore bucolico. Come sm., autore di componimenti di questo genere. Per estensione, che arieggia o rievoca la semplicità e la serenità del mondo pastorale cantato dalla poesia bucolica, idillico: gusto bucolico, paesaggio bucolico. § Poesia bucolica, genere di poesia i cui motivi principali sono da ricercarsi nella predilezione per la semplice vita dei pastori e nel loro contatto immediato e fresco con il mondo della natura. Presente in forma matura già nella letteratura greca classica, ebbe il massimo sviluppo in età ellenistica con gli Idilli del siracusano Teocrito (sec. III a. C.). La poesia bucolica ebbe un'ulteriore fioritura a Roma nel sec. I a. C., soprattutto grazie alle Bucoliche di Virgilio. Il genere è rimasto vivo nelle letterature occidentale sino agli inizi del sec. XIX.

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