Lessico

sf. [sec. XIII; latino charta, propr. foglio di papiro, che risale al greco chártēs].

1) Prodotto industriale costituito da un foglio sottile e flessibile, ottenuto per deposizione da una sospensione acquosa di materie fibrose di origine vegetale; viene usato per scrivere, stampare, disegnare, imballare, avvolgere ecc.; carta straccia, vedi cartastraccia. Fig., con riferimento alla fragilità della sostanza: ossa di carta, deboli, poco robuste; tigre di carta, chi minaccia senza forza effettiva, potenza solo apparente. Usato senza precisazioni, s'intende di solito carta per scrivere: carta bollata, con il bollo dello Stato, per documenti ufficiali (opposta alla carta semplice); carta protocollo, di grande formato, rigata e con margini, per uso burocratico; per estensione: affidare alla carta, scrivere; fig.: imbrattar carta, scrivere strafalcioni, sciocchezze.

2) Foglio stampato o scritto, pagina, libro, volume: le sacre carte, i testi delle scritture sacre; “L'uomo muore, muore il suo pensiero, muoiono le stesse sue carte” (Alvaro); in particolare, in biblioteconomia il foglio, la pagina con le sue due facciate numerate insieme e dette, per distinguerle, recto e verso. Fig.: mandare a carte quarantotto, mandare al diavolo, buttare all'aria. Sul modello del francese, ha talvolta il senso di biglietto, lettera: carta da visita; anche lista delle vivande nei ristoranti: mangiare alla carta, pagando in base al costo delle portate, senza prezzo fisso. Più in particolare: carta moneta, biglietto di banca (popolare anche solo carta: una carta da mille); carta commerciale, l'insieme delle cambiali che formano il portafoglio di una banca; carta valore, vedi cartevalori; nel linguaggio bancario, in particolare, è sinonimo di cambiale e divisa estera.

3) Per estensione tessera di plastica a banda magnetizzata, o badge, leggibile mediante appositi lettori collegati a calcolatori elettronici: carta di credito (inglese credit-card), documento emesso da una banca, da apposite organizzazioni o da supermercati a favore di terzi per consentire l'acquisto a credito di prodotti entro un determinato ammontare; il regolamento del debito con la società emittente avverrà in un tempo successivo a un tasso d'interesse prestabilito; carta Bancomat, ma può essere usata anche come: carta assegni, che consente di prelevare una determinata somma di danaro con un assegno di conto corrente bancario presso qualsiasi banca del territorio nazionale; carta di addebito, in quanto permette di fare acquisti presso i punti di vendita abilitati e farsi addebitare automaticamente la somma da pagare sul proprio conto corrente bancario. Praticamente nello stesso modo funzionano le carte di credito telefonico, che consentono un numero di conversazioni di tipo e di durata illimitata senza alcun mezzo di pagamento immediato. Nel campo dell'utilizzo delle carte a banda magnetica per ritirare carta moneta o per trasferire fondi in modo veloce da un conto corrente all'altro, l'elemento essenziale è la sicurezza con cui il calcolatore addetto alla lettura della carta e all'esecuzione degli ordini identifica chi effettua le operazioni. A questo scopo sono in pieno sviluppo le carte a microprocessore dette anche smart cards (carte intelligenti), in cui la banda magnetica è integrata da un microprocessore, un vero e proprio calcolatore elettronico completo, miniaturizzato nello spessore della carta di plastica. Le carte a microprocessore hanno due caratteristiche che, al contrario delle cartea badge, le rendono inattaccabili a tutti i tipi noti di frodi e di abusi. Da un lato esse contengono una memoria elettronica di sola lettura, programmabile e non volatile, in cui vengono immesse informazioni che non si cancellano quando si stacca la carta dalla fonte di energia. In questo modo la carta può registrare al suo interno nei minimi dettagli tutte le operazioni che vengono effettuate con essa. In secondo luogo, l'unità centrale e parte della memoria sono fisicamente e logicamente inaccessibili a chiunque, tranne all'ente che ha emesso la carta stessa. Inoltre, il numero segreto di identificazione del possessore viene registrato dallo stesso possessore della carta nella memoria del microprocessore e neanche l'ente che ha emesso la tessera ne può venire mai a conoscenza: è appunto il microprocessore che confronta ogni volta il numero di codice digitato al momento dell'utilizzo della carta e verifica se corrisponde a quello presente nella sua memoria. Un aspetto che in Italia deve essere ancora risolto è quello di dotare la carta intelligente dell'universalità territoriale, ossia di consentire la leggibilità delle informazioni contenute nel microchip su tutto il territorio nazionale. Si rende perciò necessario definire uno standard che consenta al portatore di carta a microprocessore di utilizzarla per le varie funzioni per le quali è abilitata in qualunque zona del Paese. La carta a microprocessore è insensibile ai raggi X, ai raggi ultravioletti e ai campi elettrici.

