Lessico

sm. [sec. XIII; latino lignum, forse dal tema di legĕre, raccogliere (legna nel bosco)].

1) La sostanza dura che costituisce il tutto o una parte del tronco, dei rami e delle radici degli alberi, specialmente in quanto usata come materiale da lavoro o da costruzione: legno tenero, legno duro; legno di ciliegio, di radica; intagliatore di legno; un'impalcatura di legno. Fig.: testa di legno, persona ottusa e testarda. Per estensione, ogni pezzo della sostanza: lo picchiava con un legno.

2) Per metonimia: A) carrozza: un legno a nolo; imbarcazione con scafo di legno: un legno da pesca. B) Lett., albero: “un medesimo legno, / secondo specie, meglio e peggio frutta” (Dante). C) Al pl., il settore dell'orchestra comprendente strumenti che – almeno in origine – erano tutti costruiti in legno. In questo senso il gruppo si contrappone a quello degli ottoni. Rientrano nella categoria dei legni l'ottavino, il flauto, l'oboe, il corno inglese, il clarinetto, il fagotto e il controfagotto.

Botanica: generalità

In anatomia vegetale si dà il nome di legno (o adroma, o xilema) a un complesso di tessuti delle piante superiori costituito dal tessuto vascolare propriamente detto (ossia dai vasi legnosi destinati al trasporto della linfa grezza) e da altri elementi che lo possono accompagnare (per esempio parenchimi), con funzione di riserva o di sostegno (fibre); frequenti, ma non essenziali, possono anche essere i tessuti segregatori (canali resiniferi, tubi laticiferi, ecc.). Tutte le piante vascolari, in quanto tali, sono in grado di produrre tessuto legnoso; le specie di tipo erbaceo, tuttavia, e più in generale tutte le piante prive di accrescimento secondario, quali sono le Pteridofite, le Monocotiledoni e le Dicotiledoni erbacee, posseggono unicamente legno primario, che viene prodotto direttamente dai meristemi apicali e costituisce la parte legnosa dei fasci fibrovascolari. Nel fusto e nella radice delle Gimnosperme e delle Dicotiledoni legnose l'attività del cambio cribrolegnoso, in un secondo tempo, aggiunge al legno primario sempre nuovo tessuto legnoso (legno secondario), la cui massa diviene di gran lunga preponderante, man mano che procede l'accrescimento in spessore della pianta. Il legno secondario costituisce dunque la massa principale del legno comunemente inteso in quanto i residui del legno primario e il midollo, che pure ne fanno parte, costituiscono nella pianta adulta una parte piccolissima centrale.

Botanica: composizione istologica

Il legno primario è formato da vasi provvisti di pareti divisorie (tracheidi) e da cellule parenchimatiche, raramente anche da elementi di sostegno (fibre), nel qual caso essi formano una specie di guaina attorno al fascio conduttore disposta parallelamente all'asse longitudinale del fusto. Nel legno secondario, per contro, la presenza nel meristema cambiale di due distinti tipi di cellule iniziali (iniziali fusiformi, iniziali dei raggi) dà luogo alla formazione di due distinti sistemi di tessuti, che si congiungono fra loro in modo da integrarsi reciprocamente: il sistema assiale, con cellule orientate in senso longitudinale all'asse, destinato a svolgere funzioni di conduzione, di sostegno e di riserva, e il sistema radiale, costituito dai cosiddetti raggi midollari, con cellule disposte trasversalmente all'asse del fusto, cui spettano solo compiti di collegamento e di riserva. La composizione istologica e la distribuzione dei diversi elementi costitutivi sono quanto mai variabili nel legno delle diverse piante, sia per quanto riguarda il sistema assiale sia quello radiale. Una fondamentale differenza si riscontra fra il legno delle Gimnosperme e quello delle Dicotiledoni: nelle Gimnosperme il sistema assiale è costituito in gran parte o esclusivamente da fibrotracheidi, ossia da elementi vasali con membrane ispessite, con compiti allo stesso tempo di conduzione e di sostegno; rari o assenti i parenchimi di riserva. A tale semplicità distruttura si devono le caratteristiche di omogeneità e regolarità del legno di queste piante, detto perciò legno omoxilo. Nel legno delle Dicotiledoni, per contro, ogni funzione è disimpegnata da elementi istologici specializzati, per cui si hanno elementi di conduzione (trachee, tracheidi), elementi meccanici (fibre) ed elementi di riserva (parenchimi). Questo comporta una composizione più complessa ed eterogenea del legno, che viene distinto dal precedente con il nome di legno eteroxilo. Nei fusti di alcune Monocotiledoni, quali bambù e palme che, per essere prive di cambio, non producono legno secondario, tali tessuti sono costituiti da cellule parenchimatiche con membrane ispessite, da vasi legnosi e da fibre.

