Unità d'Italia e Giuseppe Verdi: il patriottismo in musica

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 La musica è da, sempre, espressione del nostro tempo. Melodia e parole che, sapientemente miscelate, hanno la capacità di raccontare il mondo che ci circonda e la società in cui ci troviamo a vivere. Accade oggi, così come accadde allora, nel passato della nostra neonata nazione.

Una neonata nazione in cui nacque e crebbe l'importanza e notorietà del compositore che, sopra ogni altro, seppe interpetare lo spirito storico del tempo, raccontandone gli ideali e mettendone in musica le speranze. Un compositore che trova oggi, nell'ambito delle celebrazioni riguardanti il 150esimo anniversario dell'unità d'Italia, una nuova attualità. attraverso le sette note musicali. Parliamo ovviamente di Giuseppe Verdi, compositore italiano ma anche patriota attento ai cambiamenti politici della penisola italiana.

Nato nell'ottobre del 1812, Giuseppe Verdi in quasi un secolo di vita è stato testimone di grossi mutamenti nell'Italia del tempo: prima gli ideali di libertà, poi i moti rivoluzionari e infine il passaggio dell'Italia dall'essere una penisola in balia del dominio straniero all diventare uno stato indipendente unito sotto un'unica sovranità nazionale.

Mutamenti a cui Giuseppe Verdi si sentì sempre vicino: patriota convinto, non mancò affatto di dialogare artisticamente con la sua attualità storica, creando nelle sue opere un humus di forte attaccamento alla nazione italiana e ai sopracitati ideali di libertà e fratellanza di popolo. Fu proprio grazie a questo che la musica di Verdi, benché artisticamente alta, può anche considerarsi eminentemente popolare: il compositore riusciva infatti a creare melodie immediatamente comprensibili per il suo pubblico.

Non a caso Verdi è considerato il più patriottico dei compositori italiani: un patriottismo che si esprime soprattutto nelle pagine corali delle sue opere, dove viene dato libero sfogo all'amore per la patria e agli idealie di libertà di lotta per un popolo soppresso e soggiogato. 

Un esempio lo si ritrova, per esempio, nel Nabucco, opera che, a ragione, è considerata tra le più risorgimentali del compositore.
E' proprio qui, infatti, che Giuseppe Verdi riesce a colpire il cuore dello spettatori, creando parallelismi tra l'antica vicenda narrata e l'attualità storica italiana.  L'opera debutta il 9 marzo del 1842 al Teatro alla Scala di Milano dove, la vicenda degli ebrei soggiogati al dominio babilonese non potè non far riflettere il popolo italiano riguardo la propria condizione politica. Fu in questa tanto sentita occasione che la famosa aria corale del 'Va Pensiero' divenne un simbolo di spinta all'emancipazione nazionale.

La causa di Giuseppe Verdi all'unità nazionale fu altresì riconosciuta dalle personalità politiche e statali dell'epoca. Una volta fatta l'Italia, infatti, il compositore fu caldamente invitato a prendere parte al primo parlamento dell'Italia unita.

Giuseppe Verdi, in effetti, fu deputato del neonato stato italiano per cinque anni, dal 1861 al 1865, anno in cui decise che l'Italia aveva più bisogno di lui in veste di compositore.

Appare quindi chiaro come la personalità del compositore e le idee sottese al suo fervente patriottismo siano quanto mai attuali oggi, in occasione della ricorrenza dell'unificazione d'Italia. L'opera verdiana è infatti centrale nelle celebrazioni e nelle rievocazioni odierne quando, dopo 150 anni dall'unificazione, risulta essere di fondamentale importanza ritrovare e soprattutto riscoprire i sentimenti di un tempo.

E infatti l'opera che consacrò il compositore al successo, il Nabucco, è stata scelta proprio per il concerto che Riccardo Muti dirigerà proprio il 17 Marzo al Teatro dell'Opera di Roma nel corso delle celebrazioni ufficiali del 150esimo anniversario dell'unità d'Italia.