metròpoli

Indice

Lessico

sf. [sec. XIV; dal greco mētrópolis, da mḗtēr, madre+pólis, città].

1) Presso gli antichi Greci, la città madre rispetto alle colonie da essa fondate. Per estensione, nell'età moderna, la madrepatria nei confronti delle colonie.

2) Grande città, capitale di uno Stato, di una regione; in particolare, città che ha un ruolo preminente nella vita economica, culturale, ecc. di un Paese: le metropoli industriali dell'Europa occidentale.

3) Città o chiesa principale di una provincia ecclesiastica.

Economia

Come termine specifico del modo di produzione capitalistico, metropoli si riferisce ai connotati qualitativi della forma di organizzazione dello spazio nei Paesi sviluppati, indicando non la generica quantità di popolazione o la sua distribuzione, ma la concentrazione di “forza lavoro” e di “mezzi di produzione”. In questo senso non sono da considerarsi metropoli le grandi agglomerazioni dei Paesi “in sviluppo”, dove la concentrazione di popolazione non ha comportato un equivalente crescita della capacità produttiva.

Urbanizzazione

Secondo i concetti urbanistici, in periodo moderno, è metropoli la città sviluppatasi “naturalmente” per anelli concentrici (espansione radiocentrica), nella quale un centro principale, caratterizzato da una forte concentrazione di popolazione, tende ad assorbire i nuclei abitati vicini, cui è legato da rapporti sociali ed economici, formando un unico tessuto urbano. Secondo le valutazione degli organi delle Nazioni Unite che si occupano dei problemi connessi alla urbanizzazione, la percentuale della popolazione mondiale insediata nelle metropoli è destinata ad aumentare. Se nel 1950 solo il 30% dell'umanità viveva in cittadine e città, all'inizio del sec. XXI quasi la metà del genere umano vive nelle aree urbane, la popolazione delle quali sta crescendo secondo un ritmo che è di 2,5 volte più rapido rispetto a quello della popolazione rurale: si prevede, pertanto, che entro il 2025 esse ospiteranno più di due terzi della popolazione mondiale. Questa concentrazione non sarà indifferenziata e omogenea, infatti l'80% dei futuri abitanti delle città apparterrà ai Paesi in via di sviluppo, ove saranno localizzate le metropoli più popolate del mondo (Bombay o Mumbai, Shanghai, Jakarta, Karachi, Pechino, Dhaka, San Paolo, Città di Messico, Lagos); l'unica a far parte di un Paese industrializzato sarà Tōkyō. La mancanza di risorse e la rapidità della crescita non lasciano spazio alla pianificazione e aggravano i problemi urbani: disoccupazione, inadeguatezza degli alloggi, condizioni sanitarie scadenti quando non addirittura nulle, scarsezza nelle forniture idriche, inquinamento dell'aria e dell'acqua e altre forme di degrado ambientale, congestionamento del traffico e sovraccarico del sistema di trasporto pubblico. Nelle aree urbane vi sono almeno 600 milioni di persone che non possono soddisfare in maniera adeguata i propri bisogni essenziali riguardo l'alloggio, il lavoro, l'acqua e la salute, che spesso viene messa a repentaglio. Il connubio fra povertà e degrado ambientale è evidente in quegli insediamenti abusivi che sorgono, spesso, in prossimità di discariche o aree industriali, particolarmente vulnerabili ai disastri naturali e privi di infrastrutture, comodità e servizi assistenziali. La loro esistenza è l'espressione più vivida della gravità del problema abitativo nelle metropoli che, nel prossimo futuro, sarà ancor più rilevante, in considerazione del ritmo di crescita della costruzione di nuovi alloggi, meno elevato rispetto a quello dell'incremento degli abitanti. Le città con i peggiori problemi abitativi sono Addis Abeba, dove il 79% della popolazione non ha una casa o vive in alloggi sotto gli standard minimi. Seguono poi Jakarta, con il 54%, e Bogotá con il 50%. La costruzione e la riqualificazione delle abitazioni si pongono fra gli obiettivi più importanti che devono essere perseguiti, soprattutto in virtù delle potenzialità connesse a tali attività. La cattiva qualità dell'aria che si respira nelle abitazioni poco ventilate si combina con l'insalubrità dell'ambiente urbano: la qualità dell'aria nelle venti città più popolose del mondo è al di sotto degli standard stabiliti dall'Organizzazione Mondiale della Sanità. Altro problema pressante per le metropoli è connesso alla scarsa qualità dell'acqua, che si combina con la diminuzione delle riserve di acqua dolce. Persino in quei Paesi che dispongono di adeguate risorse idriche, la rapida espansione delle città aggrava l'inefficienza delle infrastrutture per la distribuzione dell'acqua e pregiudica l'erogazione dell'acqua potabile. Negli ultimi anni del sec. XX e soprattutto in prospettiva futura, il problema dell'approvvigionamento alimentare delle metropoli è divenuto via via più rilevante poiché si è ampliata la frattura fra città e campagna: la crescente massa di cittadini ha perso i legami con la realtà agricola e non è più autosufficiente. L'enormità della domanda richiede un'opera di riorganizzazione complessiva delle modalità di approvvigionamento, dalla produzione fino alla distribuzione, la cui realizzazione è ostacolata oltre che dalla difficoltà di sopperire allo spopolamento delle campagne, anche dalla trasformazione della domanda stessa, che si è spostata verso prodotti che richiedono una lavorazione industriale (pasta, surgelati). Nonostante tutti questi problemi, emerge, dagli studi condotti per conto delle Nazioni Unite, che l'urbanizzazione rappresenta l'unico modo in cui il mondo potrà sopportare il massiccio aumento della popolazione. Le aree urbane, infatti, offrono un'aspettativa di vita più elevata e livelli di povertà inferiori e possono garantire servizi essenziali a un prezzo minore e su più vasta scala rispetto alle zone rurali. Le città, inoltre, offrono molti vantaggi. L'alta densità di popolazione si traduce in costi più bassi, sia per le aziende che forniscono acqua, curano la raccolta dei rifiuti e assicurano l'assistenza sanitaria, sia per le famiglie che di questi servizi usufruiscono. In aggiunta alla loro maggiore capacità di fornire servizi sociali e sanitari, le città garantiscono maggiori opportunità di ottenere una educazione migliore, la quale spesso conduce a un maggior controllo dei tassi di natalità. Sotto questo profilo è evidente il contributo dell'urbanizzazione nella riduzione della crescita della popolazione. I tassi di natalità stanno di fatto decrescendo in molte città africane, asiatiche e sudamericane, anche se la migrazione verso le città da parte di persone in cerca di opportunità economiche continua incessante e ricalca gli stessi schemi percorsi in passato dalle nazioni industrializzate, la cui popolazione urbana si è raddoppiata e triplicata nel corso di dieci o venti anni.

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