Guida ai referendum del 12 e 13 giugno: la privatizzazione dell’acqua

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Nucleare, privatizzazione dell'acqua e legittimo impedimento. Sono questi gli argomenti sui quali gli italiani sono chiamati a pronunciarsi con i referendum abrogativi del 12 e 13 giugno 2011. Quattro argomenti per altrettante questioni spinose, che dividono gli schieramenti politici italiani e l'opinione pubblica nostrana. 

Ma vediamo più da vicino in cosa consiste il referendum sull'acqua e cosa si intenda per privatizzazione del settore e dei servizi ad essa collegati. Ai cittadini italiani, infatti, verranno posti due differenti quesiti sull'argomento, esemplificati attraverso le schede elettorali rosse e gialle.

Ogni scheda conterrà un diverso quesito riguardante la privatizzazione dell'acqua, ai quali i votanti dovranno rispondere con un 'Si' o con un 'No'. A questo scopo è fondamentale ricordarsi che, trattandosi di un referendum abrogativo, è necessario votare 'Si' se si è in disaccordo con la proposta (e quindi favorevoli all’abrogazione) e 'No' se questa è in linea con la propria visione (e se si è contrari ad abrogare la norma). In sintesi, bisogna votare si per dire di no e viceversa.

Il referendum popolare n. 1, ovvero quello esemplificato dalla scheda di colore rosso, riguarda l’argomento dell’acqua pubblica ed in particolare le modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica. Detta semplicemente, il quesito riguarda la privatizzazione della gestione dell'acqua. Votando 'No', si vota contro l'abrogazione, dichiarandosi quindi a favore della privatizzazione dell'acqua. Votando 'Si', si vota a favore dell'abrogazione, dichiarandosi contrari alla privatizzazione dell'acqua e della sua gestione.

Il secondo quesito è quello rappresentato dalla scheda gialla: con il referendum n. 2 si intende abrogare il  comma 1 dell'articolo 154 del DL 152 che sancisce la possibilità, per un’azienda privata, di stabilire la tariffa del servizio idrico in base al principio di adeguata remunerazione del capitale investito. In parole povere, la sopracitata norma fa in modo che i servizi idrici privati possano determinare il prezzo delle tariffe dell’acqua  in base al capitale iniziale investito nel servizio: le tariffe, quindi, possono essere alzate od abbassate per un massimo del 7%, senza però nessun obbligo di reinvestimento per il miglioramento del servizio

Essendo il referendum n. 2 anch'esso abrogativo, votando 'No' ci si schiera contro l'abrogazione, e quindi a favore della possibilità che le aziende private possano decidere il prezzo dell'acqua in modo da ottenerne profitti garantiti. Votando 'Si', ci si schiera a favore dell'abrogazione: in questo modo, le aziende private che gestiscono l'acqua pubblica non potranno chiedere ulteriori rincari per la gestione dell'acqua, se non per le spese di manutenzione degli impianti.

Dovere civico ed espressione delle democrazie più mature, il voto al referendum è sia diritto inalienabile che dovere civico del cittadino. Chiamati a esprimere le proprie preferenze direttamente, e non attraverso i rappresentati eletti alle camere, i cittadini esercitano la cosiddetta sovranità popolare su argomenti di interesse centrale, quanto può essere, per l’appunto, quello della privatizzazione dell'acqua.