4) Atto che contiene il testo legislativo fondamentale di un ordinamento statale; il testo stesso: carta costituzionale (Costituzione); anche dichiarazione solenne e programmatica di principi generali: carta dei diritti dell'uomo.

5) Documento che sancisce un negozio giuridico o attesta ufficialmente una data condizione individuale: carta d'identità; quindi certificato in genere necessario alla vita civile, atto ufficiale: mi servono le carte per il cambio di residenza; carta d'argento, tessera personale rilasciata dalle Ferrovie dello Stato agli anziani, al fine di ottenere una riduzione sulle ordinarie tariffe di viaggio; per estensione, riferito anche ad analoghe agevolazioni tariffarie concesse dagli enti pubblici agli anziani su determinati servizi; carta verde: A) analoga tessera rilasciata ai giovani di età inferiore ai 26 anni; B) foglio di colore verde, necessario per la circolazione dei veicoli nei Paesi stranieri, per l'assicurazione contro i danni a terzi. Mettere sulla carta, stendere su un documento legale; avere le carte in regola, tutti i documenti necessari (fig., possedere le capacità richieste da una determinata attività); dare carta bianca, lasciare piena libertà di decisione e di azione.

6) Rappresentazione in piano e in scala secondo simboli convenzionali della superficie terrestre o di una parte di essa (vedi carta geografica) , o anche di alcuni suoi particolari aspetti (in relazione all'ambiente, alla storia, all'intervento dell'uomo ecc.): carta fisica, politica, etnica; carta nautica, mineralogica. Anche analoga rappresentazione di corpi celesti, di fenomeni atmosferici o spaziali o di qualsiasi altro soggetto che si possa ridurre in simboli figurati: carta meteorologica, astronomica.

7) Carte da gioco, cartoncini rettangolari di piccole dimensioni, su cui sono impressi segni e figure convenzionali, riuniti in mazzi per giochi da tavolo: mescolare le carte; tagliare le carte, alzare una parte del mazzo in un punto scelto a piacere; fare le carte, mescolarle e distribuirle all'inizio del gioco; calare una carta, metterla scoperta sul tavolo da gioco. Fig.: avere buone carte in mano, disporre di elementi favorevoli per il successo in un'impresa; giocare una carta importante, compiere un atto di notevole rischio che può portare a un grosso risultato; rischiare l'ultima carta, fare l'estremo tentativo; scoprire le carte, rivelare le proprie intenzioni; a carte scoperte, apertamente, senza sotterfugi; cambiare le carte in tavola, alterare per opportunismo una precedente versione dei fatti, interpretare volutamente in modo falso una dichiarazione altrui. Il termine è usato anche per indicare i cartoncini di forma simile usati in cartomanzia per predire il futuro: leggere le carte.

