La lirica ionico-attica

Archiloco

Rappresenta, nella poesia greca, la prima affermazione di una individualità storicamente e psicologicamente definita, che trasferisce nel verso il proprio mondo personale di idee e di affetti. Già gli antichi riconobbero la grandezza della sua opera, di cui rimangono circa 300 frammenti (il più lungo è l'Epodo detto di Colonia, pubblicato nel 1974).

Molte, ma in parte leggendarie, le notizie sulla sua vita: figlio di un aristocratico e di una schiava, nacque nell'isola di Paro nella prima parte del VII sec. a.C. Fu costretto dalla povertà a fare il soldato mercenario e così dovette trasferirsi dall'isola nativa a Taso e poi a Nasso, dove forse trovò morte in battaglia.

I temi

Tema ricorrente della sua poesia è la guerra, non più vista nella luce eroica di Omero, ma come mestiere duro e sanguinoso: in essa Archiloco dice di aver abbandonato, fuggendo, lo scudo, ma di aver conservato la vita. Altrove il poeta mostra di conoscere, nel ritmo alterno che governa le gioie e i dolori della vita, il conforto del vino e la forza della virile sopportazione. Frequenti anche le liriche erotiche, da quelle delicatissime per Neobule a quelle in cui la delusione per l'amore negato o l'urgenza del desiderio dettano accenti di estrema violenza verbale. I metri usati sono il tetrametro trocaico, il trimetro, l'epodo (tipici della poesia giambica); meno frequente il metro elegiaco. La lingua è il dialetto ionico.