Botanica: gli strati

Nei Paesi a clima temperato l'attività del cambio non procede uniformemente e ininterrottamente per tutta la vita della pianta, ma rispecchia l'andamento delle stagioni e si arresta durante l'inverno, dando luogo ogni anno alla formazione di successivi strati di legno differenziato, più tenero e chiaro all'inizio di ciascuna stagione vegetativa (legno primaverile o primaticcio), poi via via più duro e compatto (legno estivo o tardivo). Sono appunto tali strati che, nella sezione trasversale della maggior parte dei fusti pluriannuali, appaiono come altrettanti anelli concentrici (cerchi annuali di accrescimento). Lo studio di questi anelli (dendrocronologia) consente di conoscere le variazioni climatiche che si sono verificate in passato, per alcuni millenni. Con il passar del tempo, poi, i tessuti che formano la parte più vecchia del fusto perdono la loro funzionalità e muoiono, mentre le relative cavità cellulari si riempiono di gomme, resine e altre sostanze, e le loro pareti si impregnano di tannini e sostanze coloranti; questo porta sovente alla differenziazione tra la parte più centrale del fusto (cuore, durame), e la parte esterna (alburno), la sola che, oltre a servire di sostegno e di riserva, continua sempre a funzionare come elemento di conduzione. Sovente il pregio commerciale del legno è dovuto in buona parte proprio alle caratteristiche particolari del durame, come è il caso dell'ebano, del palissandro e di molti altri legni esotici. § Per: legno sappan, legno di S. Maria, vedi cesalpinia; legno d'aloe, vedi Aquilaria; legno santo, vedi guaiaco; legno zebra, vedi Centrolobium; legno rosa, legno violetto, vedi Dalbergia.

Tecnica: generalità

Il legno per gli usi pratici si ottiene con l'abbattimento degli alberi che deve essere eseguito, per non depauperare il patrimonio forestale, secondo precisi criteri (taglio di piante con un diametro prefisso, rotazione delle zone di bosco nelle quali eseguire l'abbattimento, scelta dei boschi in rapporto alla topografia e alla salvaguardia del paesaggio, ecc.). Il taglio viene effettuato alla base del fusto, generalmente a mano con la motosega o servendosi di apposite macchine forestali (talune polifunzionali) se le condizioni del bosco lo permettono (ridotta acclività e rete viaria ottimale); l'albero abbattuto viene privato sul posto dei rami e, in diversi casi, anche della corteccia, quindi viene ridotto a lunghezze standard che ne facilitano il trasporto oppure viene trasportato in tronchi direttamente ai magazzini di lavorazione. Questo avviene con mezzi meccanici (gru a cavo o trattori muniti di catene), attraverso condotte appositamente montate in bosco (risine) o entro condotte aperte nelle quali circola acqua, fino ai luoghi di raccolta: da questi viene caricato su mezzi vari di trasporto, oppure, nei Paesi grandi produttori (Russia, Canada, USA, ecc.), convogliato lungo i fiumi (fluitazione) che portano i tronchi fino alle segherie dove sono eseguite tutte le lavorazioni preliminari.

