Poeti epici

Stazio

Publio Papinio Stazio (Napoli 40 ca - 96 d.C.) ricevette un'accurata educazione dal padre, maestro di retorica e poeta. Ancor giovanissimo compose versi e vinse un premio ai ludi Augustali della città natale. Stabilitosi a Roma con il padre, che vi aveva trasferito la sua scuola, si dedicò interamente alla poesia e ottenne riconoscimenti e successo, recitando pubblicamente i versi della Tebaide. Le sue modeste condizioni economiche, come riporta Giovenale, lo costrinsero a vendere a un attore una fabula saltica. Entrò nella cerchia di Domiziano, dal quale ottenne favori e benefici. Nel 94 con la moglie Claudia ritornò a Napoli, dove morì.

Scrisse dall'80 al 92 il poema epico Tebaide, in 12 libri; tra l'89 e il 95 le Silvae (il cui titolo significa "miscellanea"); 32 componimenti lirici divisi in 5 libri; il poema epico Achilleide, rimasto incompiuto per la morte dell'autore. Sono andati perduti il De bello germanico, un poema sulle gesta di Domiziano contro i germani, e la pantomima Agave.

Tebaide

Stazio, abbandonando l'argomento storico che aveva ispirato l'epos di Lucano, ritorna con la Tebaide, come Valerio Flacco, al tema mitologico, narrando il conflitto tra Eteocle e Polinice, figli di Edipo, per il trono di Tebe. L'accordo tra i due fratelli, secondo il quale si sarebbero alternati al potere ogni anno, viene rotto da Eteocle, che scatena così la guerra tra gli Argivi, sostenitori di Polinice, e i Tebani. I due fratelli si uccidono in combattimento, gli Argivi vengono sconfitti, la madre Giocasta si suicida, Edipo viene cacciato dalla città. L'influsso di Virgilio è evidente sia nella struttura dell'opera sia nell'adozione di luoghi comuni, quali l'intervento degli dei, i giochi funebri, gli episodi di guerra e d'amore, la discesa agli Inferi, la rassegna dei guerrieri. La materia è arricchita da suggestioni derivate dai tragici greci, sia classici sia alessandrini. Nel poema domina la retorica: il gusto del patetico, dell'enfasi e del virtuosismo tecnico; le continue digressioni, con episodi all'interno di altri episodi, rendono il poema poco unitario e pesante alla lettura.

Silvae

Le Silvae rappresentano l'unico esempio di poesia lirica del primo secolo dell'età imperiale. Sono per lo più componimenti d'occasione per nascite, matrimoni, anniversari, manifestazioni diverse. Sono anche frequenti le descrizioni di ville, giardini, oggetti d'arte, che rendono l'opera preziosa per la conoscenza del gusto e della vita del tempo. I carmi encomiastici, direttamente rivolti a Domiziano, testimoniano lo sviluppo del culto imperiale, le cerimonie e le manifestazioni pubbliche. I metri usati vanno dall'esametro ai versi lirici.

Achilleide

Dell'Achilleide, poema incompiuto, rimangono il primo libro e l'inizio del secondo, per un complesso di poco più di mille versi. Stazio narra la giovinezza di Achille, la sua educazione con il centauro Chirone, il vano tentativo di sottrarsi alla guerra di Troia, il suo matrimonio con Deidamia. Presumibilmente l'opera avrebbe dovuto narrare tutta la vita e le imprese dell'eroe, fino alla sua morte. I versi rimasti mostrano grazia, vivacità e un tono romanzesco più che eroico.

La fortuna

Considerato con Silio Italico e Valerio Massimo uno degli interpreti più significativi della cultura letteraria dell'età flavia, Stazio fu molto apprezzato nel Medioevo, in particolare da Dante, che immaginò una sua conversione al cristianesimo, sia pure tenuta nascosta. Le Silvae, sconosciute in età medioevale, furono ritrovate dall'umanista Poggio Bracciolini nel 1417.