Cenni storici

La carta venne prodotta, per la prima volta, in Cina, tra la fine del sec. I e l'inizio del II. Il metodo consisteva nel preparare una sospensione densa di fibre vegetali ottenute per triturazione di corteccia di gelso e di steli di ramiè (poi anche di fibre ottenute da piante di riso e di bambù); in questa si immergeva uno staccio rettangolare a maglie finissime (forma) sul quale si depositavano le fibre che, per feltratura, si amalgamavano fra loro. Pressato per eliminare l'acqua, posto in pile che venivano ulteriormente pressate e infine steso ad asciugare all'aria, ciascun foglio veniva opportunamente collato su di una superficie per impedire che l'inchiostro si espandesse. Nel sec. VII la tecnica di produzione della carta fu appresa dai Giapponesi e nel sec. VIII dagli Arabi (che però usarono stracci triturati e pestati): questi introdussero la carta prima nel Medio Oriente e nell'Africa del Nord, poi in Spagna e in Sicilia. Nel sec. XII sorse in Italia, a Fabriano, una cartiera che divenne presto famosa: ai maestri fabrianesi si devono l'introduzione della filigrana e l'adozione di formati standard. Nel sec. XIV vennero impiantate cartiere nell'Italia settentrionale, in Francia e in Germania, poi, con l'introduzione della stampa, in tutta Europa e, nel 1690, nell'America del Nord. Il metodo di produzione fu perfezionato alla fine del sec. XVII dai cartai olandesi che introdussero una macchina per raffinare la pasta di stracci, ottenendo così una carta a tessitura più omogenea e perfettamente bianca; tali macchine, dette olandesi, sono ancor oggi usate, seppure con opportune modifiche. Un radicale progresso nel metodo di preparazione si ebbe, a partire dal sec. XIX, dopo l'introduzione delle macchine continue: la prima, detta piana o in piano, fu ideata nel 1799 dal francese N. L. Robert; una seconda, detta in tondo, fu realizzata nel 1805 dall'inglese J. Bramah. Entrambe le macchine permettevano la produzione di un foglio continuo, di larghezza standard, in un tempo assai breve; ciò portò al crollo del costo della carta e a un vertiginoso aumento della produzione. Tali macchine, perfezionate e specializzate a seconda del prodotto da realizzare e automatizzate, sono ancora usate. La produzione a macchina e i crescenti consumi di carta richiesero un quantitativo di materie prime sempre più elevato: gli stracci fino allora usati non bastarono più per cui fu necessario ricavare le fibre vegetali necessarie dal legno. Nel 1844 il tedesco F. G. Keller ottenne, per sfibratura meccanica di tondelli di legno e successiva raffinazione, la pasta di legno dalla quale si fabbrica una carta che, tuttavia, al contrario di quella di stracci, ingiallisce presto. Gli studi furono allora rivolti all'ottenimento della materia prima base delle fibre, cioè la cellulosa: tra il 1854 e il 1884 vennero messi a punto processi chimici (da Mellier, da Houghton, da Tilghman e da Dahl) mediante i quali si ottenne tale sostanza dal legno di abete e di pioppo. Con l'aggiunta di prodotti di carica (dal 2 al 35%) si ebbe così a disposizione una pasta chimica in quantitativi più che sufficienti alle necessità. La pasta di legno, quella chimica, insieme con la pasta ricavata da stracci e cartaccia, sono ancora alla base della fabbricazione moderna della carta "Vedi planisfero vol. V, pag. 514" . "Per la produzione mondiale di carta vedi planisfero al lemma del 5° volume."

