Letteratura nell'età della Riforma

Lutero

Martin Lutero (Eisleben 1483-1546) ricevette i primi rudimenti alla Scuola del Trivio di Mansfeld e proseguì gli studi a Magdeburgo e a Eisenach. Nel 1501 iniziò a Erfurt gli studi alla Facoltà di arti ottenendovi nel 1505 il titolo di magister. Nello stesso anno si iscrisse alla Facoltà di diritto. Sopraffatto da una crisi a sfondo esistenziale-religioso, troncò gli studi di giurisprudenza ed entrò nel convento degli eremiti agostiniani di Erfurt. Nel 1507 fu ordinato sacerdote e cominciò a frequentare la Facoltà di teologia. Si formò secondo gli indirizzi della tarda scolastica, ma lesse anche Tommaso d'Aquino e G. Duns Scoto, benché la sua vera passione fosse la Sacra Scrittura e Agostino il suo autore preferito. Nel 1508 venne trasferito provvisoriamente al convento e all'università di Wittenberg, dove insegnò filosofia morale e continuò gli studi teologici. Dopo una missione a Roma per incarico dei suoi superiori, venne trasferito definitivamente a Wittenberg: nel 1512 conseguì il grado di dottore in teologia e divenne titolare della cattedra di esegesi biblica. Da quel momento consacrò la vita all'insegnamento della Scrittura e alla predicazione. Nel 1517 pubblicò le 95 tesi contro le indulgenze da cui è solito far partire la Riforma protestante.

Dal 1520 Lutero pubblicò una serie di opere con cui si rivolse all'opinione pubblica soprattutto tedesca: l'appello Alla nobiltà cristiana della nazione tedesca (An den christlichen Adel deutscher Nation) fu seguito dall'opuscolo Della libertà del cristiano (Von der Freiheit eines Christenmenschen, in latino: De libertate christiana), ove sostenne che l'autentica libertà del cristiano consiste nella sua fede. Con lo scritto latino Della cattività babilonese della Chiesa (De captivitate Babylonica ecclesiae) attaccò quindi direttamente la Chiesa di Roma. Per la conoscenza della personalità di Lutero nei suoi tratti umani sono importanti i Discorsi a tavola (Tischreden), raccolti dai suoi segretari e pubblicati per la prima volta nel 1556.

Il teologo

Quando nel 1517 si scagliò contro Alberto, arcivescovo elettore di Magonza (che aveva promosso la vendita delle indulgenze per raccogliere i fondi necessari alla costruzione della basilica di S. Pietro in Roma), Lutero aveva già maturato il suo pensiero teologico critico verso il papato dentro la severa preparazione dei primi corsi accademici: Lezioni sul Salterio (1513-15), sulla Lettera ai Romani (1515-16) e sullaLettera ai Galati (1516-17). Aveva già elaborato una teologia della “pura grazia”, basata sui principi della “sola fede” e della “sola Scrittura”, non contaminata dall'insegnamento degli uomini. A differenza di quanto sostengono i filosofi e i sapienti di questo mondo, la Scrittura insegna che l'uomo versa in uno stato di ingiustizia insuperabile nei confronti di Dio. Il peccato radicale e universale, cioè l'ingiustizia, è la mancanza di fede, vale a dire l'incredulità. Da tale situazione non si esce se non mediante la fede. L'uomo non si libera da sé, nemmeno compiendo le opere buone, le quali non meritano affatto la salvezza, cioè non lo rendono giusto davanti a Dio. Anzi, pretendere di giustificarsi da sé è la quintessenza del peccato. Infatti la Scrittura , che è la stessa parola di Dio rivelata, dichiara che ogni uomo è peccatore, cioè incapace di un rapporto giusto con Dio. Ma chi dà ragione alla parola di Dio, che mediante la legge lo condanna, ha già cominciato a credere in Dio, che proprio per questa fede non lo condanna, ma lo giustifica, cioè lo considera giusto. Il centro di tutta la Scrittura , in rapporto al quale deve essere intesa anche la funzione della legge, è Gesù Cristo, promesso dai profeti e venuto nella pienezza dei tempi. Egli è l'unico giusto che ha adempiuto tutta la legge e ha portato su di sé il peso della condanna che essa infligge ai peccatori, per donare loro gratuitamente la giustificazione e la pace con Dio. Il modo di operare di Dio è paradossale: consegna alla morte il Figlio amato; agisce sotto apparenza contraria: umilia per esaltare, vivifica facendo morire ( theologia crucis). Chi accoglie con fede il Crocifisso come il proprio redentore è considerato giusto da Dio. La fede non è un'ennesima prestazione umana: è puro dono di Dio, che toccando il cuore, concede un ascolto salutare della sua parola.

La traduzione della Bibbia

Lutero fu il teologo predicatore e riformatore per antonomasia, ma fu anche l' eccezionale traduttore e divulgatore della Bibbia. Egli attese per dodici anni all'immane lavoro di traduzione delle Sacre Scritture dopo esser stato scomunicato e bandito dall'impero (1521) e aver ricevuto la protezione del principe elettore di Sassonia, Federico il Saggio, che lo ospitò due anni nella rocca della Wartburg. Qui egli avviò la monumentale traduzione della Bibbia, con la quale pose le basi di una lingua nazionale : nel tradurre, infatti, Lutero si espresse in modo da riuscire comprensibile a tutti i tedeschi (“ut me intelligere possint ex superiori et inferiori Germania”), sviluppando in modo originale la lingua delle cancellerie della Sassonia. La “nuova” lingua comune si impose rapidamente grazie alla straordinaria diffusione della Sacra Scrittura e dei corali religiosi che Lutero compose. Lutero commentò tutti i testi biblici, che tradusse per intero in tedesco, dall'originale ebraico e greco e grazie alla sua conoscenza a memoria della Vulgata. Facendosi aiutare soprattutto da Melantone, si dedicò dapprima al Nuovo Testamento, di cui diede una versione anonima già nel 1522, dopo undici settimane di lavoro; fu poi la volta dell'Antico Testamento, che pubblicò interamente nel 1534. Sino all'anno precedente la sua morte (1546) continuò a curare edizioni integrali o parziali della Bibbia, seguendo in totale ben 344 edizioni.