Introduzione

Nell’età che va dall’impero di Adriano (117-138) alla caduta dell’Impero romano  d’Occidente (476), la vita culturale è orientata allo studio dei modelli antichi; la curiosità e l’aneddotica sostituiscono l’originalità e un grigiore uniforme subentra alla varietà. Venute meno le condizioni che avevano dato vita alle grandi opere poetiche, storiche e filosofiche dei secoli precedenti, fioriscono quelle di biografia, di grammatica, di antiquariato, di  scienza e di diritto. Nella vita spirituale tramontano definitivamente i tradizionali valori  religiosi e sorgono nuove forme di curiositas intellettuale e nuove aspirazioni mistiche. Nel II secolo operano lo storico Svetonio, autore di fortunate biografie, il retore ed erudito arcaicizzante Frontone, Apuleio, lo scrittore più significativo, autore del singolare romanzo Metamorfosi, e iniziano la loro attività gli apologisti cristiani difensori appassionati della nuova religione, i cui esponenti più significativi – Minucio Felice, Tertulliano, Cipriano,  Arnobio e Lattanzio – vengono dall’Africa, a dimostrazione della fertilità intellettuale di  quella regione. Nei secoli IV e V, non essendo più necessario difendere il cristianesimo, si afferma l’esigenza di una rinnovata esegesi dei testi sacri e di una sistemazione organica della dottrina. Per dare forma compiuta alla cultura cristiana, i padri della Chiesa attingono alla cultura classica, dopo averne superato l’originaria diffidenza. Ambrogio riprende temi e forme ciceroniane, Girolamo, filologo raffinatissimo, cura la revisione e la traduzione in latino della Bibbia, Agostino pone le basi di una tradizione di pensiero, che si svilupperà nei secoli seguenti fino all’età moderna. Nell’ambito della cultura pagana, ormai soccombente, nel III e IV secolo fioriscono gli ultimi poeti della classicità: Nemesiano, Ausonio, Rutilio Namaziano e Claudiano. Ammiano Marcellino, memore della lezione  tacitiana, è l’ultimo grande storico di Roma. Donato e Servio, commentatori di Virgilio, e Macrobio, con il commentario al Somnium Scipionis di Cicerone, sono i filologi e gli eruditi di maggior spicco, mentre Prisciano (VI secolo) esercita, con la sua Institutio de arte  grammatica, un influsso decisivo sullo studio del latino nel Medioevo.