Industria: il ciclo produttivo

La fabbricazione della carta segue una serie di fasi: pretrattamento, in cui i tronchi vengono scortecciati, quindi tagliati e poi sminuzzati meccanicamente così da ottenere schegge (chip) che vengono separate dalla segatura e dalle impurità mediante vagliatura; gli stracci e la cartaccia passano alla cernita, poi alla spolveratura e al lavaggio. Trattamento, in cui le schegge di legno vengono attaccate chimicamente, se si vuole ottenere la cellulosa per pasta chimica, meccanicamente per ottenere pasta di legno. Nel primo caso si adottano procedimenti diversi; la cellulosa viene impiegata in sospensione così come si ottiene, oppure, se si vuol ottenere carta bianca, si procede alla sbianca con mezzi chimici. Nel secondo caso si procede alla sfibratura meccanica con mole speciali in pietra (sfibratrici), poi alla setacciatura per eliminare le schegge, quindi all'addensamento per eliminare parte dell'acqua usata durante il trattamento. Per la cartaccia e gli stracci si provvede alla spappolatura mediante ebollizione in soluzioni idonee. Di uso recente sono le paste semichimiche ottenute con un processo di cottura rapida dei chip e successiva disintegrazione del prodotto: questi trattamenti sono più rapidi ed economici e danno rese superiori ai precedenti. Preparazione dell'impasto, in cui la pasta chimica e quelle ottenute da stracci e cartaccia vengono ulteriormente lavorate con acqua per ottenere una sospensione omogenea; l'operazione avviene entro idroapritori, vasche munite di giranti che ruotano a velocità elevata. La pasta di legno è sottoposta a raffinazione onde suddividere le fibre cellulosiche in fibrille omogenee; l'operazione viene effettuata entro le olandesi, macchine costituite da un serbatoio ovale entro il quale lavora orizzontalmente un cilindro fornito di lame metalliche (tipi più recenti sono i raffinatori a ciclo continuo, conici o a dischi, nei quali la pasta è forzata a passare fra lame mobili e fisse). A seconda del tipo di carta che si vuol ottenere, la raffinazione viene effettuata a elevata pressione così da sminuzzare le fibrille (raffinazione magra) oppure con pressione variabile utilizzando pasta concentrata così da sfibrare le estremità delle fibrille che restano però intere (raffinazione grassa o ingrassaggio). Le varie paste vengono poi addizionate con sostanze (cariche) che ne migliorano le caratteristiche di bianchezza, opacità, levigatezza ecc.; vengono usati caolino, talco, carbonati di metalli alcalino-terrosi, farina fossile, biossido di titanio ecc., a seconda dello scopo che si vuol raggiungere. Ultima operazione è quella che dà la colorazione alla carta, realizzata aggiungendo idonei quantitativi di coloranti organici o inorganici; per il bianco si usano candeggianti ottici che coprono la sfumatura giallastra che può assumere la carta. Formatura del foglio "Vedi schema vol. V, pag. 514" , "Per la macchina piana per la fabbricazione della carta vedi schema al lemma del 5° volume." dopo epurazione, mescolazione (per la pasta di legno) o diluizione (per la pasta chimica) e dosaggio, l'impasto viene immesso nel serbatoio della macchina continua in tondo o piana (questa è la più usata). Le macchine piane constano di una cassa d'afflusso per l'impasto la quale distribuisce una lamina di materiale su un lungo nastro continuo di tela a maglie finissime; la tela è guidata da un complesso di cilindri (tenditori, guidatela, aspiranti, sgocciolatori) che provvedono al moto d'avanzamento, alla feltratura del foglio e a una prima asciugatura. Quindi il foglio passa attraverso un complesso di coppie di cilindri, di cui uno feltrato, che lo asciugano e lo rendono compatto (presse umide) . L'asciugatura definitiva avviene nella seccheria, complesso di cilindri metallici, prima a temperatura crescente e poi decrescente, contro i quali il foglio è tenuto pressato da cilindri di feltro. Le ondulazioni e le rugosità vengono eliminate facendo passare il foglio nella liscia, complesso di cilindri a pressione che rendono uniforme e liscia la superficie del foglio. Questo viene infine avvolto su bobine. Le macchine in tondo, a differenza di quelle piane, hanno un grosso cilindro aspirante che ruota parzialmente immerso in una vasca entro cui fluisce l'impasto; poiché la superficie del cilindro è rivestita con una tela metallica a maglie finissime, le fibrille vi aderiscono formando una lamina. Ruotando, il cilindro porta la lamina ad aderire di continuo su di un nastro di feltro che scorre orizzontalmente sopra al cilindro; il