cefalizzazióne

sf. [dal greco kephale, testa]. In paleontologia e antropologia, graduale aumento della massa cerebrale e complicazione della struttura di questa che si osserva nel confronto tra le forme meno evolute e quelle più evolute dei mammiferi e in particolare nel confronto fra i primati e l'uomo; in antropologia è detta più correttamente cerebralizzazione . Il processo di cefalizzazione è rilevabile dal calcolo della capacità cranica che consente di determinare il volume e la forma della massa encefalica: tale calcolo consente di affermare che il rapporto (coefficiente K di cefalizzazione) fra il peso specifico della massa encefalica (E) e il peso somatico (P) del corpo varia progressivamente nei mammiferi con l'aumentare della cefalizzazione, secondo una formula espressa dalla cosiddetta “legge di Dubois” (K=E/P0). Si constata, però, che mentre questa legge ha una certa qual costanza in tutti i mammiferi inferiori, essa non è seguita nei primati (che sono più ricchi di massa encefalica rispetto alla media) e in altri animali (per esempio l'ippopotamo) dove invece la massa encefalica è minore alla media rispetto al peso del corpo. Inoltre l'aumento della massa encefalica è maggiore nei primati più evoluti rispetto a quelli considerati meno evoluti; il divario diventa enorme nel passaggio dai primati superiori all'uomo. Lo sviluppo della massa encefalica e più ancora la struttura di questa vengono considerati come espressione del grado di attività psichica dei vari gruppi animali: si constata, infatti, che il coefficiente di cefalizzazione, che è di ca. 0,60 nel gorilla e nel gibbone, aumenta fino a 0,80 nell'orango e a 0,90 nello scimpanzé attuali, mentre arriva a 2,75 nell'uomo moderno. La struttura dell'intera massa encefalica, a sua volta, deve essere valutata in base alla maggiore o minore presenza di neuroni, e in particolare di quelli che sovrintendono alle funzioni psichiche e di relazione. È stato possibile stabilire statisticamente che il cervello di Homo habilis doveva contenere 6,4 miliardi di questo tipo di neuroni, rispetto ai 3,4 miliardi del gorilla e ai 3,4 dello scimpanzé. Basandosi sull'idea che esista un rapporto fra l'entità della massa encefalica, il numero di neuroni presenti in essa e la massa corporea, gli antropologi hanno fissato a un limite minimo, compreso fra 600 e 650 cm3, la quantità di massa encefalica che si ritiene indispensabile come substrato morfologico di un'attività psichica tale da poter essere definita, anche in senso molto lato, come “umana”. L'aumento dell'encefalo nel genere Homo si è verificato rapidamente ma in modo discontinuo: per esempio in Homo habilis si registra un aumento del 40% rispetto all'Australopiteco; tra i primi Homo e i più moderni Homo erectus l'aumento è intorno al 60%; fra questi ultimi e l'uomo moderno tocca il 45%. L'aumento della massa encefalica, inoltre, ha comportato non solo lo sviluppo quantitativo dei neuroni ma anche una loro più complessa differenziazione e organizzazione, con notevoli cambiamenti nelle strutturazioni dendritiche e nelle interazioni sinaptiche (Washburn, Isaac, Lovejoy, Tobias, ecc.). Tali variazioni funzionali sono dimostrate sia con i successivi sviluppi culturali delle e nelle singole specie di Homo (secondo Tobias, Blurton-Jones e Leroi-Gourhan, esiste un certo parallelismo fra aumento dell'encefalo ed evoluzione delle industrie litiche), sia con la maggior complessità delle ramificazioni arteriose cerebrali rilevabili dai calchi endocranici. È indubbio che la complessità della massa cerebrale, e quindi la sua specializzazione, è in stretta interrelazione con lo sviluppo della cultura materiale e della vita socio-psichica delle varie specie di Homo succedutesi nel tempo, agendo reciprocamente l'uno rispetto all'altra, ciò indipendentemente dall'aumento in peso e volume dell'encefalo: la selezione naturale avrebbe quindi favorito gli individui che, pur avendo una massa cerebrale inferiore, presentavano una sua più complessa articolazione, come sembra dimostrato dalle differenze riscontrate nei calchi endocranici di Homo sapiens sapiens e Homo sapiens neanderthalensis.

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