Sofocle

Le ultime tragedie

Alla dialettica serrata tra disegno divino e operato dell'uomo le tragedie più tarde di Sofocle accostano un approfondimento della dimensione psicologica e umana della vicenda.

Elettra

Nell'Elettra è ripreso il tema del matricidio già affrontato nelle Coefore di Eschilo, ispirate allo stesso mito (la saga degli Atridi): ma il problema etico-religioso (è stato il dio Apollo ad ordinare a Oreste di vendicare il padre Agamennone, ucciso dalla moglie Clitennestra: ma l'esecuzione dell'ordine comporta necessariamente l'abominio del matricidio) rimane sullo sfondo. Protagonista della tragedia è Elettra, sorella di Oreste, la cui ferma determinazione è assai più motivata dall'odio contro la madre che da un ordine divino superiore. Insieme al fratello, organizza l'uccisione della madre Clitennestra e del suo amante, Egisto.

Filottete

Anche nel Filottete l'evento mitico si trasferisce sul piano degli affetti e dei risentimenti umani. C'è sempre una volontà divina alla base della vicenda: sarà necessaria la presenza dell'eroe Filottete o, per lo meno, del suo invincibile arco, perché Troia cada. Ma Filottete, abbandonato dai suoi compagni nell'isola deserta di Lemno per l'intollerabile fetore che emana da una sua ferita, resiste alle perfide astuzie di Odisseo venuto sull'isola per impossessarsi dell'arco. La dinamica dell'azione si sviluppa nello scontro psicologico che oppone l'ambigua doppiezza di Odisseo, la resistenza inflessibile di Filottete, inasprito da tanti anni di solitudine e di dolore, e la generosa giovinezza di Neottolemo, che condivide inizialmente il piano di Odisseo, ma se ne distacca a poco a poco, in nome dell'umana solidarietà e dell'amicizia ormai instaurata con Filottete, eroe sofferente.

Edipo a Colono

Una dimensione intensamente religiosa, quasi da sacra rappresentazione, caratterizza l'ultimo dramma sofocleo, l'Edipo a Colono. Il poeta riprende la figura di Edipo e lo accompagna fino alle soglie di una morte che non è solo cessazione dell'emarginazione e del dolore a lungo patiti, ma segno di riscatto e pegno di salvezza per Atene, che accoglie devotamente le spoglie dell'infelice eroe. La parte più propriamente drammatica è quella centrale in cui Creonte e Polinice (rispettivamente cognato e figlio di Edipo) tentano tardivamente, e per meri interessi di potere, di trarre dalla loro parte Edipo e in lui riaccendono così le violenze del passato. La vecchiaia ormai inerme di Edipo, in cui il ricordo dei delitti commessi resta vivo se pur purificato dal senso lacerante della colpa, è confortata dalla presenza delle figlie Antigone e Ismene e sostenuta dalla luminosa nobiltà dell'eroe attico Teseo, che lo ha accolto nella città e lo accompagna verso una morte misteriosa nel bosco sacro di Colono. Il tessuto drammatico dell'opera è scandito da cori che sono tra i brani lirici più alti espressi dalla poesia greca.