"Indovina il film", in libreria il gioco delle immagini in movimento di Roberto Burchielli

Un libro che diventa gioco, un gioco per mettere alla prova la propria conoscenza sul cinema. Roberto Burchielli, sceneggiatore, registra e autore televisivo, esce in libreria con "Indovina il film - Una scena, un'immagine appena...", un volume nel quale riversa un inesauribile amore per il mondo del cinema: il lavoro sul set e la passione innata diventano un'esperienza ludica adatta sia a cinefili che a spettatori distratti.

Com'è nata l'idea della rubrica "Una scena, un'immagine appena" che tieni per il settimanale Sette del Corriere della Sera, da cui poi è nato il libro Indovina il film edito da Book Time?
In qualità di regista penso sempre a una scena di un mio film che racconti e sintetizzi il valore dell'opera. E allora mi sono chiesto perché non trasformare questo procedimento in una sorta di indovinello, come poi si è concretizzato parlando con il direttore di Sette. La rubrica tratta di film strettamente attuali, ovvero quelli che ho visto durante la settimana, e quindi nel libro ho voluto ampliare il discorso includendo anche i capolavori del passato, i miei preferiti o quelli più odiati. In fondo è stata una mediazione tra la cinefilia più spinta e le conoscenze di coloro che al cinema magari ci vanno una volta al mese o all'anno.

Esistono secondo te scene che, da sole, racchiudono in sé l'intero significato di un film?
No, non credo, però per come guardo io i film – ovvero in modo molto fisico, magari per deformazione professionale – cerco delle scene che regalino emozioni e sensazioni forti, che riescano a rimanere impresse nella mia memoria. A volte ci sono film di cui salveresti una sola inquadratura, eppure si tratta di un attimo così intenso che giustifica il costo del biglietto. In realtà quello di scegliere alcune scene rispetto che altre – magari le scene madri rispetto alle minori – è proprio un gioco intrinsecamente cinematografico. Credo che nel momento in cui un regista 'battezza' una scena e poi lo spettatore attribuisce lo stesso nome a quella scena vuol dire che l'autore è riuscito in pieno a esprimere quello che voleva dire.

Sei regista, sceneggiatore e autore televisivo, per cui ovviamente possiedi una grande padronanza del mezzo. Tuttavia è stato difficile trascrivere in un linguaggio verbale quello che è un linguaggio eminentemente audiovisivo?
In fin dei conti no, e come puoi notare ogni tanto ho utilizzato anche un linguaggio più tecnico, per dare l'idea di qualcosa che si avvicina molto più alla sceneggiatura che al romanzo. I miei riferimenti sono state soprattutto le emozioni che ho provato la prima volta che ho visto quella particolare scena o immagine. In mezzo c'è anche un gioco personale, che si è concretizzato nella revisione di determinati film per scoprire se avrei provato la stessa sensazione.

Come sono state scelte le scene dei film di ogni sezione?
Principalmente per il loro valore e impatto visivo, secondo me il fattore più importante al cinema. Ma anche le consonanza delle immagini alla parte sonora. È stata per modo dire una scelta tecnica, nel senso della ricerca di un qualcosa che potesse essere apprezzato anche tecnicamente. Le scene di dialoghi sono state ridotte all'osso per questo motivo, e poi per rendere meno semplice il gioco del riconoscimento del film. Nel libro quando descrivo una sequenza cerco di fare intuire anche il mood del contesto, e secondo me ogni tanto si può scoprire l'identità del regista prima del titolo del film, perché a poco a poco viene fuori anche il suo modo di girare.

Quanti film guarda ogni giorno uno come te che fa questo lavoro?
Più o meno tre al giorno. Possono sembrare tanti, ma ormai è divenuta una questione di abitudine.

Quali sono invece i tuoi film preferiti in assoluto e quelli che più ti hanno colpito durante l'ultimo anno cinematografico?
In assoluto partiamo da C'era una volta in America di Sergio Leone fino a film più piccoli come Fuori orario di Martin Scorsese, passando per i kolossal quali Schindler's List di Steven Spielberg. Sono cose molto diverse, ovviamente, ma ognuna ha il proprio senso.
Riguardo ai film recenti segnalerei una pellicola che è stata poco apprezzata dalla critica, ma che secondo me è molto bella: In Trance di Danny Boyle, girato molto bene, fotografia magnifica, storia intrigante e grandi attori.

Cosa riserva il futuro a Roberto Burchielli, quali sono i tuoi prossimi progetti?
Sto finendo di girare un film che si chiama La scelta di Catia. È tratto da una storia vera e racconta dell'unico capitano donna della Marina italiana. La protagonista è al comando di una nave che si chiama Libra, con la quale pattuglia il canale di Sicilia per salvare gli immigrati che arrivano sui barconi.

 

Di Alessio Cappuccio