I mochica

tessuto-nazca-animale

Ampie linee geometriche e simmetriche, visibili soltanto dall’alto a volo d’uccello, si snodano per un raggio di molti chilometri nel terreno, disegnando delle forme che a volte possono essere identificate con piante o animali, arbusti, scimmie, lucertole e uccelli stilizzati. La studiosa tedesca Maria Reiche, ormai novantenne, ha dedicato tutta la vita alla conservazione e all’interpretazione di quei misteriosi segni, arrivando alla conclusione che il complesso veniva usato dai sacerdoti nazca come un calendario cosmologico-religioso che rispecchiava le costellazioni del cielo. Le teorie della Reiche non sono accettate da tutti gli archeologi, ma finora nessuna delle tante altre ipotesi si è rivelata altrettanto valida.

I Mochica – che sono i primi ad avere una struttura statale di tipo militare – si sono insediati nella regione settentrionale del Perú, costruendo piramidi monumentali di adobe nella regione di Cerro Purgatorio e di Cerro Blanco, tra montagne brulle che si affacciano sulla costa. Gli scopritori delle 26 piramidi, alte fino a 70 metri e che a prima vista non sembrano altro che colline fangose, sono stati Thor Heyerdahl, il leggendario navigatore del Kon Tiki che attraversò l’Oceano alla ricerca dell’Isola di Pasqua e l’archeologo peruviano Walter Alva, il quale aveva esplorato negli anni Ottanta la favolosa necropoli dei Moche a Sipán, trovando i piú ricchi corredi funerari di tutte le regioni andine.

La cultura mochica si è distinta per la sua ceramica fantasiosa, fatta di vasi scultorei che raffigurano esseri antropomorfi, ritratti umani e scene di vita quotidiana e familiare, tra cui sono presenti numerose immagini erotiche – atti di copula, onanismo, feticismo – di sorprendente realismo. La civiltà Moche fiorisce tra il I e il V secolo d.C. e viene annientata dai guerrieri Huari provenienti dalle inaccessibili montagne della Cordigliera. In quell’epoca nascono le prime stutture urbane a scacchiera, città fortificate da mura imponenti come Pikillaqta, e insieme appare per la prima volta l’immagine del “dio-creatore” o “dio piangente” Viracocha che in seguito verrà accolto nel pantheon degli dèi Inca.