La specificità della filosofia rispetto ad altre forme di sapere

Il termine proviene dal greco e va tradotto alla lettera come "amore della sapienza" (philêin: amare, e sophía: sapienza). Nel Convito, Platone parlando del mito di Eros, dio dell'amore figlio di Penia (povertà) e di Poros (ricchezza), lo definisce "filosofo, amante di sapienza per tutta la vita". Infatti la ricerca della sapienza, come ogni amore, non potrebbe mai nascere né da un'assoluta pienezza, né da un'assoluta mancanza: il sapiente non cerca ciò che già sa e l'ignorante non sa di dover cercare quel che non conosce. Platone riesce, con questa immagine, a mettere ben in evidenza il senso di tensione alla verità e di ricerca, sempre inquieta e inappagata, che caratterizza il discorso filosofico fin dalle sue origini. In senso generale la filosofia può essere intesa come lo studio del tutto, cioè di tutta la realtà e di tutto l'essere, di cui vuole indagare l'essenza, l'origine e il fine, a differenza delle scienze particolari, che studiano settori specifici e circoscritti della realtà con obiettivi pratico-conoscitivi. A livello metodologico la ricerca filosofica si caratterizza per l'uso di procedimenti razionali e rigorosi, fondati su evidenze logico-concettuali, a differenza delle scienze della natura, logico-matematiche e quelle dell'uomo, che utilizzano in modo privilegiato, oltre a questi metodi, anche l'esperimento per verificare o confutare ipotesi. Inoltre il sapere o la verità (dimostrata razionalmente, e non fondata su credenze o tradizioni non vagliate criticamente) a cui tende la filosofia deve avere un senso per l'uomo e per la sua vita. Anche la religione si pone il problema del significato della vita dell'uomo, della sua origine e della sua finalità, ma la risposta viene cercata ed elaborata sulla base di credenze o verità accettate per fede e non raggiunte o dimostrate razionalmente.