nastro, infine, convoglia il foglio continuo in formazione alle presse umide e alla seccheria, analoghe a quelle usate per le macchine piane. Le macchine in tondo sono usate soprattutto per carte speciali. Collatura, patinatura, calandratura: per impedire che la carta assorba l'inchiostro o i colori si provvede con la collatura a renderla più o meno impermeabile, a seconda delle funzioni cui verrà adibita. L'operazione, realizzata di solito trattando la superficie con sapone sodico di colofonia o con resine sintetiche, conferisce anche una maggior resistenza alla trazione. Con la patinatura, effettuata solo su alcuni tipi di carta (carta patinata), si conferisce alla carta biancore, levigatezza, lucentezza, resistenza, stampabilità. Con la calandratura, effettuata per tutti i tipi di carta usati per scrittura e stampa, si realizza la lucidatura delle superfici. Allestimento, in cui le bobine vengono controllate per eliminare le parti difettose o non bene asciutte del nastro continuo; gli spezzoni vengono poi riuniti incollandoli e riavvolgendoli in bobine. Queste vengono sottoposte a condizionatura, operazione che permette di rendere uniforme l'umidità residua della carta. Le bobine possono essere messe in commercio direttamente oppure inviate alle taglierine che riducono il nastro continuo nei formati richiesti; i singoli fogli passano allora alla scelta e alla contatura in risme per essere infine impacchettati. La produzione globale di carta ha raggiunto, nel 2002, i 324.649 milioni di tonnellate. Le aree produttive tradizionalmente attive non sono cambiate, ma si registra un incremento in percentuale più elevato nella produzione dei Paesi in via di sviluppo. Il ruolo di primo produttore mondiale spetta agli Stati Uniti; seguono, nell'ordine, Cina, Giappone, Canada, Germania, Finlandia e Svezia. Per quanto riguarda l'Italia, l'industria della carta (614.816 t di pasta per carta, 3.059.618 t di carta per usi grafici, 1.322.865 t di carta per usi domestici e sanitari, 4.414.144 di carta per imballaggio e 5.777.848 t di carta d'altro tipo e di cartone nel 2002) dispone di ricchezza d'acqua e forza motrice idrica, elementi questi che hanno influito sull'ubicazione delle cartiere, sorte particolarmente numerose lungo l'arco alpino. La velocità delle macchine continue per carta da giornale è andata sempre più aumentando, fino a raggiungere i 1500 m al minuto. Anche se la maggior parte della materia prima di questo settore industriale si importa dall'estero, un certo quantitativo è prodotto dal Paese (309.159 t di pasta meccanica e 141.013 t di pasta chimiche e semichimiche nel 2002). Nel campo della fabbricazione della carta è da segnalare lo sviluppo di nuove macchine veloci, a elevato drenaggio, per la produzione di carte soffici, porose e assorbenti per usi igienici (tissues), in fortissima espansione. Infine, coerentemente con le tendenze in atto in tutti i settori industriali, si è assistito al progressivo ingresso, nelle fabbriche di paste e nelle cartiere, di tecnologie computerizzate per il controllo integrato, per mezzo di microprocessori, dell'intero ciclo produttivo e gestionale. Nel settore della produzione di carta, il Consiglio Nazionale delle Ricerche e l'Università della Tuscia di Viterbo hanno inventato e brevettato una tecnologia innovativa per ottenere pasta di cellulosa interamente biologica dai residui agricoli. La nuova carta biologica è soffice, porosa, di colore avana e gradevole all'olfatto. Il procedimento di produzione per realizzare carta di fibre vergini utilizza i residui agricoli delle colture di mais, grano, cotone, riso e palma da cocco nonché di piante da fibra come ginestra, kenaf e sorgo da fibra, che lasciano anche il loro gradevole profumo sul prodotto. Questo tipo di carta ha il vantaggio di essere costituito esclusivamente da fibre vergini e quindi completamente atossiche, a differenza di molte carte esistenti sul mercato. Proprio per questo l'uso ideale è quello per alimenti. Il procedimento prevede esclusivamente l'utilizzazione di prodotti naturali – i residui agricoli appunto – che vengono anche impiegati per ottenere gli enzimi necessari per produrre la pasta di cellulosa. In questo modo, la produzione degli enzimi diventa un processo a effluente zero, un fatto piuttosto raro nell'uso dei reattivi a fini industriali. Un ulteriore sviluppo della tecnologia è legato alla costruzione di un primo impianto prototipo nella zona del Metapontino in Basilicata. L'attività industriale può sfruttare al Nord, soprattutto i residui di mais, e al Sud quelli di grano.

