Lessico

sm. [sec. XVII; da innestare].

1) Azione ed effetto dell'innestare nella tecnica agraria; la porzione stessa del vegetale innestato. In particolare, in chirurgia, trasporto di materiale cellulare o tessutale vivo o morto sia da una regione a un'altra del medesimo organismo (innesto autoplastico) sia da un individuo a un altro della stessa specie (innesto omoplastico) o di specie diversa (innesto eteroplastico), senza la creazione di anastomosi vascolari. Per gli innesti che richiedono la rivascolarizzazione, vedi trapianto.

2) Nella tecnica, dispositivo mediante il quale si stabilisce un accoppiamento non fisso tra due organi meccanici.

3) In elettrotecnica, lo stesso che attacco.

4) In chimica, tecnica di polimerizzazione, intermedia tra la copolimerizzazione e la mescola di due differenti polimeri, basata sull'aggancio di una catena polimerica a un'altra di un altro prodotto a parte polimerizzato. Per esempio

5) Fig., inserimento, introduzione di un nuovo elemento in un complesso già esistente.

Agraria: generalità

Trapianto di un'idonea porzione assile sottratta a un vegetale, alla quale si dà il nome di nesto (o marza, oggetto, domestico, gentile, ecc.), nel corpo di un'altra pianta della stessa o di diversa specie, che prende il nome di soggetto (o selvatico, o portainnesto), allo scopo di formare un nuovo organismo, nel quale le due comparti si adottano reciprocamente per svolgere funzioni complementari, pur conservando ciascuna quasi tutte le caratteristiche del proprio metabolismo – tanto che il concrescimento dell'una con l'altra può essere considerato una particolare forma di convivenza di due distinti individui (parabiosi). La saldatura e il concrescimento di porzioni vegetali è possibile anche fra organi vari, come bocci fiorali, foglie isolate, radici, ecc., e può avvenire anche fra piante erbacee, ma l'innesto in pratica si fa quasi esclusivamente con gemme di piante legnose e assume particolare importanza in frutticoltura, in quanto permette di moltiplicare facilmente il numero degli esemplari evitando il ricorso alle talee, che di solito nei fruttiferi sono di difficile radicazione e per giunta richiedono un lungo periodo di tempo per diventare produttive – contrariamente alle gemme e ai rami innestati, che fruttificano rapidamente –; inoltre, dal momento che con l'innesto non si modificano le caratteristiche geniche delle piante, come avviene nella moltiplicazione per seme, esso costituisce il mezzo ideale per conservare i caratteri degli individui instabili, o delle varietà incapaci di produrre semi.

Agraria: tipi d'innesto

Per il buon esito di un innesto è indispensabile che siano soddisfatte alcune condizioni e in primo luogo che le superfici di contatto presentino una perfetta aderenza, gli strati cambiali delle due parti si corrispondano e i parabionti posseggano un sufficiente grado di affinità. In condizioni ambientali adatte, allora, ciascuna delle due comparti produce a livello dei tagli un tessuto cicatriziale formato da cellule che si dividono attivamente, mescolandosi e saldandosi le une alle altre; infine, alcune di esse si differenziano in vasi legnosi e tubi cribrosi che mettono in comunicazione i tessuti conduttori del nesto con quelli del soggetto. L'affinità fra le specie parabionti spesso è soddisfacente fra piante di stretta parentela, ma non vi è una regola assoluta: specie assai prossime per i botanici non hanno mai potuto essere innestate, o solo con molta difficoltà (melo con pero), mentre altre appartenenti a generi o famiglie differenti si saldano facilmente (pero su cotogno, tabacco su giusquiamo, olivo su lillà, ecc.). La causa di tale fenomeno non è stata ancora chiarita. In pratica l'innesto può essere eseguito con tecniche diverse, fra le quale più comuni sono l'innesto inglese (o per copulazione), l'innesto a spacco comune, l'innesto a corona, l'innesto a occhio (o a gemma, o a scudo). Il primo si effettua nel caso che il nesto e il soggetto abbiano il medesimo diametro: essi allora vengono tagliati a bocca di flauto in modo che le superfici di contatto si corrispondano e quindi legati strettamente fra loro. Nel caso che il nesto abbia diametro inferiore a quello del soggetto, invece, si usano di preferenza gli innesti a spacco o a corona; il primo di questi consiste nel praticare una fenditura longitudinale nel fusto (o in un ramo) troncato trasversalmente e nell'inserire ai lati dello spacco due nesti convenientemente assottigliati alla base, avendo cura di far corrispondere fra loro le parti cambiali; nell'innesto a corona, invece, che si usa quando le dimensioni del soggetto sono ancora più grandi, all'asse troncato, come nel caso precedente, viene sollevata la corteccia mediante tagli longitudinali che permettono di inserire nelle rispettive cavità un numero corrispondente di nesti, anche questi assottigliati. Nell'innesto a occhio, infine, il nesto non è più costituito da un rametto munito di un certo numero di gemme, ma da un'unica gemma che viene trapiantata sul soggetto assieme a una piccola porzione di corteccia, previa apposita incisione a T praticata nel soggetto. L'innesto viene attuato generalmente utilizzando quale soggetto una pianta selvatica.

Tecnica

L'innesto è un dispositivo atto a realizzare o interrompere l'accoppiamento tra due alberi rotanti, uno dei quali sia motore e l'altro condotto, con manovre facili e rapide; per questa caratteristica si distingue dal giunto che, generalmente, realizza un collegamento fisso. Gli innesti possono essere di tipo radiale o frontale. Gli innesti radiali più comuni sono quelli a chiavetta scorrevole, ad albero scanalato, a denti. Negli innesti a chiavetta scorrevole gli ingranaggi A B C sono solidali all'albero S, mentre gli ingranaggi A´ B´ C´, provvisti di una cava per chiavetta, sono folli sull'albero T. La chiavetta D con nasello può scorrere lungo l'albero T e, secondo la posizione in cui si trova, può bloccare l'uno o l'altro degli ingranaggi dell'albero T realizzando ogni volta un innesto diverso e un diverso rapporto di trasmissione. Nell'innesto ad albero scanalato una ruota dentata E è calettata sull'albero P, mentre la ruota dentata F è libera di scorrere sull'albero scanalato Q; la trasmissione del moto, attraverso l'albero scanalato, si realizza portando F a ingranare con la ruota E. L'innesto a denti è realizzato mediante due ruote C e D calettate rispettivamente sugli alberi M e N. La ruota D porta una dentatura interna: facendola scorrere sull'albero scanalato fino a ingranare con la ruota C, munita di dentatura esterna, si ha la trasmissione del movimento; spostandola poi in senso opposto si ha il disinnesto. Tra gli innesti frontali i più comuni sono quelli a denti di lupo. Impiegando innesti a denti diritti è possibile invertire il moto; con innesti a denti di lupo è possibile trasmettere potenze maggiori, ma non invertire il senso di rotazione. Un altro tipo di innesto largamente usato, nel quale si sfrutta l'attrito tra due superfici, è quello a frizione. Secondo il mezzo impiegato per il comando delle parti scorrevoli, gli innesti si distinguono in meccanici, idraulici o elettromagnetici.

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