Tecnica: caratteristiche

Oltre all'eccezionale resistenza in rapporto alla massa e alla facilità di lavorazione, caratteristiche importanti del legno, che si stabiliscono con prove specifiche su campioni, sono la resistenza a compressione (sia nel senso delle fibre sia normalmente a esse), la flessibilità, la massa specifica, l'assorbimento di acqua o di altre sostanze, la resistenza al taglio, allo spacco e all'abrasione, l'incollabilità, la fendibilità, l'infiammabilità e la putrescibilità. Le caratteristiche tecnologiche, come quelle estetiche, variano secondo l'essenza: esaminando una sezione levigata si notano, per ciascun tessuto legnoso, la maggiore o minore grandezza delle cellule (tessitura), l'orientamento di queste rispetto all'asse del fusto (fibratura); l'alternanza delle zone primaverili e tardive degli anelli più o meno marcata (venatura). L'insieme di questi elementi (figura o disegno del legno) determina l'aspetto estetico del legno mentre ciascuno di essi, e la loro diversa combinazione, influenza le caratteristiche tecnologiche (per esempio l'andamento irregolare della fibratura rende difficile la lavorazione a macchina); inoltre, il tessuto legnoso può presentare difetti conseguenti le modalità di sviluppo della pianta (nodi, eccentricità del cuore, torsione del fusto), traumi di varia natura (tasche di resina o gomma, fratture ricoperte) o l'azione di agenti atmosferici e patogeni (cipollatura, lunatura, crettatura, marciume, tarlatura, ecc.). Tutto ciò porta a un impiego differenziato dei singoli legni soprattutto per quanto concerne usi specifici (per esempio fabbricazione di strumenti musicali, di mobili pregiati, di particolari elementi strutturali, di compensati marini, ecc.).

Tecnica: classificazione

Da un punto di vista classificatorio il legno può essere suddiviso in legni industriali, cioè quelli dai quali si ricava la pasta meccanica per la fabbricazione della carta oppure vengono estratte sostanze odorose, tintorie, concianti, medicinali, legni da lavoro, cioè quelli utilizzabili per costruzioni, falegnameria, ebanisteria, ecc. Si distinguono inoltre: secondo la provenienza, legni o (con termine improprio ma molto usato) essenze indigene ed esotiche; in base alla durezza, legni duri o forti, teneri o dolci; in base alla forma e dimensione in legname da lavoro e in legno da ardere (ceppi, fusti spaccati, tondelli, fascine, residui) rappresentato da radici, ramaglie e parti non lavorabili ma utilizzabili sia quale combustibile sia per ottenere, mediante carbonizzazione in storte chiuse, carbone di legna e vari altri prodotti (alcol, acido acetico, acetone, catrame, ecc.). Il legname da lavoro, a sua volta, è classificato in legname da costruzione, da opera, da ebanisteria, ecc. secondo le proprietà meccaniche ed estetiche e viene posto in commercio in semilavorati di dimensioni variabili: pezzi interi (tronchi, pali, paletti, traversine, stanghe), pezzi segati (travi, travetti, palicelli, passoni, murali, correnti, tavole, assicelle, correntini, listelli, piallacci), pezzi spaccati (doghe, cerchi, mozzi, raggi, scandole, tavolette, stecchini, ecc.); i semilavorati ottenuti per segatura e piallatura hanno dimensioni definite in base alle norme UNI Inoltre, si sono affermati, per la costruzione di mobili i pannelli MDF (Medium Density Fibreboard) e per la costruzione di strutture portanti le travi lamellari. Il pannello MDF è ottenuto dall'impasto di trucioli di legni (ottenuti da legname non utilizzabile per altri scopi) con urea formaldeide, stampato a caldo; lo spessore va da 2 mm a 5 cm. Le sue caratteristiche meccaniche sono superiori a quelle del truciolare, e il costo è inferiore del 15%. Le strutture lamellari (travi diritte e curvilinee) sono ottenute da assi di sezione ridotta, stratificate e incollate a pressione con adesivi a base fenolica, melamminica o resocrinolica: si ottengono così travi aventi sezione e lunghezza che non si possono realizzare altrimenti, e che consentono di creare soluzioni architettoniche particolarmente interessanti. Tra i pannelli truciolari (più propriamente definiti a particelle) si citano gli OSB (Oriented Structural Boards), a uno o tre strati sovrapposti e coperti da materiale a elevata resistenza alla trazione.