Caratteristiche

Dati i numerosissimi impieghi, la carta deve avere più requisiti a seconda dell'uso; tali requisiti vengono controllati durante prove effettuate con strumenti idonei. Tra i più importanti vi sono: resistenza allo strappo, alla trazione, alle piegature; spessore, rigidità, levigatezza, impermeabilità, incarto, spera ecc.; grado di pulizia, di spellatura, di stampabilità ecc. La classificazione viene basata sulla grammatura (peso in g per m²) e sullo spessore: la carta in senso proprio ha spessore da 0,02 a 0,3 mm e peso da 10 a 150 g/m². I formati sono unificati: a eccezione di Francia, Gran Bretagna e USA, tutti i Paesi adottano i formati ISA, derivati per successivi dimezzamenti dal formato base 841×1189 mm; questi costituiscono la serie fondamentale A, dalla quale derivano, per progressione geometrica, le due serie supplementari B e C usate per stabilire i formati dei prodotti (buste, cartelle ecc.) destinati a contenere quelli di serie A. Rispetto alla qualità si hanno carte fini, mezzofini, ordinarie; le più pregiate sono quelle ottenute da paste derivate da stracci.

Tipologia

La tipologia della carta è strettamente legata all'uso, che è assai vasto, per cui si ha un numero elevato di tipi dei quali citeremo i più noti. Carte abrasive, usate per lisciare superfici o eliminare da queste ruggine, colori ecc.; si ottengono incollando su di una faccia del foglio granuli di vetro (carta vetrata), di smeriglio (carta smerigliata), di carborundum, corindone, pomice a seconda degli scopi. Carta accoppiata, usata per imballo, rivestimenti, decorazioni ecc.; si ottiene incollando più fogli sottilissimi di cui quello esterno può essere colorato, argentato, dorato ecc. Carta adesiva, per usi vari; con una faccia gommata che ne consente l'adesione dopo bagnatura (carta gommata) o a secco (carta autoadesiva). Carta assorbente, usata per asciugare l'inchiostro, per asciugamani, fazzoletti, filtri ecc. e quale supporto di altre carte; si ottiene da paste chimiche addizionate con pasta di legno magra. Carta autoricalcante, per ottenere direttamente copia di uno scritto; si ottiene trattando chimicamente una delle facce cosicché lasci l'impronta dello scritto. Carta bibbia, di alta qualità, per stampa; ha grammatura ridotta (30-36 g/m²); è usata per libri di molte pagine ma di spessore minimo. Carta carbone, per ottenere copie di uno scritto interponendola ai fogli per scrivere; è una carta seta resistente, rivestita su di un solo lato da uno strato pigmentato. Carta catramata, carta impermeabilizzata. Carta crespata, di largo impiego (per imballo, sacchi, tovaglioli, usi igienici, decorazioni, bende, fiori artificiali ecc.); a seconda degli usi ha grammatura diversa, può essere o no colorata, più o meno collata e impermeabilizzata; la crespatura può essere effettuata durante oppure dopo la lavorazione del nastro continuo. Carta da disegno, realizzata con materie prime e procedimenti tali che diviene perfettamente cancellabile, non ingiallisce, mantiene facilmente il segno grafico e il colore. Carta da filare, usata per corde, pizzi, tappeti, rivestimenti isolanti; viene ottenuta attorcigliando sottili strisce ricavate tagliando il nastro di carta durante o dopo la sua fabbricazione. Carta filigranata, provvista di filigrana; si ottiene disponendo sulla maglia di una macchina in tondo sottili fili metallici secondo un disegno, cifra o simbolo. Carta da filtro, carta assorbente. Carta fotografica (o emulsionata o sensibile), serve a ottenere copie positive di fotografie: quella tradizionale, o baritata, è una carta patinata e calandrata, che ha elevata resistenza meccanica e notevole inerzia chimica, ricoperta da uno strato di barite legata con gelatina (vedi baritaggio) sul quale è stesa l'emulsione sensibile. Nella carta fotografica politenata, invece, l'emulsione è stesa su un sottilissimo strato di politene che ne ricopre le due facce. La superficie può essere lucida, semilucida o mat. Si distingue tra carta sottile (90 g/m²), carta propriamente detta (140 g/m²) e cartoncino (240 g/m²). Carta giapponese, ottenuta da fibre di gelso; poiché ha la resistenza dei tessuti viene adoperata per scopi speciali. Carta da giornali, generalmente senza carica e con scarsa collatura, risulta abbastanza assorbente e morbida; si usa liscia o calandrata; è adatta alla stampa in rotativa. Carta gommata, carta adesiva. Carta igienica, carta crespata. Carta da impacco, usata per involgere e imballare; ha notevole resistenza, scarsa igroscopicità, elevata grammatura; ve ne sono di più tipi, anche impermeabilizzati o colorati (per esempio carta da zucchero). Carta impermeabilizzata o carta impregnata, usata sia per impaccare, sia nelle costruzioni