Evoluzione: quanto c’è di Neandertal nel nostro genoma? Le ultime ipotesi

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Uomo di Neandertal e Homo Sapiens. Un dualismo che fa parte del passato evolutivo più remoto dell’umanità di cui, oggi, ancora non tutto è stato chiarito.

Quando nel 1857 vennero rinvenuti i resti dell'uomo di Neandertal, nella grotta di Feldhofer in Germania, la scoperta suscitò grande trambusto. Nessuno, tra la gente comune né tanto meno tra gli scienziati dell’epoca, voleva rivendicare legami parentali con quella tozza scimmia, filogeneticamente più affine alle antropomorfe che all'uomo.

Fu così che ben presto vennero dichiarate nulle le probabilità che l'uomo moderno e l'uomo di Neander, supposto fosse tale, si fossero interfecondati. Con gli anni questa visione è stata completamente stravolta fino a raggiungere le conoscenze di cui oggi disponiamo.

L'Homo neanderthalensis è vissuto in Europa e in Vicino Oriente 300-25 mila anni fa, il che significa che, per circa 150 mila anni, ha convissuto con il sapiens. Due ritrovamenti, quelli di Skül e di Qafzeh, fanno ritenere che il Vicino Oriente sia il luogo in cui le due specie si siano incontrate e che il confronto sia avvenuto "a fisarmonica".

Questa teoria non è condivisa all'unanimità da tutti gli antropologi, c'è infatti chi sostiene vivacemente che tra i due ci fosse un forte isolamento riproduttivo (Currat, 2011).

Tuttavia, l'ultima parola in merito a questa faccenda sembra sia concessa a Green et al.: secondo questo noto team, 1-4% del genoma della popolazione eurasiatica è di derivazione neandertaliana. Il flusso genico tra sapiens e Neandertal sarebbe avvenuto tra 50 e 80 mila anni fa, ma oggi è impossibile trovarne traccia, poiché i sapiens erano milioni di volte più numerosi dei Neandertal. Sarebbe come se oggi si cercassero i geni degli indiani nativi d’America nel DNA di 4 newyorchesi presi a caso.

L'ibridazione fu limitata a certi momenti e il flusso genico fu presumibilmente modesto. Non è quindi facile dimostrare con precisione quale sia il contributo del DNA neandertaliano nel genoma di Homo sapiens. Ciò che sembra certo è che l’interfecondità ci sia stata e che, ben nascoste tra i nostri geni, ci siano tracce neandertaliane.

 

Claudia Grossi


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