Tecnica: lavorazione

Al fine di poter essere utilizzato, il legno viene segato e fatto asciugare fino a che il tasso d'umidità non scenda al di sotto del 15%: l'essiccazione viene effettuata all'aria (stagionatura naturale) o, più di frequente, facendo passare i semilavorati entro gallerie ad aria calda e umidità controllata oppure disponendoli in cataste entro celle ad atmosfera controllata. Nelle segherie il legname subisce anche trattamenti che servono a proteggerlo dagli agenti patogeni, a renderlo impermeabile e ignifugo, a stabilizzarlo. Il trattamento antiparassitario viene effettuato a caldo, entro celle nelle quali, per effetto alternato di pressione e depressione, si fanno penetrare nel tessuto legnoso sostanze chimiche idonee (derivati del catrame, del fluoro, dell'arsenico, del rame). Se il legname è già in opera i prodotti vengono irrorati (sulle superfici esposte) a spruzzo; mobili e altri manufatti si possono disporre entro apposite celle nelle quali circolano gas tossici sotto pressione. L'impermeabilizzazione del legno si realizza per le strutture già in opera per mobili e prodotti di ebanisteria mediante verniciatura con resine sintetiche ricche di pigmenti attivi (in particolare polveri di alluminio); elementi semilavorati vengono resi impermeabili per impregnazione del tessuto con prodotti idrorepellenti. In modo analogo si procede per rendere il legno resistente all'azione del fuoco (ignifugazione). La stabilizzazione del legno si realizza allo scopo di migliorarne le proprietà meccaniche e renderlo meno sensibile alle variazioni dimensionali dovute prevalentemente al clima: si realizza mediante trattamenti chimici (impregnazione con resine sintetiche, soluzioni minerali, sali minerali e successivo riscaldamento entro apposite celle) o meccanici di compressione a temperature di 150-170 ºC. Nelle segherie, infine, possono esistere reparti nei quali si producono semilavorati di legno di largo impiego (pannelli, pallets, compensati, paniforti, truciolati). I semilavorati, grezzi o trattati, vengono poi distribuiti alle varie industrie (di mobili, imballaggi, serramenti, ecc.), ai cantieri di costruzione e agli artigiani dove il legname viene lavorato a mano, e sempre più a macchina, per ottenere il prodotto commerciale finito o per la sua messa in opera.