quale ausilio per rendere impermeabili strutture, sia quale protezione di oggetti metallici, macchinari ecc. A seconda del prodotto usato per impregnarla si hanno carta catramata, carta bitumata, carta cerata, carta paraffinata, carta alle resine, carta ai siliconi ecc.; la carta ai siliconi, per le sue elevate proprietà di respingere ogni tipo di liquido, è detta anche antiadesiva; alcuni tipi sono impermeabili ai gas e a molti reagenti chimici. Carta ininfiammabile, usata per decorazioni, carta valori, carta per documenti ecc.; ha notevole resistenza alla combustione, ottenuta addizionando l'impasto o rivestendo i fogli con sostanze ignifughe. Carta insetticida, carta rivestita o impregnata di sostanze insetticide; può essere a liberazione di vapori quando viene esposta all'aria oppure appiccicaticcia (per esempio carta moschicida). Carta isolante, carta impregnata di sostanze chimiche che, a seconda degli scopi, sono termoisolanti, elettroisolanti, fonoassorbenti. Carta Kraft, carta da impacco molto robusta ottenuta con paste di cellulosa al solfato, al bisolfato o miste. Carta da lucido, carta pergamin e carta trasparente. Carta a mano, carta di stracci, talvolta con aggiunta di cellulosa, usata quale carta di lusso; si ottiene secondo l'antico procedimento, foglio per foglio, mediante forma metallica immersa a mano nell'impasto; reca l'impronta della forma e ha i bordi non tagliati; può essere ottenuta artificialmente (carta uso mano), generalmente su macchina in tondo munita di un particolare cilindro, nel qual caso l'impronta rimane solo sul lato tela. Carta millimetrata, carta calandrata che ha stampato su di una superficie l'impronta di un reticolo a maglie di 1 millimetro; analoghe sono le carte quadrettate e rigate. Carta oleata, carta impermeabilizzata. Carta ozalid. Carta da parati o carta per tappezzeria. Carta patinata, usata soprattutto per la stampa; ha una o entrambe le superfici del foglio patinate. Carta pergamena, carta assorbente, di cotone o di cellulosa, trattata con acido solforico così che la sua superficie si trasforma in una pellicola densa, trasparente, priva di pori, tanto che la carta assume l'aspetto della pergamena animale. Carta pergamin, carta dall'aspetto vitreo e trasparente con proprietà prossime a quelle della carta pergamena; si ottiene raffinando al massimo (raffinazione grassa) un impasto di cellulosa al bisolfito privo di carica; aggiungendo glicerina (5-12%) durante il passaggio nella seccheria si ottengono notevoli sofficità, flessibilità e trasparenza, per cui può essere usata quale carta da lucido. Carta riciclata, ottenuta rilavorando carta già usata (di solito per pubblicazioni a stampa); ha aspetto grigiastro per l'impossibilità di eliminare, a causa degli alti costi, inchiostri e coloranti. Carta per scrivere, carta di diversa origine caratterizzata da forte collatura e buona cancellabilità, tale che l'inchiostro aderisca, scorra ma non penetri e si spanda. Carta seta, carta sottilissima ma molto resistente (grammatura fino a 30 g/m²), ottenuta da un impasto abbastanza grasso, usata per involgere, per decorazioni, per fiori artificiali e quale supporto per altri tipi di carta. Carta per sigarette, carta seta ottenuta da impasto di fibre di canapa, lino, cotone, iuta, resa opaca o no, la cui combustibilità, resistenza, fumosità, tenori in ceneri ecc. sono opportunamente controllati. Carta smeriglio, carta abrasiva. Carta stagnola. Carta da stampa, carta di vario tipo caratterizzata da ottima stampabilità; in genere ha subito una raffinazione magra e limitata collatura; subisce trattamenti diversi a seconda del tipo di stampa (tipografica, offset, rotocalcografica ecc.), così da adattarsi sia all'impressione dei segni grafici sia alla riproduzione delle illustrazioni. Carta trasparente, analoga alla carta pergamin, carta ottenuta impregnando con olio essiccante una carta priva di carica o satinata; usando opportune mascherine si può rendere trasparente solo la (o le) zona desiderata (per esempio nelle buste con finestra); usando quale supporto una carta da disegno si ottengono carte sulle quali si può scrivere, con buona cancellabilità e notevole trasparenza (carta da lucido). Carta velina, carta seta di elevata grammatura; spesso è poco collata per cui è quasi trasparente e morbida. Carta vergata, carta per scrivere, per imballo, per stampa che presenta una vergatura ottenuta facendo passare il nastro continuo tra feltri marcatori. Carta vergatina, carta con grammatura di 30 g/m², ottenuta da cellulosa bianchita, raffinata grassa; dopo completa collatura viene fatta passare tra feltri marcatori; data la leggerezza è utilizzata per copie a macchina. Carta vetrata, carta abrasiva.

