La storia d'Italia in 9 referendum

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Dal referendum istituzionale del 2 giugno del '46 a quello fallimentare sulla giustizia del 2022: 9 consultazioni che hanno scandito la Storia d'Italia.

Cos'è il referendum

Il referendum è il principale strumento di democrazia diretta, attraverso il quale si chiede all'elettorato di esprimersi con un voto (sì/no) su particolari proposte. Esistono diverse tipologie di referendum: istituzionale, costituzionale, abrogativo, consultivo.

La differenza tra referendum costituzionale e abrogativo

Con il referendum abrogativo i cittadini sono chiamati a decidere se abrogare o meno una legge. Prevede il raggiungimento del quorum elettorale, pari 50%+1 degli aventi diritto al voto. Con il referendum costituzionale il popolo decide invece se confermare o meno una legge di revisione costituzionale già approvata dal Parlamento, ma senza la maggioranza qualificata dei due terzi. Per questo tipo di referendum, detto anche confermativo, non è previsto il quorum: indipendentemente dal numero di partecipanti, vince l’opzione che ha ricevuto il maggior numero di voti. C’è poi il referendum consultivo, utilizzato per conoscere il parere popolare in merito a una particolare questione politica, ma senza alcun vincolo per i governanti.

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I referendum più importanti della storia italiana

Referendum istituzionale, 2-3 giugno 1946

La Repubblica nasce grazie a questo referendum, indetto per determinare la forma di stato dell’Italia dopo la Seconda Guerra Mondiale. Per la prima volta, in una consultazione politica nazionale, votano anche le donne (lo faranno più degli uomini): alla fine sono 12.717.923 i cittadini favorevoli alla repubblica, a fronte di 10.719.824 monarchici.

Referendum sul divorzio, 12-13 maggio 1974

Con questa consultazione referendaria, promossa da forze politiche cattoliche e conservatrici, gli italiani sono chiamati a decidere sull’abrogazione della legge Fortuna-Baslini, che quattro anni prima ha introdotto l’istituto del divorzio. Vince il ‘no’, con 19 milioni di voti contro i 13 del ‘sì’: gli italiani possono ancora divorziare.

Referendum sull’aborto, 17-18 maggio 1981

Il popolo italiano è chiamato a pronunciarsi sulla richiesta di abrogazione della legge 194, approvata tre anni prima. I quesiti sono in realtà due: uno (“massimale”) prevede il divieto di aborto in ogni caso, l’altro (“minimale”) si limita alla riduzione del diritto all’interruzione di gravidanza. Vince ampiamente il “no”, rispettivamente con l’88,5% e con il 67,9%.

Referendum sul nucleare, 8-9 novembre 1987

Dopo l’incidente di Chernobyl, la sicurezza delle centrali preoccupa gli italiani, che a fine 1987 in tre distinti referendum dicono nettamente “no” all’energia nucleare. Anche se in realtà nessuno dei tre quesiti chiede l’abolizione o la chiusura degli impianti, è questo l’effetto, come dimostra l’immediata interruzione del cantiere della centrale elettronucleare Montalto di Castro.

Referendum sulle preferenze per la Camera dei Deputati, 9-10 giugno 1991

Promosso da Mario Segni e dal Manifesto dei 31, questa consultazione referendaria chiama i cittadini a decidere sulla riduzione delle preferenze da tre a una, nel voto della Camera dei Deputati. Definendolo «il più inutile fra i referendum», Bettino Craxi invita gli italiani ad «andare al mare» anziché alle urne. Ma il primo tentativo di cambiare il sistema elettorale via referendum va a segno: vota il 62,5% degli aventi diritto, con i “sì” a rappresentare il 95,6% dei totale. Secondo molti, questa votazione segna l’inizio della fine della Prima Repubblica.

Referendum sull’abrogazione delle pene per la detenzione ad uso personale di droghe, 18-19 aprile 1993

Guidato da Marco Pannella, nel 1993 il Partito Radicale porta gli italiani a votare sull’abrogazione o meno delle pene per la detenzione ad uso personale di droghe leggere. Alle urne (in tutto ci sono 8 quesiti referendari) si presenta il 77% degli aventi diritto. Vince il fronte del “sì”, con il 55,4%: gli italiani scelgono la non punibilità dell’uso personale.

Referendum sulla Riforma Renzi-Boschi, 4 dicembre 2016

La consultazione referendaria ha come oggetto la riforma costituzionale Renzi-Boschi, che prevede una consistente revisione dell’assetto parlamentare e amministrativo, del processo legislativo e del rapporto tra lo Stato centrale e le Regioni. A fine 2015, Mattero Renzi annuncia che, in caso di vittoria del “no”, si dimetterà da premier concludendo la sua carriera politica. Le operazioni di voto si chiudono alle 23. Nelle prime ore della notte, per Renzi la sconfitta è già una certezza: «Come era scontato, l'esperienza del mio governo finisce qui: domani pomeriggio riunirò il Consiglio dei Ministri, poi andrò al Quirinale a rassegnare le dimissioni».

Referendum sul taglio dei parlamentari - 2020

Originariamente previsto per il 29 marzo 2020 e poi rimandato al 20 e 21 settembre a causa della pandemia di Covid-19, viene indetto per approvare o respingere la legge di revisione costituzionale dal titolo "Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari". Ha vinto il Sì, con il 69,96% dei consensi, rispetto al no fermo al 30,04%.

Referendum sulla giustizia - giugno 2022

Promosso da nove consigli regionali con maggioranza di centrodestra, sostenuti da Lega e Radicali, i referendum sulla giustizia arrivano alla prova del voto il 12 giugno 2022. I quesiti sono abrogativi e riguardano: l’abolizione della legge Severino (incandidabilità in caso di condanna); limitazione della custodia cautelare; la separazione delle carriere di giudice e pubblico ministero; valutazione dei magistrati; modalità di elezione del Consiglio superiore della magistratura.
L’affluenza sì ferma al 20,9% (il dato più basso di sempre, nonostante la concomitanza con le elezioni amministrative in diversi Comuni del Paese a fare da traino.