Economia: produzione

Nel corso dei secoli, il legno ha svolto una funzione essenziale nello sviluppo delle civiltà, come combustibile, materiale per l'edilizia, materia prima per una vasta gamma di attività artigianali e industriali. All'epoca della deforestazione, spesso caratterizzata da abbattimenti indiscriminati, dovuta ad attività speculative ma anche alla necessità di guadagnare nuovi spazi all'agricoltura, si è sostituita, ormai da alcuni decenni, ma non ovunque, quella della silvicoltura basata su un razionale sfruttamento delle risorse forestali disponibili. Nell'economia di molti Paesi l'utilizzazione delle foreste riveste una considerevole importanza e la superficie boscata è oggetto di un'accurata tutela. Vivai forestali, rimboschimenti, selezione delle specie, abbattimenti programmati, servizi antincendi e antiparassitari sono diffusi nei Paesi forestali a economia evoluta. Tali moderni strumenti interessano in massima parte le foreste boreali di conifere e di latifoglie. Nella regione intertropicale, dove spesso alla ricchezza di specie vegetali non corrisponde un adeguato valore economico del legname, le moderne tecniche silvicolturali sono ancora scarsamente applicate, mentre sono abbastanza progrediti i mezzi per l'abbattimento e il trasporto. La produzione di legname è quantitativamente più importante nell'emisfero boreale dove esistono anche i principali mercati di consumo. I legnami pregiati provengono invece dalle aree tropicali ed equatoriali dove le foreste, composte da numerose essenze e scarsamente servite da vie di comunicazione, sono però meno redditizie. I principali settori di utilizzazione della produzione mondiale di legno sono quello dell'industria cartaria, dell'industria edilizia e del mobile. In accentuato declino quasi ovunque l'uso del legno per riscaldamento, ma con andamento diverso secondo le disponibilità locali di altre fonti di energia. Nel settore edilizio e in quello del mobile il legno deve far fronte alla concorrenza di altri materiali più facilmente disponibili e spesso anche di minor costo. La produzione di legno, infatti, è scarsamente elastica rispetto alla domanda, mentre il prezzo risente della serie d'interventi necessari per rendere disponibile il prodotto sul mercato. I costi relativi al taglio e al trasporto dei tronchi, alla stagionatura e alla lavorazione nelle segherie per trasformare il tondame nelle forme e nelle dimensioni adatte alle varie utilizzazioni, sono quelli più appariscenti. A essi si devono aggiungere quelli relativi alla manutenzione delle superfici forestali e gli ostacoli derivanti dalla carenza di manodopera forestale, dai tempi limitati nei quali si possono effettuare i tagli dei tronchi, dall'azione dei fattori meteorologici che spesso rallentano o impediscono il raggiungimento dei livelli di produzione previsti. Ma se, in generale, l'impiego del legno va diminuendo percentualmente in alcuni settori tradizionali, nell'insieme i consumi mondiali di legno aumentano continuamente per la crescente domanda di questo materiale che solo in parte può essere coperta da altri prodotti. Inoltre nel settore del legno, come in quello di altre materie prime di base, si sono fatti sentire gli effetti delle vicende monetarie internazionali e i fenomeni di aumento considerevole dei prezzi sul mercato mondiale che hanno fatto diventare il legno quasi un genere di lusso. Si è manifestata una certa inadeguatezza dell'offerta, a livello mondiale, dovuta a varie cause; non tutte le superfici forestali possono essere convenientemente sfruttate per difficoltà che sono di volta in volta climatiche, ecologiche, tecniche, politico-economiche. I consumi sono aumentati anche nei Paesi produttori dove peraltro le aree forestali devono rispondere anche alla domanda di aree verdi per uso ricreativo e svolgere la funzione di conservazione del suolo. Nel settore delle latifoglie, in particolare, si sono assottigliate le riserve europee e ciò ha causato uno spostamento verso il legno tropicale, che in varie regioni asiatiche e africane ha visto il massiccio incremento della produzione. Ma i tagli, spesso indiscriminati, lungo le coste, i fiumi o le strade di penetrazione hanno causato un rapido depauperamento e un aumento dei costi di ricerca, abbattimento, trasporto. I Paesi produttori afro-asiatici hanno manifestato la tendenza a lavorare i tronchi per conto proprio per vendere poi il semilavorato o il prodotto finito capaci di procurare un reddito più elevato. Si è quindi intensificata la ricerca di nuove fonti di materia prima con lo sfruttamento di essenze finora poco impiegate. Le grandi industrie cartarie, in particolare, svolgono ormai una politica attiva nel settore, intraprendendo opere di rimboschimento e creando centri sperimentali. Le riserve di legname appaiono comunque rilevanti: per quanto riguarda le conifere, le più cospicue si trovano nell'ex Unione Sovietica e in Canada, mentre al confronto, quelle scandinave – che pur possono contare su foreste artificiali razionalmente sfruttate – sono più ridotte e devono prevedere i costi per il taglio e il successivo rimboschimento. Nel settore delle latifoglie, in Africa, Asia, America Meridionale, le riserve di legname sono considerevoli anche se la semplice esistenza di aree forestali non è di per sé sinonimo di fonte di reddito quando manchino le vie di comunicazione e le essenze siano molto eterogenee. La produzione mondiale di legno è in costante benché leggerissimo calo: infatti risulta passata da 3500 milioni di m³ nel 1990 a 3200 milioni nel 1999, con una riduzione appena sensibile ma resa significativa dalla continuità nel tempo. Nella graduatoria mondiale dei principali Paesi produttori di legno al primo posto compare la Cina, seguita da Stati Uniti, India, Brasile, Indonesia, Canada e Russia. In Italia, a fronte di un'estensione boschiva di 6.779.213 ha (22,5% della superficie territoriale), la produzione di legno risulta piuttosto modesta (11 milioni di m³), rilevante risulta quindi la quantità di legno importata, spesso proveniente da aree tropicali.

