istanza o instanza

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sf. [sec. XIV; dal latino instantía].

1) Lett., insistenza nel chiedere, nel pregare.

2) Per estensione, domanda, richiesta, per lo più fatta con insistenza: la proposta fu accolta per istanza di un suo amico; sollecitarono un loro intervento con grande istanza. In particolare, richiesta scritta rivolta all'autorità amministrativa o giurisdizionale per ottenere una concessione: accogliere, respingere un'istanza. Fig., esigenza, necessità: istanze sociali; le istanze dei meno abbienti.

3) Nel linguaggio giuridico, la domanda giudiziaria che dà inizio a un processo civile e i successivi atti di parte con cui il giudizio stesso prosegue. Si dice istanza anche la domanda rivolta a un notaio, a un cancelliere, a un ufficiale giudiziario, per richiedere per esempio d'inserire a verbale determinate dichiarazioni. In un altro senso istanza è sinonimo di grado di giurisdizione (giudizio di prima o di seconda istanza); tale accezione è scomparsa nella terminologia dei codici, ma è rimasta nel linguaggio dei pratici e degli studiosi. Nel diritto canonico le istanze del giudizio sono: il tribunale dell'ordinario del luogo; il tribunale del metropolita; il tribunale della Sacra Romana Rota.

4) In filosofia, il nuovo argomento che scaturisce dalla replica a un'obiezione. Bacone la definisce invece un fatto tipico che si può portare a esempio studiando una proprietà generale e nello stesso senso la usa anche Leibniz.

5) Nella psicanalisi, termine introdotto da S. Freud per indicare le tre zone o regioni in cui si suddivide l'apparato psichico: Es o Id, Io o Ego, Super-Io o Super-Ego.

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