complòttismo

Noto anche come teoria del complotto o cospirazionismo. Termine con cui si definisce l’orientamento di chi attribuisce la causa di un evento rilevante sotto l’aspetto politico, sociale o naturale (l’uccisione o la morte di un personaggio noto, la diffusione di un virus, una catastrofe ecologica) a un complotto messo in atto da enti sovranazionali o da gruppi occulti. Il termine viene usato in senso dispregiativo per definire l’atteggiamento di chi crede alle più diverse teorie in modo poco razionale o comunque acritico. Teorie complottiste sono state elaborate in campi disparati: dalle teorie antisemite dei falsi Protocolli dei savi anziani di Sion all’avvistamento degli extraterrestri, dall’attentato dell’11 settembre 2001 alla globalizzazione.
Ne La società aperta e i suoi nemici (1945) il filosofo Karl Popper ha definito il concetto di “teoria cospirativa della società” come la convinzione che qualunque cosa avvenga nella società sia il risultato di interventi diretti di individui e gruppi potenti. E che di conseguenza lo scopo dei complottisti sia quello di scoprire gli uomini o i gruppi che sono interessati al verificarsi di tale fenomeno. Popper, pur non negando la possibilità di cospirazioni, conclude spiegando che tale atteggiamento è «il tipico risultato della secolarizzazione di una superstizione religiosa». Mentre la complessità delle istituzioni sociali dimostra invece che ad «azioni umane intenzionali» seguono spesso «ripercussioni inintenzionali».

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