Economia: commercio

Il commercio dei prodotti forestali è in continuo aumento; una forte corrente di scambi di legname in tronchi è rappresentata dalle esportazioni dei Paesi del Sud-Est asiatico verso il Giappone, grande importatore. Un'altra corrente considerevole va dall'Africa occidentale (soprattutto Costa d'Avorio, Ghana, Gabon, Nigeria) verso l'Europa occidentale. Nel commercio dei segati di conifere il 60% del movimento mondiale spetta alle correnti che collegano i Paesi esportatori del Nord europeo (Svezia e Finlandia) con quelli dell'Europa centrale e occidentale e il Canada con gli Stati Uniti. Un altro 15% spetta agli scambi fra ex Unione Sovietica e Paesi dell'Europa occidentale, un 5% agli scambi fra America Settentrionale ed Europa e un 4%, infine, a quelli fra America Settentrionale e Giappone; il rimanente a varie correnti minori. Per i segati di latifoglie, il 27% del commercio avviene tra Canada, Paesi dell'ex Unione Sovietica e Svezia da un lato e Stati Uniti ed Europa occidentale dall'altro. Un altro 20% riguarda gli scambi fra gli esportatori asiatici e africani e i Paesi importatori dell'Europa.

Economia: il patrimonio forestale in Italia

In Italia i boschi si estendono su oltre un quinto della superficie territoriale; nel 2004 la produzione è stata di 2.942.173 m3 di legno da lavoro e 6.043.4448 m3 di legno da ardere e fasciame. Lo stato di degradazione dei boschi, la notevole incidenza dei cedui e la scarsità di resinose sono le principali cause di una produzione di legname che in Italia è insufficiente ai bisogni. Ciò rende necessari programmi urgenti di rimboschimento e di riassetto forestale, non solo al fine di fornire la materia prima alle industrie del settore ma anche per realizzare un più equilibrato assetto territoriale che dia maggiore importanza alle aree verdi e, in particolare, a quelle forestali.

