L'età del realismo

Raabe, realismo e individualità

Wilhelm Raabe (Eschershausen 1831 - Braunschweig 1910), figlio di un magistrato, compì studi irregolari e tentò poi invano di conseguire la maturità. Trasferitosi a Berlino (1854) e deciso a fare lo scrittore di professione, ottenne il primo e maggior successo editoriale con La cronaca della Sperlingsgasse (Die Chronik der Sperlingsgasse, 1856), breve romanzo costruito su dialoghi e bozzetti di vita cittadina, percorso da una lieve ironia. Lasciata la capitale prussiana per Wolfenbüttel, scrisse in rapida successione (1857-62) ben 19 volumi, tra cui il romanzo Una primavera (Ein Frühling, 1857). Dopo un periodo trascorso a Stoccarda (1862-70), si trasferì a Braunschweig, dove rimase fino alla morte. Una delle sue opere più apprezzate, Il pastore della fame (Der Hungerpastor, 3 voll., 1864), è incentrata sulla figura del figlio di un ciabattino che, dopo varie peripezie, trova la sua felicità facendo il parroco di un piccolo paese. L'attenzione per le piccole cose, evidente in questa e in altre opere, costituisce il centro della poetica realistica di Raabe e la chiave del suo successo di pubblico. Le opere della maturità, più impegnative ed elaborate, non prive di spunti critici nei confronti del materialismo e dell'egoismo della società del tempo, non ottennero la medesima fortuna. Solo a partire dagli anni Trenta la critica ha rivalutato l'ultimo periodo creativo di Raabe, in particolare i romanzi Il carro degli appestati (Der Schüdderump, 1870) e soprattutto Il mangiapane (Stopfkuchen, 1891), efficace narrazione della vicenda di un uomo fallito che, ritrovando dopo anni un amico d'infanzia giunto al successo, finisce per rivelarsi superiore a lui. Arricchito da spunti di critica sociale e dalla perspicuità della caratterizzazione, il realismo di Raabe si segnala come una delle espressioni più interessanti della letteratura tedesca di fine Ottocento.