Approfondimenti

La "Povera Effi" di Fontane

Tutti i romanzi cui abbiamo accennato sono opere che caratterizzano pienamente la personalità del nostro scrittore, opere degnissime di essere ancora oggi lette e godute; anzi qualche critico ha creduto d'individuare in una di esse, o in parti, il risultato più alto toccato da Fontane. Ma Fontane è e rimane l'autore di Effi Briest. Intere generazioni di lettori, con il loro giudizio immediato, hanno ormai consolidato questa identificazione. E non solo in Germania. A portare il nome dello scrittore fuori del suo paese fu infatti questo leggero e quasi futile diminutivo, il nome della sua “povera Effi”, come egli la chiamava. Entro un decennio dalla pubblicazione (1895), il romanzo era già tradotto in inglese, francese e russo. La ragione di questa riconosciuta classicità di Effi Briest è stata colta da un altro grande scrittore che rispetto a Fontane si è spesso riconosciuto in debito. In un articolo pubblicato sul “Berliner Tageblatt” il giorno di Natale 1919, mentre tutto intorno il paese era scosso dalle convulsioni che stavano cancellando anche l'ultima traccia della Prussia preguglielmina, Thomas Mann rende omaggio al creatore di Effi Briest nel centenario della sua nascita: “Una biblioteca della letteratura romanzesca basata sulla scelta più rigorosa – e dovesse anche restringersi a una dozzina di volumi, a dieci, a sei – non potrebbe essere priva di Effi Briest. [...] Per quanto si possa essere propensi ad esortare gli uomini alla modestia, [...] la cosa perfetta esiste: sognando, l'uomo che è artista ogni tanto la produce. Sono casi, come si è detto, fortunati e rarissimi; perché accada si rende necessaria un'incredibile benevolenza e grazia delle circostanze, fin le più sottili: ma se tutto torna, ecco che la cosa si forma, e il cristallo risulta puro. Fontane ha potuto godere nella sua vecchiaia la felicità e la malinconia di questa combinazione, la quale porta alla luce qualcosa di assoluto e di sommo. Anche la sua malinconia. Poiché egli ben sapeva che ciò non sarebbe accaduto una seconda volta”.

Giuseppe Bevilacqua, “Introduzione” a T. Fontane, Effi Briest, Garzanti, Milano 1978.