Arte

L'uso del legno come materiale da costruzione è remotissimo, come è dimostrato dalle capanne su palafitte di epoca neolitica; presso le antiche civiltà (Egitto, Grecia, Etruria, Roma) era diffuso in forme già tecnologicamente avanzate. Esso fu sempre condizionato dalla maggiore o minore reperibilità del materiale ligneo e dalla sua rispondenza alle diverse esigenze climatiche e ambientali, per cui i maggiori sviluppi dell'architettura lignea si sono avuti nei Paesi nordici, in Russia, in Oriente (Giappone) e nelle aree montane dei Paesi mediterranei. Le applicazioni del legno all'architettura sono complesse e variate, estendendosi dal semplice uso sussidiario per costruzioni in altri materiali (ponteggi, armature, coperture, decorazioni di interni), alla realizzazione di strutture interamente lignee o “miste”, in cui l'intelaiatura in legno ha funzione portante. L'aspetto più notevole delle strutture interamente lignee (senza dimenticare l'abilità dei carpentieri di epoca gotica, il cui lavoro ebbe notevole importanza per l'ideazione strutturale delle cattedrali inglesi e francesi) è costituito dai diversi tipi di copertura: dal semplice solaio (Egitto, Paesi a clima caldo) alla capriata nella sua forma elementare (dall'epoca paleocristiana a quella romanica) o in quella più complessa a carena di nave (architettura islamica e romanica), aigrandi soffitti piani riccamente decorati (dal Rinascimento al barocco, soprattutto in Francia e Inghilterra). Naturalmente gli aspetti più originali e complessi dell'uso del legno si rintracciano nelle costruzioni ideate e interamente costruite in tale materiale, come ponti (per esempio il ponte di Bassano), opere militari e di difesa (fortini, ricoveri), archi di trionfo o altri apparati celebrativi. Gli esempi migliori di costruzioni lignee si trovano nelle aree boschive e montane dell'Europa settentrionale, nelle zone alpine (Tirolo, Valle d'Aosta, Dolomiti), nella Russia europea (forse il caso più straordinario: case, chiese, monasteri interamente lignei e di struttura molto complessa, dal sec. XII al XIX) – sempre caratterizzati da semplicità di strutture, fantasia decorativa, abitabilità e razionalità degli interni – e, su un diverso piano di cultura e di tradizione e con risultati originalissimi, in Giappone. Per quanto riguarda le strutture “miste” (base in muratura, gabbia portante lignea, riempita di pannelli in muratura leggera), esse sono diffuse fin da epoca medievale in Scandinavia, Inghilterra, Paesi Bassi, Francia e soprattutto Germania, come tipologia prevalentemente urbana che ancora oggi impronta di sé interi quartieri di città tedesche. L'uso del legno è antichissimo anche per ciò che riguarda la scultura. Questa, eseguita attraverso la tecnica dell'intaglio, scavando cioè nel materiale per mezzo dello scalpello o del bulino, è infatti presente nella cultura occidentale fin dall'antichità classica. Pur essendo molto pochi gli esempi conservati, data la deperibilità del materiale, si può affermare che Greci e Romani usavano il legno per immagini sacre. Nel periodo tardoantico la lavorazione del legno appare simile a quella dell'avorio ed è soprattutto impiegata nell'arredo sacro (porte, tabernacoli, ecc.). Lo sviluppo massimo della statuaria lignea si ebbe, a partire dal sec. XI, con l'arte romanica e poi con quella gotica, specialmente nelle regioni tedesche. Più della pietra il legno permetteva infatti i giochi sottili di linee e di piani propri di tali culture figurative, mentre l'uso della policromia ne accentuava le possibilità espressive. Mentre in Germania la tradizione della scultura in legno di soggetto sacro continuò a livelli qualitativi molto alti fino a tutto il sec. XVIII, in Italia (e poi in Francia e in Spagna) la cultura umanistica e rinascimentale portò al quasi completo abbandono dell'uso del legno a favore del marmo. Nel Seicento, tuttavia, la statuaria lignea policroma, realizzata con effetti teatralmente scenografici, venne nuovamente impiegata per popolare i sacri monti lombardo-piemontesi, i presepi napoletani, gli altari spagnoli. Nel Settecento, infine, il legno venne usato diffusamente per statue di santi e di angeli, spesso dorate e di piccole dimensioni, e nella decorazione di ville e palazzi in maniera affine allo stucco. Oltre che per l'architettura e la scultura, il legno fu largamente impiegato sin dall'antichità anche per oggetti di arredamento e per suppellettili domestiche. Solo il clima asciutto dell'Egitto ha però permesso il recupero di numerosi oggetti di legno (mobili, sarcofagi, cofanetti, barche, ecc.) nelle tombe di età faraonica. La lavorazione del legno ebbe pure grande fortuna nell'Islam, e quasi tutte le moschee hanno i loro arredi in questo materiale, spesso finemente lavorati con arabeschi, intrecci geometrici, ecc.; diffusa anche la tecnica dell'intarsio di avorio, osso e madreperla, su legni colorati e preziosi, come l'ebano e il teak, anche per piccoli oggetti d'uso privato. Ma è soprattutto nell'arredamento di ogni epoca e luogo che questo materiale, lavorato con straordinaria ricchezza di forme, variamente intagliato, decorato o anche intarsiato con materiali preziosi, ha sempre rivestito un ruolo fondamentale.

Bibliografia

Per l'economia

A. Ortisi, Alberi e legnami indigeni ed esotici, Milano, 1960; J. C. Reggiani, Industries et commerce du bois, Parigi, 1966; M. Beazley, Il libro internazionale del legno, Milano, 1990.

Per la botanica

A. W. Haupt, Plant Morphology, New York, 1953; C. Cappelletti, Trattato di botanica, Torino, 1964; S. Tonzig, A Marrè, Elementi di botanica, Milano, 1968-69; U. Hecker, Piante legnose spontanee dell'Europa continentale, Bologna, 1988.

Per la tecnica

G. Cecchini, L'identificazione dei legnami, Milano, 1951; G. Giordano, Il legno dalla foresta ai vari impieghi, Milano, 1956; M. Stella, Elementi di tecnologia dei legnami, Milano, 1961; G. Giordano, La moderna tecnica delle costruzioni in legno, Milano, 1964; C. Pessey, Lavori in legno, Bologna, 1989.

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