Teòcrito

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Biografia e opere

(greco Theókritos; latino Theocrítus). Poeta greco (sec. IV-III a. C.), nacque quasi certamente a Siracusa verso il 310 a. C. Dopo una prima attività in patria, e dopo lo sfortunato tentativo di ottenere protezione da Gerone II, il poeta verso il 275 si trasferì nell'isola di Cos, dove fioriva la scuola poetica di Filita, ma vi rimase poco tempo, per passare ad Alessandria d'Egitto. Sembra che abbia trascorso l'ultima parte della sua vita nuovamente a Cos; la sua morte va collocata intorno al 260 a.C. § L'opera poetica di Teocrito consiste in un gruppo di carmi chiamati comunemente Idilli, poemetti piuttosto brevi di contenuto vario. Poiché tuttavia sono caratteristici di Teocrito, ed ebbero più fortuna i carmi d'ispirazione pastorale, il nome di idillio è passato a indicare piuttosto una poesia di tipo bucolico, e “idillico” o “idilliaco” si sono detti l'ambiente e lo spirito del mondo agreste, quale fu spesso cantato soprattutto da poeti posteriori a Teocrito. Gli Idilli a noi tramandati come teocritei sono 30; bisogna aggiungervi una ventina di epigrammi, un carme frammentario dal titolo Berenice e un altro, in 20 versi, che, secondo la moda di allora, imita nella misura e nella disposizione dei versi una zampogna e ne porta il titolo (Siringa). Dei 30 idilli, parecchi sono da considerare spuri; tra gli autentici, alcuni descrivono la vita del tempo in città e in campagna, altri hanno un contenuto mitologico, altri hanno temi amorosi; anche la lunghezza varia da pochi versi a 100 e anche a 150. Più famosi sono quelli che vanno sotto il titolo di Tirsi (idillio I), dov'è narrata la morte del mitico Dafni; Bucoliasti (VI), col racconto umoristico dell'amore di Polifemo e Galatea; Polifemo innamorato è ancora il protagonista del Ciclope (XI); Le Talisie (VII), piccolo capolavoro, descrivono una festa campestre; I mietitori (X), col lavoro dei mietitori, e Le maghe (II), con un incantesimo d'amore; Le siracusane (XV), un dialogo fra due donne alla festa di Adone in Alessandria; i poemetti mitologici Ila (XIII) ed Epitalamio di Elena (XVIII). § Dentro a questa varietà d'ispirazione, è difficile stabilire una cronologia sicura nella produzione di Teocrito. Questo mondo così vario, apparentemente, e ricco di sfumature trova una sostanziale unità nell'ispirazione, soprattutto nella forma artistica che vi imprime il poeta. Teocrito era un virtuoso che sapeva giungere al successo in ogni genere poetico. Egli appartiene pienamente alla sua epoca appunto in questa versatilità, nella brevità e varietà del respiro, nella ricreazione dei diversi generi letterari. Da un lato il realismo lo porta a un'esatta descrizione della vita agreste così come di quella cittadina, talora con una vera forma di mimo (Le maghe, Le siracusane); d'altro lato il virtuosismo letterario si esplica in un verso studiatissimo, ricco di echi, di ritrovati formali, di musicalità, in un linguaggio artificioso, composto di dorico, ionico e attico, con prevalenza ora dell'uno ora dell'altro dialetto secondo il carattere delle varie poesie; sempre si tratta comunque di composizioni eleganti anche là dove è accentuato il realismo. L'autenticità dell'ispirazione riesce però a nascondere tutta questa intensa elaborazione e la poesia di Teocrito dà una straordinaria impressione di freschezza, di vivacità. Perciò è da considerare il massimo poeta alessandrino, accanto a Callimaco. La sua influenza sulla letteratura posteriore fu anzi ancora più forte di quella di Callimaco. Teocrito ispirò quel fortunato genere letterario che fu, tra i Greci e soprattutto tra i Romani, la poesia pastorale: basta pensare a Virgilio e ai bucolici dell'età imperiale, che poi la trasmisero agli umanisti e alle letterature europee del Sei e Settecento, anche se, come si è detto, l'idillio teocriteo non ha nulla della sentimentalità, dell'evanescenza e dell'artificio che furono invece caratteristici della successiva poesia bucolica.

Bibliografia

C. Gavallotti, Lingua, tecnica e poesia negli idilli di Teocrito, Roma, 1952; S. Nicosia, Teocrito e l'arte figurata, Palermo, 1968; Th. G. Rosenmeyer, The Green Cabinet. Theocritus and the European Pastoral Lyric, Berkeley, 1969; K. Lembach, Die Pflanzen bei Theokrit, Heidelberg, 1970; G. Serrao, Problemi di poesia alessandrina, Roma, 1971; M. Freni, Teocrito, Verona, 1989.

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