Annales

rivista, fondata nel 1929 da M. Bloch e L. Febvre con il titolo di Annales d'histoire économique et sociale, che ha dato vita a una vera e propria corrente di pensiero e di attività storica, basata soprattutto sui contributi dei suoi direttori e collaboratori. Concepita in modo del tutto nuovo rispetto alla storiografia tradizionale, si è proposta di rinnovare i metodi dell'indagine storica attraverso una concezione globale della società, privilegiando il dialogo con le altre scienze sociali come la sociologia, l'economia o l'antropologia. L'idea della sua pubblicazione nasceva dai suoi due direttori, Bloch e Febvre, che sentivano l'esigenza di una nuova storiografia più concreta, priva di condizionamenti schematici, una vera e propria storia critica, in cui la linea tra storia e non storia è tracciata dalla capacità di porre nuove domande alle fonti e di rispondere in modo scientifico. Tra il 1939 e il 1944 la rivista, cedendo alle leggi del governo di Vichy, che esigevano in particolare che il nome di Bloch, in quanto ebreo, sparisse dalla copertina, cambiava il suo nome prima in Annales d'histoire sociale (1939-41) e poi in Mélanges d'histoire sociale (1942-44). Bloch, pur contrario alla pubblicazione della rivista sotto il governo di Vichy, continuò a collaborare fino alla sua morte (1944) con lo pseudonimo di Marc Fougéres. Dopo la morte di Bloch assumeva la carica di condirettore, con Febvre, F. P. Braudel e la rivista prendeva il nome di Annales. Economies-Sociétés-Civilisations (1946), che manteneva fino al 1994, anno in cui è divenuta Annales. Histoire et sciences sociales. Se nei primi numeri il soggetto della storia erano gli uomini, con l'avvento di Braudel le strutture e i condizionamenti sociali iniziavano ad assumere una maggiore rilevanza. Dopo il 1968 al determinismo di Braudel subentrava la storiografia revisionista di F. Furet, con ricerche di storia della mentalità di P. Ariès e A. Dupront, di antropologia storica di J. Le Goff e G. Duby, di microstoria narrativa di E. Le Roy Ladurie, con studi di storia sociale della cultura di M. Chartier e ricerche sulla trasmissione delle immagini collettive del potere e del passato nazionale di M. Agulhon e P. Nora. Tra gli storici italiani che hanno aderito alla corrente di pensiero della rivista si annoverano: R. Romano, C. Vivanti, C. Ginzburg, P. Bevilacqua, A. Tenenti e A. Caracciolo.

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