Il teatro fra le due guerre

Jean Giraudoux

Jean Giraudoux (1882-1944), funzionario del ministero degli Esteri, esordì con alcuni racconti. Dopo il primo conflitto mondiale, stabilitosi a Parigi scrisse i suoi romanzi migliori: Suzanne et le Pacifique (Suzanne e il Pacifico, 1921); Siegfried et le Limousin (1927); Les aventures de Jérôme Bardini (Le avventure di Jérôme Bardini, 1930). Brillanti, venati di leggera ironia, i romanzi di Giraudoux possiedono un filo narrativo assai esile: la divagazione, teneramente poetica, talvolta capricciosa, prevale nettamente sull'affabulazione. Appaiono i temi fondamentali della sua opera, l'armonia dell'uomo e del cosmo, l'evasione, l'illusione della fuga, dell'essere altrove, il benefico ritorno. La felicità è nel quotidiano, ma per scoprirlo gli eroi di Giraudoux devono sperimentare la tentazione della fuga, dell'isolamento dei propri simili, del soprannaturale. Nel 1928 cominciò a scrivere per il teatro: Siegfried (Sigfrido, 1928); Amphitryon 38 (Anfitrione 38, 1929); La guerre de Troie n'aura pas lieu (La guerra di Troia non si farà, 1935); Electre (Elettra, 1937); La folle de Chaillot (La pazza di Chaillot, 1945 postumo). In uno stile raffinato e prezioso, il teatro di Giraudoux rivisita i miti classici per dimostrare l'artificiosità della tragedia e sottrarre l'uomo all'angoscia del fato, all'ossessione del Destino. Con l'avvicinarsi della guerra, l'umanesimo pacato di Giraudoux si incrinò: nell'ultimo romanzo, Choix des élues (Scelta degli eletti, 1939), dietro la leggerezza dell'ironia si delinea l'inquietudine per il destino dell'uomo.