quadraturismo

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Descrizione generale

sm. [da quadratura]. Genere pittorico che ebbe la sua massima fioritura nel barocco; il termine quadraturismo, come “quadraturista” e “quadratura”, deriva probabilmente dall'espressione “lavoro di quadro” usata dal Vasari con riferimento a tutto ciò per cui “si adopera la squadra e le seste” e, a cominciare dal Seicento, con riferimento alla rappresentazione di elementi e spazi architettonici sulla superficie piana del dipinto o dell'affresco. Se il termine nella sua accezione più ampia e impropria può essere applicato alle prospettive dipinte tardo-antiche, agli sfondi architettonici degli affreschi medievali e quattrocenteschi, esso designa propriamente uno specifico genere pittorico nato nella seconda metà del Cinquecento e sviluppatosi attraverso varie scuole nei due secoli successivi, assumendo il carattere di specializzazione pur operando in collaborazione coi pittori di figura. Il quadraturismo affonda le sue radici negli studi di prospettiva e nella pittura del Quattrocento toscano, nella quale già si manifesta in nuce quella dicotomia tra pittura di figure e di prospettive architettoniche che sta alla base del quadraturismo; in seguito, la necessità di inserire sempre più vasti cicli decorativi dipinti in ambienti architettonici reali indusse a usare l'architettura dipinta come collegamento tra lo spazio reale e quello immaginario nel quale si situa la scena rappresentata. Si venne così definendo quel carattere illusorio della prospettiva architettonica dipinta che costituisce la natura prima della quadratura tardo-cinquecentesca e barocca e che l'apparenta alla scenografia. Tra gli esempi più precoci di questo nuovo uso dell'architettura dipinta sono le Logge di Raffaello in Vaticano, la Sala dei Cavalli di Giulio Romano nel palazzo Tè a Mantova e la Sala delle Prospettive di Peruzzi nella Farnesina a Roma. In pieno Cinquecento la trattatistica sull'architettura alimentò, fornendo i dati necessari a una più rigorosa applicazione della prospettiva, il gusto per un tipo di decorazione d'interni nel quale la quadratura ebbe un ruolo essenziale.

Cenni storici

Il quadraturismo vide la sua grande fioritura dopo la metà del Cinquecento nelle ville palladiane affrescate da Paolo Veronese e dalla sua scuola (B. Zelotti, B. Caliari, del Moro, G. A. Fasolo, B. India, ecc.), punto d'avvio di una tradizione veneta che annovererà tra i suoi protagonisti nel Seicento G. A. Fumiani, nel Settecento G. Mengozzi Colonna, fedele collaboratore del Tiepolo, e il binomio G. B. Crosato e P. Visconti. La scuola del quadraturismo bolognese, che da quella veneta si distinse per il più rigoroso rispetto della geometria, fa capo a G. Curti detto il Dentone e ai suoi seguaci A. Mitelli e A. M. Colonna, operosi a Roma, Firenze e in Spagna; nel Settecento i Bibiena, quadraturisti e scenografi, la diffusero in Europa, arricchendola di più complesse suggestioni spaziali. Il quadraturismo raggiunse un vertice insuperato a Roma nell'opera di A. Pozzo che, fondendo i principi della prospettiva architettonica con quella aerea di derivazione correggesca in una mirabile organizzazione di spazi fittizi e di “cieli aperti”, creò un modello decorativo cui guardò tutta la pittura barocca, e in particolare i quadraturisti del Settecento tedesco. A Napoli V. Codazzi in pieno Seicento dette l'avvio alla scuola locale, collaborando con quadrature estrose e di tecnica abilissima con i più famosi pittori del tempo, da G. Lanfranco a M. Cerquozzi. Furono attivi a Genova, tra Seicento e Settecento, G. Carlone, D. Piola, G. De Ferrari. Né il quadraturismo si esaurì con la grande decorazione barocca, dato che il prospettivismo illusionistico restò una componente fondamentale di tanta decorazione rococò e neoclassica, e i suoi principi fondamentali sono presenti, nel Settecento e oltre, in generi affini di pittura quali il “capriccio ”, la veduta prospettica, la pittura “di rovine”.

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