La lirica ionico-attica

Anacreonte

Anacreonte nacque intorno al 570 a.C. nell'isola di Teo. Lasciata la città natale sotto la minaccia dell'invasione persiana, si trasferì con gran parte dei concittadini ad Abdera, in Tracia. Passò poi a Samo alla corte del tiranno Policrate e, dopo la morte violenta di quest'ultimo, ad Atene, dove fu accolto con molti onori da Ipparco, figlio e successore di Pisistrato, protettore delle arti. Quando i tiranni furono cacciati da Atene, si stabilì in Tessaglia come ospite della corte degli Alevadi. Morì in tarda età intorno al 585 a.C., probabilmente dopo aver fatto ritorno alla nativa Teo.

Una poesia conviviale

La sua produzione fu ordinata dagli alessandrini in 5 libri e comprendeva carmi lirici, giambi ed elegie. Sono pervenuti ca 150 frammenti per un totale di ca 300 versi. La sua lingua è il dialetto ionico, con qualche omerismo e qualche elemento eolico. La poesia di Anacreonte si sviluppa nell'ambito del simposio. I temi più frequenti sono erotici e conviviali, espressi in forma flessibile e armoniosa e sorvegliati sempre da un senso della misura che qualifica, prima ancora dello stile, il modo di sentire del poeta: l'eros resta sempre gioco, più che tormentosa passione, e il banchetto è occasione di gioia e di amabili conversazioni, più che di ebbrezze scomposte. Sicuramente spurie sono le 62 liriche dette Anacreontiche, composte in epoca successiva: ellenistica, romana e forse anche bizantina.