Ecologia: impatto ambientale

A partire dagli anni Novanta del sec. XX sono stati attuati numerosi interventi per ridurre l'impatto ambientale dell'industria cartaria e risparmiare le risorse energetiche. Tali interventi hanno avuto i seguenti obiettivi: minimizzazione del consumo dell'acqua attraverso l'ottimizzazione dei cicli produttivi (per esempio, in Italia il settore cartario tra il 1970 e il 2000 ha ridotto il consumo idrico del 15% nonostante il continuo aumento della produzione di carta); diminuzione dei fattori inquinanti nei processi di produzione delle paste di carta, accompagnata da una migliore efficienza nell'utilizzo delle materie prime; riduzione dei prodotti di rifiuto durante le varie fasi del ciclo di vita della carta e del cartone, con aumento del tasso di riciclo (a livello europeo il rapporto percentuale fra carta riciclata riutilizzata e carta totale consumata supera il 50%); maggiore riutilizzo dei fanghi di cartiera (per la produzione di cemento e laterizi, per il compostaggio, per il recupero energetico); risparmio energetico, principalmente attraverso il miglioramento dell'efficienza dei processi di autoproduzione tramite impianti di cogenerazione presso le cartiere.

Carta per francobolli

Per stampa dei francobolli, così come per quella delle marche da bollo e delle altre marche fiscali, i vari Paesi si servivano e si servono tuttora di carta che ne renda più ardua la falsificazione. Fra gli accorgimenti adottati per ostacolare l'opera dei falsari vanno segnalati la filigrana e l'inserimento di fili di seta nella pasta della carta. Altri accorgimenti quali la colorazione della carta in pasta o la gessatura avevano lo scopo di rendere più difficile il lavaggio degli annulli e la successiva riutilizzazione dei francobolli. Oggi l'uso di carta filigranata si va riducendo poiché si pensa che la complessità tecnica dei metodi di stampa usati sia di per sé ostacolo sufficiente all'opera dei falsari. In molti Paesi, fra i quali l'Italia, alla carta destinata alla stampa dei francobolli sono state aggiunte delle sostanze fluorescenti, la cui luminescenza interessa le cellule fotoelettriche delle macchine bollatrici elettroniche, consentendo la corretta bollatura dei francobolli.

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